“Abbiamo vinto noi, forse troppo”. Parla Vattimo, di Giulio Meotti
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Riprendiamo da Il Foglio del 29/6/2013 un articolo di Giulio Meotti. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (18/2/2015)
N.B. de Gli scritti. Riprendiamo le dichiarazioni di Gianni Vattimo non perché le condividiamo, ma perché esprimono chiaramente il suo punto di vista e provocano alla discussione.
“Voi conservatori dovete accettare che non esiste alcuna legge naturale, ma soltanto il positivismo. E’ la legge di Hume: trarre una norma dal fatto è una contraddizione in termini”. Gianni Vattimo, classe 1936, teorico del “pensiero debole” e della “secolarizzazione del cristianesimo”, intellettuale apertamente omosessuale, commenta così col Foglio la sentenza della Corte suprema degli Stati Uniti che ha aperto al matrimonio omosessuale. “La parola stessa ‘matrimonio’ non è naturale, ma una costruzione del diritto positivo. E’ stata la chiesa cattolica a renderlo sacro, con la storia di Gesù e delle nozze di Cana. In America il positivismo ha vinto e la Corte suprema ha stabilito nuovamente cosa sia ‘matrimonio’. L’unico diritto naturale che esista è quello di ribellarsi contro un potere che si sente ingiusto”.
Secondo Vattimo non è esclusa neppure l’idea di una famiglia poligama. “Se c’è qualcuno che vuole sposarsi con due persone, perché non dovrebbe avere il diritto di farlo?”. Se si deve riconoscere l’irruzione di una rottura nel mondo moderno, Vattimo risale a Robespierre. “Questa decisione di uguaglianza viene dalla Rivoluzione francese, anche se non ricordo molti omosessuali fra i giacobini. Allora fu stabilito che l’uguaglianza non è un diritto divino, ma positivo”. Ma se si apre al matrimonio omosessuale si deve accettare anche che i gay adottino i figli, che diventino “famiglia”. Un bambino non ha diritto a un padre e a una madre? “No, l’adozione dei figli non c’entra nulla con il diritto naturale, è pura psicologia, cultura, questa secondo cui un bambino debba crescere con un padre e una madre. Io sono cresciuto senza padre, ma con una madre e una vecchia zia. E non mi sono mai sentito sminuito. Il giudice che decide delle adozioni non discrimina se chi adotta è ricco o povero, cosa che forse renderebbe il bambino adottato più felice. Allora perché il giudice dovrebbe discriminare fra uomini e donne?”.
Poi Vattimo ha un sussulto di anticonformismo (lui è uno, per dire, che si autodefinisce “frocio” e non omosessuale). “Certo, come omosessuale non mi eccita questa corsa alla normalizzazione. Cosa avrebbe detto Pier Paolo Pasolini delle nozze gay? Questa storia del matrimonio omosessuale è piccolo-borghese. La famiglia non è l’unico progetto di vita possibile. Noi gay siamo come gli ebrei della Diaspora, quando hanno ottenuto un loro stato anche loro sono diventati dei figli di puttana. Ma resta una rivoluzione culturale, perché dopo il femminismo e l’emancipazione delle donne viene la rivoluzione gay. In questa concezione culturale la democrazia è rispetto delle minoranze. Ma che la liberazione gay non faccia più paura mostra che hanno perso la carica eversiva che sembravano avere. Un certo associazionismo gay è infatti una rivendicazione petulante del ‘politically correct’”. Secondo Vattimo, non è un caso che questa “rivoluzione egualitaria”, come la chiama lui, provenga dagli Stati Uniti. “Sono dei puritani, che si esprimano contro o a favore del matrimonio gay. Gli americani vogliono sancire tutto per legge. I paesi cattolici sono più libertari e tolleranti. Mi fa un po’ specie questo costituzionalismo ossessivo americano, un legalismo protestante. Eppure ci vedo l’esistenza di un radicalismo storico, perché nella società di massa sono le minoranze a ricordarci cosa sia la libertà. Devi sempre grattare il barile per avere qualcosa da dire. Sono pessimista però sulla possibilità di inventare un sistema razionale per questa sfera della vita. Non amo i gay da salotto, con il buffet e il maggiordomo. In fondo ha ragione Giuliano Ferrara: siamo tutti puttane”.