1/ Bernard Lichtenberg, beato, sacerdote e martire. Cenni biografici, di Gotthard Klein 2/ La cattedrale cattolica di Sant'Edvige dove riposa il corpo del beato Bernard Lichtenberg (Appunti su Berlino 1, a cura di Andrea Lonardo)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /05 /2015 - 14:36 pm | Permalink | Homepage
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1/ Bernhard Lichtenberg, beato, sacerdote e martire. Cenni biografici, di Gotthard Klein

Riprendiamo dal sito http://www.dioezesanarchiv-berlin.de un articolo di Gotthard Klein. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (10/5/2014)

Nato ad Ohlau, il 3 dicembre 1875
Morto ad Hof, il 5 novembre 1943
Memoria liturgica: 5 novembre

Bernardo Lichtenberg, secondo figlio di cinque bambini del commerciante August Lichtenberg e di sua moglie Emilie, nata Hubrich, crebbe in un ambiente a maggioranza protestante a Ohlau, cittadina nella Slesia centrale, lontano dallo Stato autoritario prussiano durante il periodo del cosiddetto «Kulturkampf[1]». Dopo la maturità ottenuta presso il liceo classico di Ohlau e gli studi in teologia presso le università di Innsbruck e Breslavia fu ordinato sacerdote il 21 giugno 1899 dal vescovo principe cardinale Kopp nel duomo di Breslavia. Ricevette il suo primo impiego come terzo cappellano della parrocchia di S. Giacobbe a Neisse. Dall'agosto del 1900 lavorò instancabilmente e intrepidamente come padre spirituale nella crescente capitale imperiale: all'inizio come coadiutore nelle parrocchie di S. Maurizio a Friedrichsberg-Lichtenberg (1900–1902), del Cuore di Gesù a Charlottenburg (1902–1903) e di S. Michele a Berlino (1903–1905) e infine come curato a Friedrichsfelde-Karlshorst (1905–1910) e a Pankow[2] (1910–1913). Dopo quegli anni di apprendistato pastorale Lichtenberg diventò parroco del Cuore di Gesù a Charlottenburg il 18 marzo 1913. Nonostante le grandi difficoltà finanziarie e di personale, che sembravano insormontabili, Lichtenberg riuscì a separare cinque nuove curazie dalla enorme casa di assistenza spirituale. I soldi che servirono per la costruzione delle chiese-curazie li raccolse durante i numerosi viaggi a scopo di beneficenza, come quello di Chicago nel 1926. Come membro della «Zentrumspartei[3]» nelle assemblee del consiglio comunale Lichtenberg promuoveva la tutela dei diritti a favore della minoranza cattolica come una forma di mondiale responsabilità sacerdotale.

Dopo l'istituzione della diocesi a Berlino, Lichtenberg diventò canonico nel 1931, parroco nel 1932 e infine prevosto della cattedrale di Sant'Edvige nel 1938. Salì nella gerarchia ecclesiastica e diventò una persona importante; fu considerato – se si può dire così – il secondo uomo dopo il vescovoDignitas post Pontificalem major»). Come consigliere dell'ordinariato episcopale di Berlino rientravano nelle sue competenze la visita degli ordini femminili; gli alcolizzati, i convertiti, i coloni e soprattutto i «cattolici non ariani» che furono perseguitati dal regime nazionalsocialista e che ricevettero assistenza in senso caritatevole e pastorale dall'agosto 1938 in poi in un'opera assistenziale ecclesiastica.

Lichtenberg diventò famoso soprattutto per la sua preghiera pubblica che recitò il 9 novembre 1938 nella cattedrale di Sant'Edvige, essendo stato testimone del pogrom contro gli ebrei nella notte dei cristalli: «Che è stato ieri lo sappiamo. Che sarà domani non lo sappiamo. Ma quello che è successo oggi l'abbiamo vissuto. Là fuori il tempio è in fiamme. Anche esso è una casa di Dio» (ricordi di Elisabeth Kleemann; DAB: Proc. doc. varia, W 24). In seguito Lichtenberg pregò in pubblico ogni giorno per gli ebrei e i «cristiani non ariani» come anche per tutti gli altri perseguitati e i bisognosi.

In una valutazione del servizio di sicurezza delle SS del 26 aprile 1940 Lichtenberg fu considerato un « ... combattente fanatico per la causa cattolica e altrettanto un nemico fanatico del Nazionalsocialismo il quale, per lui, è sinonimo di eresia e empietà. Nell'ultimo periodo il suo lavoro principale consisteva nell'organizzazione di un'opera assistenziale per cristiani non ariani, ai quali ha cercato di facilitare l'espatrio dalla Germania rilasciando loro lettere di raccomandazione e certificati» (Archivio Federale, archivio intermedio D-H, ZB I 1584, 249).

Scosso infine dalla «Brandpredigt[4]»del vescovo conte Galen, Lichtenberg protestò anche contro l'eutanasia di handicappati mentali e disabili il 26 agosto 1941: « ... La connivenza dei crimini contro la legge morale e la legge statale pesa sulla mia anima sacerdotale. Ma nonostante io sia uno solo, nella veste di uomo, cristiano, sacerdote e tedesco, chiedo a Lei, capo dei medici del Reich, conto dei crimini che sono stati commessi per ordine suo o che trovano la sua approvazione e i quali provocheranno l’ira del Signore sul popolo tedesco» (A. Erb, 80).

Lichtenberg preparò per il 26 ottobre 1941 una predica scritta che si rivolgeva contro un anonimo volantino antisemita che in realtà fu distribuito dalla NSDAP nel territorio del Reich (Tribunale di Berlino PK Js 37/41 [321.41]). Scrisse: «Nelle case berlinesi viene divulgato un giornale che incita all'odio contro gli ebrei. Esso afferma che ogni cittadino tedesco che per supposta errata sentimentalità aiuta gli ebrei, anche fosse solo tramite una semplice compiacenza, compie un atto di tradimento verso il suo popolo. Non fatevi fuorviare da queste idee non cristiane ma agite secondo i comandamenti di Gesù Cristo: ‹Ama il prossimo tuo come te stesso› ». Lichtenberg non riuscì più a comunicare i suoi pensieri perché fu arrestato il 23 ottobre 1941 dalla Gestapo per «attività nemiche contro lo stato». Nell'interrogatorio del 25 ottobre 1941 dichiarò con tutta franchezza (DAB V/26): «Dentro di me contesto l'evacuazione degli ebrei e tutti i fenomeni concomitanti legati ad essa perché si rivoltano contro il comandamento principale del cristianesimo ‹Ama il prossimo tuo come te stesso› e io riconosco anche nell'ebreo il mio prossimo il quale possiede un'anima immortale creata ad immagine e somiglianza di Dio. Ma siccome non ho potuto impedire quel decreto governativo, sono deciso di accompagnare gli ebrei e gli ebrei cristiani nell'esilio per servire loro come padre spirituale. Uso questa occasione per chiedere alla Gestapo di concedermi il permesso».

Il rapporto finale della Gestapo del 3 novembre 1941 sottolineò «l'atteggiamento dannoso» di Lichtenberg nei confronti del regime nazionalsocialista e della sua politica razziale, anche perché si era ripetutamente dichiarato pronto («volontariamente») ad un impiego nell'assistenza spirituale nei lager (interrogatorio, il 25 ottobre e il 3 novembre 1941; vedi Lichtenberg a Stenig, il 4 novembre 1942; Lichtenberg a Ostendorf, il 15 marzo 1943; annotazione vescovo conte Preysing, il 29 settembre 1943) per la quale la Gestapo fece vagamente sperare per il ghetto di Litzmannstadt (Łódź) ma che non prese mai realmente in considerazione.

Il 3 novembre 1941 il pretore emanava il mandato di arresto contro Lichtenberg il quale fu trasferito nel carcere preventivo Alt-Moabit, Berlino (cella 367) lo stesso giorno. Il suo ricorso contro il mandato di arresto fu respinto l'8 novembre dal tribunale speciale. A causa della sua predica pubblica Lichtenberg avrebbe «turbato la quiete pubblica». Inoltre la sua critica, espressa nella preghiera, riguardo le misure dello stato, risulterebbe «eretica». Lui fu gravemente sospettato di aver trasgredito il «Heimtückegesetz[5]» in due casi e di aver abusato della sua posizione come predicatore in un caso e, considerato ciò, sarebbe stato giustificato il suo arresto, «perché, considerando le dichiarazioni dell'imputato, si suppone che il tale userà la libertà per ripetere il delitto e davanti al peso del reato non sarebbe consigliabile di rilasciarlo». A causa del rapporto da parte del procuratore generale del tribunale di Berlino del 2 dicembre 1943 (completato il 5 gennaio 1942), il 3 marzo 1942 il ministro della giustizia del Reich ordinò l'azione penale contro Lichtenberg per la trasgressione del «Heimtückegesetz». Il 25 maggio 1942 il tribunale speciale I presso il tribunale di Berlino – formato dal presidente del tribunale Wulf Boeckmann, dai consiglieri del tribunale Dott. Paul Hinke e Ernst Herfurth e dal pubblico ministero Walther Nuthmann – condannò Lichtenberg «a due anni di pena detentiva ai quali viene detratto il tempo degli arresti e della carcerazione preventiva per abuso di posizione come predicatore in un caso e per trasgressione del § 2 del Heimtückegesetz in un altro caso». Inoltre fu condannato a farsi carico dei costi del processo dell'importo di 1185,78 RM. Il difensore coraggioso di Lichtenberg, l'avvocato Paul Stenig, perorò l'assoluzione. In linea di principio però non era permesso il ricorso contro il verdetto del tribunale speciale. Il 29 maggio 1942 Lichtenberg fu trasferito dal carcere preventivo alla prigione di Tegel, Berlino (cella 232) dove– eccetto le sue permanenze in ospedale – rimase fino alla fine della detenzione. La domanda di libertà provvisoria esposta dal vescovo conte Preysing per le cattive condizioni di salute di Lichtenberg risultò altrettanto vana come anche i cauti tentativi diplomatici del nunzio apostolico Cesare Orsenigo. Nonostante ciò il 29 settembre 1943 il vescovo conte Preysing riuscì a portare personalmente a Lichtenberg un messaggio di saluto da parte di papa Pio XII. Il 30 aprile 1943 il papa scrisse: «Ci ha consolato il fatto che i cattolici, specialmente i cattolici di Berlino, abbiano dimostrato amore per i cosiddetti ‹non ariani› che si trovano in una situazione molto difficile e a questo proposito esprimiamo la nostra approvazione come anche la più sentita compassione nei confronti del prelato Lichtenberg che si trova attualmente in detenzione». Lichtenberg sarebbe stato«vinto dalla felicità» per l'interessamento del papa (H. G. Mann, 105 e 111). Le cattive condizioni di salute di Lichtenberg, anche già prima dell'arresto, erano decisamente peggiorate durante la detenzione a causa della scarsa nutrizione e delle circostanze concomitanti della vita quotidiana di prigione. Più volte era stato portato all'ospedale a causa dell'avanzamento di una malattia ai reni e alle vie urinarie. Fino ad un giorno prima del previsto rilascio si trovava ancora nell'ospedale del carcere in un pessimo stato generale di salute. Ma invece di essere scarcerato fu consegnato automaticamente alla Gestapo e portato nel campo di lavoro Wuhlheide a Friedrichsfelde. Le autorità della Gestapo disposero l'internamento nel campo di concentramento a Dachau sebbene le preoccupanti condizioni di salute di Lichtenberg fossero documentate negli atti.

Il 3 novembre 1943 Lichtenberg arrivò a Hof con un trasporto collettivo. Sempre per le sue condizioni di salute, che mettevano in serio pericolo la sua vita, fu portato all'ospedale di Hof. Lì morì verso le ore 18.00 il 5 novembre 1943, il venerdì del Cuore di Gesù. Contro ogni aspettativa la sua salma non fu cremata ma rilasciata, traslata a Berlino e seppellita al vecchio cimitero della cattedrale di Sant'Edvige dopo una messa con requiem pontificale nella chiesa di S. Sebastiano il 16 novembre 1943. Dal 1965 le spoglie mortali di Lichtenberg riposano nella chiesa sotterranea di Sant'Edvige. Papa Giovanni Paolo II lo beatificò martire il 23 giugno 1996 a Berlino. Egli ne permise una parziale venerazione [in attesa della definitiva canonizzazione] dichiarando il giorno della morte di Lichtenberg, il 5 novembre, giornata commemorativa liturgica. Il 7 luglio 2004 l'autorità israeliana per il ricordo delle vittime e degli eroi dell'Olocausto, Yad Vashem, insignì Lichtenberg dell'onorificenza di «Righteous among the Nations».

Traduzione di Matthias Giger

Annotazione bibliografica

Alfons Erb, Bernhard Lichtenberg. Dompropst von St. Hedwig zu Berlin, Berlino 1946, 51968. – Kurtmartin Magiera, Bernhard Lichtenberg. «Der Gefangene im Herrn», Berlino 1963. – Walter Hruza, Dompropst Bernhard Lichtenberg. Artikel zum Seligsprechungs-Prozeß, Berlino 1967. – Karl Grobbel, Bernhard Lichtenberg, Berlino 1967, ²1989. – Otto Ogiermann, Bis zum letzten Atemzug – Der Prozeß gegen Bernhard Lichtenberg, Dompropst an St. Hedwig in Berlin, Lipsia [1968], 41983; versione abbreviata: Leutesdorf 1985; versione italiana: Brescia 1974; versione polacca: Parigi 1983. – H. G. Mann, Prozeß Bernhard Lichtenberg. Ein Leben in Dokumenten, Berlino 1977. – Gotthard Klein (ed.), Berolinen. Canonizationis Servi Dei Bernardi Lichtenberg [Positio super martyrio]. Ed.: Congregatio de causis sanctorum, vol. I: Informatio, vol. II: Summarium – Documenta, vol. III: Summarium – Depositiones testium, Roma 1992. – Decretum super martyrio [il 2 luglio 1994], in: Acta Apostolicae Sedis 86 (1994), 990–992. – Dieter Hanky, Bernhard Lichtenberg. Priester – Bekenner – Martyrer «... ein Priester ohne Furcht und Tadel ...», Berlino 1994. – Erich Kock, Er widerstand. Bernhard Lichtenberg. Dompropst bei St. Hedwig, Berlin, Berlino 1996. – Aufhebung des Sondergerichtsurteils gegen Lichtenberg [il 17 giugno 1996], in: Neue Juristische Wochenschrift 1996, num. 41, 2740–2742. – Christian Feldmann, Wer glaubt, muß widerstehen, Bernhard Lichtenberg – Karl Leisner, Friburgo–Basilèa–Vienna 1996, 15–146. – Martin Höllen, Er widerstand – Bernhard Lichtenberg. Begleitheft zur Videokassette 42 55244, Berlino 1997. – Gotthard Klein, Seliger Bernhard Lichtenberg, Ratisbona 1997. – Lucia Scherzberg, Kirchenreform mit Hilfe des Nationalsozialismus. Karl Adam als kontextueller Theologe, Darmstadt 2001, 267–276. – Tomasz Zagała, Kapłan w świecie bez boga. Ksiądz Bernard Lichtenberg z Oławy (1875–1943), Breslavia 2003. – Kevin P. Spicer, Resisting the Third Reich. The Catholic Clergy in Hitler's Berlin, DeKalb 2004, 160–182, 213–220. – Israel Gutman (ed.), Lexikon der Gerechten unter den Völkern. Deutsche und Österreicher. Ed.: Daniel Fraenkel / Jakob Borut, Gottinga 2005, 180–182. – Vor die Tür gesetzt. Im Nationalsozialismus verfolgte Berliner Stadtverordnete und Magistratsmitglieder 1933–1945. Ed.: Christine Fischer-Defoy [et al.], Berlino 2006, 271 seg. – Brenda Gaydosh, Seliger Bernhard Lichtenberg. Steadfast in spirit, he directed his own course. Ph. D. American Univ. Washington D.C. 2010. – Barbara / Ludger Stühlmeyer, Bernhard Lichtenberg. Ich werde meinem Gewissen folgen, Kevelaer 2013. – Caroline / Philipp von Ketteler, Bernhard Lichtenberg. Sein Leben für Kinder erzählt, Monaco di Vestfalia 2014.

© Diözesanarchiv Berlin

2/ La cattedrale cattolica di Sant'Edvige (St. Hedwigs-Kathedrale) dove riposa il corpo del beato Bernhard Lichtenberg (Appunti a cura di Andrea Lonardo da una presentazione orale di don Arduino Marra)

Il Duomo di Sant'Edvige è la prima chiesa concessa ai cattolici nel 1773 dai tempi in cui Berlino divenne protestante ed il culto cattolico venne vietato. Il re concesse l’erezione della nuova chiesa dopo che la Prussia aveva invaso la Slesia cattolica, quasi come un gesto per mostrare benevolenza ai cattolici che erano divenuti suoi sudditi con quella campagna militare.

Il re di Prussia la fece costruire sul modello del Pantheon, intendendo realizzare un luogo di culto inter-religioso in cui far confluire tutti i culti diverso da quello ufficiale, protestante luterano. Ma i cattolici chiesero di avere una chiesa dedicata espressamente al culto cattolico ed, infine, il re lo concesse. Venne dedicata a Sant'Edvige che è appunto la patrona della Slesia.

Sant'Edvige divenne parrocchia e solo nel 1930, quando venne ricostituita una diocesi cattolica, divenne cattedrale.

Berlino restò comunque una città sostanzialmente luterana, con una esigua minoranza di cattolici venuti in città una volta che questa divenne la capitale del regno. La monarchia di Prussia ebbe sovrani particolarmente liberali che accolsero in città la presenza di ugonotti, cattolici ed ebrei.

Lichtenberg fu denunciato per le sue preghiere a favore degli ebrei da due studentesse della vicina università Alma Mater Berolinensis, la Humboldt-Universität

Fra i suoi libri fu trovata una copia del Mein Kampf di Hitler con annotazioni critiche del tipo: “questo è mania di grandezza”, “questo viene dal demonio”, “questo è sbagliato”.

Il suo corpo poté essere salvato ed trasportato a Berlino, dove è ora custodito in una delle cappelle della cripta del Duomo, perché, mentre stava per morire a Hof, venne accolto in una casa di diaconesse.

Papa Giovanni Paolo II lo ha beatificato nella messa celebrata all’Olympiastadion. Con lui è stato beatificato in quel giorno anche Karl Leisner, prete cattolico morto a Dachau.

Note al testo

[1] Lotta tra Stato e Chiesa in Germania negli anni 1871–1878.

[2] Quartieri e sobborghi di Berlino.

[3] (anche: Zentrum): Il più vecchio partito tedesco, fondato nel 1870. Come rappresentante della Germania cattolica era uno dei partiti più importanti dell'Impero e della Repubblica di Weimar fino al 1933. Fino alle ultime elezioni oppose resistenza ai nazisti per cui tanti membri del partito furono di seguito perseguitati e portati nei campi di concentramento. Dopo il 1945 il Zentrum perse d'importanza ma esiste ancora.

[4] In una predica del 3 agosto 1941 il beato vescovo conte Clemens August von Galen (1878–1946) rese pubblica l'eutanasia di handicappati mentali e disabili e la criticò aspramente. Il «leone di Münster» – come fu anche chiamato per il suo coraggio – riuscì con questa predica a fermare le uccisioni per due anni perché i nazisti temettero l'opposizione dei cattolici tedeschi.

[5] «Heimtückegesetz» (del 20 dicembre 1934): legge contro la diffamazione verso lo Stato nazionalsocialista e il partito NSDAP e per la protezione delle uniformi del partito (prevedeva nel caso di infrazione della legge la detenzione fino a due anni).