Preistoria, quanti stereotipi, di Fiorenzo Facchini

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 27 /03 /2015 - 10:52 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da Avvenire del 23/3/2015 un articolo di Fiorenzo Facchini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione L'uomo e le sue origini nella sezione Scienza e fede.

Il Centro culturale Gli scritti (27/3/2015)

La divulgazione scientifica utilizza in modo massiccio molti mezzi (stampa, televisione, cinema, internet) contribuendo alla crescita delle conoscenze; tuttavia per quanto riguarda la preistoria, un argomento molto trattato, si registrano spesso luoghi comuni o stereotipi che sono sbagliati o solo parzialmente veri e contribuiscono a una cattiva divulgazione scientifica. Eccone alcuni.

L’uomo deriva dalla scimmia. Non è vero. L’uomo e le scimmie antropomorfe condividono antenati comuni da cui si sono separate 6-7 milioni di anni fa le linee evolutive che hanno portato alla forma umana e alle scimmie antropomorfe africane. Molti ritengono che le prime forme umane siano rappresentate da Homo habilis di due milioni di anni fa e che esso fu preceduto dagli Australopiteci. Se si va più indietro nel tempo vi sono altri viventi a cui si ricollegano le antropomorfe e la forma umana, fino ai primi vertebrati e ai batteri.

Lucy è la prima donna. Non è vero. I reperti attribuiti a Lucy, furono ritrovati nell’Afar (Etiopia) nel 1974 da Yves Coppens, Donald Johanson e Maurice Taieb. Essi appartennero ad una femmina adulta di Australopiteco, vissuta 3,2 milioni di anni fa, che ha preceduto di oltre un milione di anni la comparsa di Homo habilis. Lucy aveva acquisito la stazione eretta e apparteneva alle Australopitecine largamente presenti nelle regioni orientali dell’Africa fra i 4 e 2 milioni di anni fa. Non era una donna.

L’uomo preistorico viveva solo in grotte. Non è vero. L’uomo preistorico nei periodi freddi poteva cercare riparo in grotte o sottoroccia, ma le prime forme umane vivevano in capanne che essi stessi costruivano. Accampamenti all’aria aperta sono segnalati sia nelle regioni calde che in quelle temperate.

Gli strumenti che l’uomo fabbricava erano di selce. Certamente la selce ha costituito una materia prima di elezione, per fabbricare strumenti, ma non era sempre a disposizione. L’uomo preistorico ha utilizzato anche altro materiale: calcare, arenaria, quarzo, come pure, osso, corno, ossidiana, specialmente nei periodi più recenti.

Gli uomini del Paleolitico dovevano lottare per sopravvivere. Ma era veramente dura la vita dell’uomo paleolitico? Sahlins parla di età della pietra, come di età dell’abbondanza. L’economia di caccia e raccolta non indica necessariamente povertà e miseria. La disponibilità di spazio e la bassa densità demografica non comportava competizioni o lotte, di cui peraltro non si conservano tracce. La cooperazione e la vita sociale si sono incrementate nel tempo; di ciò si conservano testimonianze, specialmente per i periodi recenti, con la frequentazione di grotte e lo sviluppo dell’arte parietale. Le guerre di conquista dei territori cominceranno con il Neolitico.

I mammut erano enormi. Nell’immaginario collettivo il mammut viene considerato un animale enorme, ma in realtà non era più grande dell’attuale elefante africano. Il mammut e gli elefanti attuali appartengono alla medesima famiglia: gli elefantidi. Il mammuth lanoso (Mammuthus primigenius) arriva in Europa dalla Siberia intorno a 190.000 anni fa. Era alto 2,70-3 metri, un po’ più piccolo di un elefante africano. Gli ultimi, che si estinguono in Siberia 4000 anni fa, non raggiungevano i due metri di altezza.

Questi stereotipi li ho visti illustrati in una sala espositiva del Museo di Antropologia preistorica del Principato di Monaco. Ad essi se ne possono aggiungere altri che spesso ricorrono nella divulgazione scientifica o fanno parte di un immaginario collettivo.

I Neandertaliani erano una umanità inferiore a Homo sapiens, uomini rozzi con una cultura inferiore. Si potrebbe chiamare il pregiudizio neandertaliano. Non è vero. Avevano qualche differenza nell’aspetto rispetto all’uomo moderno (o sapiens), ma possedevano una cultura progredita nella lavorazione della pietra, avevano capacità simbolica, utilizzavano sostanze coloranti e conchiglie a scopo decorativo, padroneggiavano il fuoco, costruivano abitati sottoroccia con divisione di spazi, e almeno in alcuni territori, praticavano la sepoltura. Erano uomini come noi, con i medesimi interessi.

Un altro stereotipo frequente: l’evoluzione rappresentata in modo lineare o ad albero. Se a grandi linee si può pensare a una successione nel tempo di forme via via più vicine a Homo sapiens, è da escludere una rappresentazione lineare o ad albero. In realtà nello stesso periodo sono vissute forme anche diverse, certamente riconducibili al medesimo ceppo, con qualche aspetto comune e con caratteri anche diversi in relazione ai diversi ambienti o alla variabilità morfologica. La progressione non è lineare. Potrebbe somigliare di più a un cespuglio.

Infine vorrei segnalare l’uso promiscuo di termini come cultura, intelligenza, libertà, per l’uomo e per gli animali. Essi vengono non di rado impiegati per l’uomo, come per gli animali (scimmie, cani, gatti, cavie...) con molta disinvoltura, lasciando intendere un livellamento tra uomo e animale che vede differenze puramente di grado, come peraltro Darwin sosteneva. Negli animali si possono individuare comportamenti che evocano qualche analogia con quello umano, ma non è corretto descriverli allo stesso modo, perché nell’uomo c’è qualcosa di diverso e di specifico che li contraddistingue. I contenuti di termini come intelligenza, cultura, libertà sono molto diversi nel caso dell’uomo, della scimmia, del cane, del gatto, della cavia. Livellarli è un’operazione ideologica, non corrispondente alla realtà. Nell’uomo questi comportamenti sono correlati alla qualità dell’intelligenza (che è astrattiva), alla percezione di valori (che suppone il simbolismo), alla possibilità di scegliere e non scegliere (in base a dei valori), caratteristiche tutte che non si osservano negli animali. Un uso promiscuo di questi termini non corrisponde alla verità delle cose.