«Prof, lei mi ha aperto gli occhi, aiutandomi a vedere oltre la realtà in cui viviamo tutti giorni. Non mi ha solo insegnato ad amare Manzoni, Dante, Virgilio, Omero, Leopardi, Ungaretti e molti altri. Lei mi ha insegnato ad amare la cultura e le parole ancora più di quanto facessi prima. A vedere nella letteratura un rifugio, un amico e un compagno. E mi ha aiutato a capire che nella vita c’è molta più bellezza e amore di quanto sembri. Che basta poco per essere felici». Lettera di una ex-alunna al prof. D'Avenia
Riprendiamo sul nostro sito una lettera scritta da una studentessa al prof. D'Avenia e pubbligata su blog Prof2.0 curato da D’Avenia stesso. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (12/6/2015)
Caro Prof,
ho saltato l’ultima lezione con lei e non mi sono mai sentita così in colpa. Forse perché per la prima volta sto realizzando che la scuola sta finendo e che non ci saranno più lezioni insieme. Forse perché solo ora vedo come stia per cominciare qualcosa di nuovo per me e quanto dovrò lasciarmi alle spalle… Dovrò imparare a cavarmela da sola. Ma in questa lettera non voglio parlare di me, questa volta la dedico solo a lei. Come è giusto che sia dopo cinque anni di lettere e lezioni dedicate solo a noi.
Nella nostra classe ci sono sempre state personalità forti, con la voglia di prevalere l’una sull’altra, un po’ spinti da arroganza, ma per lo più dall’insicurezza e dalla paura di sembrare deboli, e questo lei lo sa bene. Purtroppo non è stato un percorso facile, e so che molta della fatica che ha fatto ora le sembrerà che non le sia stata ripagata.
So che ora si starà chiedendo perché aver speso così tanto tempo dietro a ragazzi che si sono rivelati totalmente indifferenti. Siamo stati forse la sfida più grande e difficile da gestire e mi creda nessuno avrebbe saputo fare meglio.
Magari con più fatica o spesso con più scontri, ognuno di noi è cresciuto ed è diventato un pochino più adulto. Purtroppo, siamo ancora troppo presi dalla nostra vita e dalle sue troppe incertezze, per poter realizzare tutto quello che ci ha trasmesso in questi anni.
Ma un giorno, quando saremo più grandi e maturi e ci guarderemo indietro, potremo dire che siamo cresciuti anche grazie a lei. Per quanto difficile e travagliato sia stato il percorso con noi, le sono grata per tutto quello che ha dato, che è – mi creda – molto più di quello che s’immagina.
Non si tratta solo delle ore spese a preparare una lezione, non è solo la spiegazione impeccabile, non è solo la passione e la dedizione al proprio mestiere. E’ anche l’immancabile battuta del giorno, la sua continua giovinezza nei modi di fare e di essere, il suo sorriso smagliante e i suoi tentativi di nascondere la delusione per i nostri brutti voti.
E’ il bene che ci ha voluto in questi anni e che fino a ieri abbiamo dato per scontato. Prof, lei mi ha aperto gli occhi, aiutandomi a vedere oltre la realtà in cui viviamo tutti giorni. Non mi ha solo insegnato ad amare Manzoni, Dante, Virgilio, Omero, Leopardi, Ungaretti e molti altri. Lei mi ha insegnato ad amare la cultura e le parole ancora più di quanto facessi prima. A vedere nella letteratura un rifugio, un amico e un compagno. A credere nell’amore in tutte le sue mille sfumature. A pensare e riflettere. Mi ha insegnato a sognare.
E mi ha aiutato a capire che nella vita c’è molta più bellezza e amore di quanto sembri. Che basta poco per essere felici. Per questo le scrivo, per lasciarle un regalo anche io, per darle qualcosa dopo tutto quello che lei ha dato a me in questi cinque anni.
Vorrei che nel caso si dovesse mai abbattere e dovesse perdere la sua passione e la sua voglia di insegnare, si ricordasse di me e di quello che le ho scritto oggi. Che la fatica e le delusioni non sono mai invano, danno sempre i loro frutti. Che non deve mai smettere di fare quello che le viene meglio, lei che più di tutti ha trovato la sua vocazione.
Che deve continuare ad insegnare e permettere che altri studenti possano essere fortunati come me, come noi. Che, anche se ci sarà chi non si impegnerà e non apprezzerà il suo duro lavoro, non deve mollare mai e non perdere la sua grinta, perché saranno proprio quelli i ragazzi che avranno più bisogno di lei. Si ricordi sempre che da qualche parte nel mondo c’è qualcuno che la porterà sempre nel cuore. E soprattutto non si dimentichi mai che ha fatto uno splendido lavoro.
Sperando che questo non sia un addio, ma solo un arrivederci, buona fortuna per tutto.