Karol Wojtyła vice-parroco di S. Floriano e cappellano degli studenti universitari: l’esperienza del gruppo Rodzinka e Środowisko. Appunti di pastorale, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 29 /08 /2009 - 12:14 pm | Permalink | Homepage
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Ringraziamo il prof. Grygiel e la Direzione della Cattedra Karol Wojtyla del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia per aver concesso, tramite Przemek Kwiatkowski, la pubblicazione delle straordinarie foto dell’allora don Karol Wojtyla e del gruppo Środowisko che sono visibili al link Don Karol Wojtyła, vice-parroco di S. Floriano e cappellano universitario, durante il regime comunista: l’esperienza del gruppo Środowisko: documentazione fotografica. Nessuna ulteriore pubblicazione delle foto è possibile, senza la preventiva autorizzazione della stessa Direzione.
Ulteriori foto sono disponibili nel volume Karol Wojtyła/ 1952-1954. Wiara. Droga Przyjaźń. (cioè Fede. Cammino. Amicizia), edito da Animamedia, Bielsko-Biała, 2006. Il presente articolo è stato scritto per il numero di settembre 2009 della rivista Catechisti della città dell'Ufficio catechistico della diocesi di Roma.

(28/8/2009)

Karol Wojtyla cappellano di San Floriano

«Paradossalmente il regime comunista, vietando ogni forma di associazionismo cattolico, ha "aiutato" i giovani polacchi a costruire e a vivere la pastorale nelle relazioni puramente interpersonali, senza l'appoggio di strutture istituzionali» [1].

Un recente convegno [2] sulla spiritualità coniugale proposta dal giovane d. Karol Wojtyła ha presentato la vita di gruppo cristiana che il futuro papa Giovanni Paolo II ha saputo offrire prima ai giovani della parrocchia, poi agli universitari ed, infine, man mano che essi crescevano, alle famiglie che essi andavano creando.

Prima ed oltre le parole parlano le fotografie in bianco e nero – e poi anche a colori – che mostrano la vita di quel gruppo. Esse presentano la condivisione della vita nella quale avveniva la formazione della fede. Le foto si riferiscono, come è ovvio, massimamente ad esperienze vissute fuori della città (perché è lì che si porta con sé la macchina fotografica), ma a partire da esse aiutano ad immaginare i momenti quotidiani della vita in città, con gli incontri dinanzi alle chiese, in università, nelle diverse case, nella celebrazione domenicale.

D. Karol Wojtyła, divenuto papa, ha riconosciuto più volte di aver appreso molto in merito alla pastorale giovanile da don Jan Pietraszko, sacerdote polacco, la cui esperienza con i giovani L. e S. Grygiel descrivono in maniera molto efficace così:

«[egli] non poggiava il proprio lavoro su alcun metodo concettuale. Semplicemente, egli stava sempre con i giovani, era sempre a loro disposizione, in chiesa e fuori. Con loro pregando, mangiando e divertendosi, insegnava ad essere cristiani ben presenti nel mondo ostile a Dio e all'uomo» [3].

I due Grygiel [4] ricordano il debito di riconoscenza di d. Karol Wojtyła verso quel sacerdote:

«Don Jan Pietraszko è stato maestro di Karol Wojtyła soprattutto nell'attività pastorale con i giovani. Il Papa stesso lo riconobbe nella lettera scritta al Vescovo Jan un mese dopo l'elezione al Soglio Pontificio, il 20 novembre 1978: "Essendo qui ormai da un mese intero, mi rendo sempre più conto dei miei debiti. Ti ringrazio dunque, caro Mons. Jan, per avermi mostrato - a suo tempo - la strada verso la gioventù universitaria. E anche perché a me - e anche a molti altri - hai sempre insegnato, e continui a farlo, con quale venerazione, amore, onestà bisogna trattare questo nostro ministero fondamentale unito all'annuncio della parola di Dio. Penso che sia molto vasta la cerchia di coloro che devono ringraziarti per questo"».

Ed ancora la Grygiel, nel corso del convegno: «Nella lettera in occasione della morte di Jan Pietraszko, il Santo Padre ne parla come di colui che “fu l’artefice della pastorale universitaria contemporanea a Cracovia”. Infatti, Pietraszko per primo ha concettualmente elaborato e concretamente realizzato quello stile di pastorale giovanile e familiare che tutto il mondo ha conosciuto grazie ai biografi di Giovanni Paolo II» [5].

Per fissare una cronologia degli avvenimenti, è bene ricordare che «don Pietraszko iniziò il proprio servizio pastorale a Cracovia nel 1946 e si dedicò subito in modo speciale ai giovani, dapprima come insegnante di religione nei Licei, cappellano degli Scouts e dell’associazione universitaria "Iuventus Christiana". Dopo lo scioglimento di queste organizzazioni e il divieto d'insegnamento della religione nelle scuole, don Pietraszko seppe elaborare un proprio originale modo di condurre la pastorale giovanile, pastorale fuori legge e pericolosa sia per il prete che per i giovani. Una pastorale povera di mezzi divenne strumento potente di formazione culturale e religiosa» [6].

Lo stare insieme del sacerdote e dei giovani aveva un centro che era divenuto il punto di riferimento spirituale ed anche fisico del loro incontro, la celebrazione dell’eucarestia domenicale:

«[Le sue prediche] assomigliavano a quelle dei Padri della Chiesa. Le sue omelie domenicali, le conferenze e gli esercizi spirituali nella chiesa di Sant’Anna, gremita fino all'inverosimile, costituivano eventi di grande rilievo nella vita degli abitanti di Cracovia. Perciò non deve stupire il fatto che il regime lo guardasse con timore e con tremore. La polizia segreta registrava ogni sua omelia e vigilava su ogni suo passo» [7].

Tre anni dopo anche d. Karol Wojtyła iniziò il suo servizio come vice-parroco della chiesa di San Floriano, a Cracovia:

«Per parte sua, don Karol Wojtyła raggiunse Cracovia nel 1949 quando venne nominato vicario nella chiesa di San Floriano, dove in un primo tempo si prese cura dei ministranti e in seguito degli studenti. Proprio qui, intorno a lui cominciò a formarsi lo Środowisko, mettendo a profitto l'esperienza pastorale e l'aiuto spirituale di don Pietraszko, che un anno prima il Metropolita Sapieha aveva nominato cappellano universitario presso la collegiata di Sant’Anna. Alcuni membri dello Środowisko, come anche ]erzy Ciesielski, partecipavano agli incontri e alle escursioni con don Wojtyła, e avevano nello stesso tempo don Pietraszko come confessore. Del resto assistevano anche alle sue Messe, ascoltavano le sue omelie e facevano gli esercizi spirituali da lui predicati» [8].

Środowisko, che significa “Ambiente” è il nome che assunse il gruppo quando prese a ruotare intorno all’università, una volta che don Wojtyła ne divenne cappellano. Così descrive oggi la vita di quel gruppo un suo membro, P. Kwiatkowski:

«Su questa base sorgeva un ambiente, che senza darsi per vinto sotto la pressione, cercava di inventare forme alternative di incontro e di comunione che, benché non ufficiali, fossero nondimeno autentiche. Oltre alle Sante Messe, ai giorni di ritiro e agli esercizi spirituali, alle prove del coro e ai pellegrinaggi, andavano in gita, nelle escursioni in montagna e in kayak, organizzavano feste di onomastico, di carnevale e altre feste giovanili con balli; uscivano insieme a teatro, a concerti, al cinema.
All'inizio si usava chiamare il gruppo Rodzinka (N.d.R. cioè “piccola famiglia”), soprattutto all'epoca di San Floriano. Quando don Karol diventò docente universitario, la comunità si staccò in un certo modo dalla parrocchia, estendendosi molto al contempo, e man mano subentrava il termine Środowisko. Lo stesso sacerdote, dopo una delle gite organizzate nel 1952 sarà chiamato Wujek (N.d.R. cioè “zio”). Tuttavia, nelle varie realtà e iniziative, alla base rimase sempre una comunione di preghiera soprattutto nella preghiera liturgica e nell’Eucaristia. Infatti, la Santa Messa era un punto fisso anche durante tutte le escursioni turistiche: celebrata all'aperto per esempio sull'altare formato dalla base del kayak, con il crocifisso fatto dai remi legati insieme. La domenica invece era d'usanza che la maggioranza delle persone partecipasse all'Eucaristia nella Collegiata di Sant’Anna a Cracovia, presieduta da don Jan Pietraszko, un cappellano accademico diventato poi Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi e collaboratore del Cardinale Wojtyła. Fino alla fine degli anni Ottanta, le omelie proclamate da don Jan, che d'altronde fu una delle autorità più grandi nella vita e nel ministero di Karol Wojtyła, rimasero un fondamentale strumento di formazione, sia per tante persone del gruppo Środowisko sia per un grande numero dei fedeli di Cracovia»
[9].

Così ha affermato Danuta Ciesielska, un’altra componente del gruppo, sull’esperienza dello Środowisko:

«Il gruppo Środowisko (l’Ambiente) conduceva una ricca vita di relazione, turismo e cultura. Il Prete stava insieme a noi sia durante le gite sia ai concerti, al teatro, al cinema; poi partecipava anche alle discussioni riguardanti tutto ciò. Parlavamo in occasione delle escursioni, intorno al falò, durante i colloqui organizzati nelle nostre case. In questa comitiva, sempre più numerosa ma “discreta” sino alla fine, si formavano delle amicizie più strette e, con il tempo, nascevano anche matrimoni. Ovviamente, sia i problemi di fidanzamento sia quelli riguardanti la vita coniugale venivano discussi insieme al Prete durante lunghi colloqui individuali. Ancora oggi non riesco a capire come facesse a trovare il tempo necessario. Era sempre disponibile, preferibilmente la sera tardi. Nel caso in cui non si fosse riuscito a risolvere un problema, a considerarlo fino in fondo, il Prete scriveva una lettera all’interlocutore. Erano lettere molto importanti e molto lunghe. Ci aiutava a risolvere non soltanto i problemi teorici della vita, ma anche quelli pratici e personali. Chiariva, suggeriva, conduceva, senza mai costringere a prendere una determinata decisione. Infatti, toccava a noi farlo. Penso che sia stato proprio il suo totale impegno a risolvere i nostri problemi a preservarci dalla possibile invidia dell’uno per l’altro. Ciascuno otteneva proprio ciò che si aspettava, tanto quanto ne aveva bisogno, anzi ciascuno riceveva in sovrabbondanza. Il Prete era amico di ognuno di noi, era un’autorità, un maestro e per tanti anche il confessore. Gli volevamo bene ed Egli ci stimava, come d’altronde in tutta la Sua vita ha stimato ogni persona. Di fatto, il mondo intero l’ha potuto seguire per lunghi anni. Wujek (lo zio) trattava nello stesso modo tutte le persone che si rivolgevano a lui con i propri problemi» [10].

Ed ancora Gabriel Turowski, altro partecipante al cammino del gruppo:

«Il fenomeno Środowisko di don Karol – il Santo Padre Giovanni Paolo II – dovrebbe essere guardato su due piani: naturale e soprannaturale. […] Fin dall’inizio dell’opera pastorale svolta nella chiesa San Floriano a Cracovia, don Karol Wojtyła aveva costituito questo “punto di appoggio”, non solo per poter trovare riposo in un circolo di amici ma piuttosto per mostrare loro Dio, mediante la Parola, la preghiera, il proprio esempio e il servizio di padre spirituale. Ci insegnava senza fare lezioni o corsi. Ci indicava la bellezza del paesaggio quale opera creata da Dio; ci insegnava ad amare la Patria e ad aver cura del suo futuro, poneva l’accento sulla conoscenza della sua storia.
Messi sul suo cammino, fummo per il nostro Wujek, ognuno a modo suo, le persone che amava, per le quali pregava, a cui dava consigli e per le quali, ogni tanto, rimaneva in pensiero. Come un “parroco” conosceva i suoi “parrocchiani”, tenendo in memoria una sorta di schedario. Ogni tanto l’aggiornava, quando nascevano i nostri figli o tornavano al Signore i nostri genitori e gli amici di Środowisko. Rimaneva contento per i nostri successi professionali, per i gradi accademici che ottenevamo, per la nostra posizione nel mondo della scienza e nella società. Guidava i giorni di ritiro e i pellegrinaggi alla Madonna. Approfittava di ogni occasione per visitare i suoi “parrocchiani” nelle loro case, intonava con noi i canti natalizi e partecipava ai giochi dei nostri figli. Con questo “appoggio” era andato avanti negli anni, era amato dai nostri figli e nipoti e, salito alla Sede Petrina, era diventato lo Zio-Nonno»
[11].

Teresa Malecka ha ricordato nel corso del convegno come, all’interno del gruppo, Karol Wojtyła accompagnava i giovani nelle loro scelte di vita professionali e familiari:

«In che cosa consiste il fenomeno di Środowisko (l’Ambiente) del Santo Padre? Wujek (lo zio) è stato sempre presente in tutta la nostra vita e praticamente lo è tuttora. Prima, per usare un’espressione del linguaggio odierno, come un prete originale o addirittura attraente, come pastore del nostro gruppo giovanile. Era una figura centrale dell’attività escursionistica, religiosa e anche del divertimento; ma lo era soprattutto quale guida spirituale, partecipe in maniera evidente delle principali decisioni della nostra vita, particolarmente di quelle matrimoniali, sempre presente nella nostra vita familiare, nei rapporti con i genitori e poi con i nostri figli e nipoti, interessato alle questioni professionali di ciascuno di noi. […].
Con le diverse nomine ecclesiastiche o malgrado esse Wujek rimaneva sempre con noi in stretti rapporti, simili a legami familiari, a legami che si hanno con il papà o la mamma. Wujek creava un clima di assoluta sincerità, apertura, gli confidavamo anche le nostre questioni più personali, ad ogni tappa della nostra vita. I nostri contatti con Lui e il nostro, per così dire, corso di vita erano in maniera naturale fondati sulla verità. Egli ci accompagnava e certamente ancora ci accompagna con la preghiera, e noi cercavamo e cerchiamo anche oggi di ricambiare»
[12].

Uno stralcio di una lettera scritta da don Karol in quegli anni aiuta a capire perché ed in che senso egli si preoccupasse particolarmente delle decisioni che riguardavano le scelte affettive [13]:

«Di solito si pensa di me più o meno questo: Wujek vorrebbe far maritare tutti quanti. Penso però che questa sia un'immagine falsa. Si tratta, in realtà, di qualcosa di ben diverso. Vedi: l'uomo vive grazie all'amore. La capacità di amare determina la personalità in profondità - non senza ragione è questo il comandamento più grande - non una grande capacità intellettuale, bensì proprio la capacità dell' amore autentico, che consiste in un certo uscire di sé, in un certo approvare l'altro e gli altri, nel dedicarsi alla realtà dell'uomo, degli uomini, e prima di tutto nel dedicarsi a Dio. [...] Non pensare neanche per un istante che io voglia qualche scorciatoia per il tuo cammino. Voglio solamente il tuo proprio cammino.
Wujek»


Così L. e S. Grygiel sintetizzano l’intera esperienza di don Ian Pietraszko e di don Karol Wojtyła: «Grazie al loro carisma pastorale, questi due sacerdoti riuscirono a creare intorno a loro una grande famiglia formata da professori e studenti che - si può ben dire - funzionava come una universitas medievale. Paradossalmente il regime comunista, vietando ogni forma di associazionismo cattolico, ha "aiutato" i giovani polacchi a costruire e a vivere la pastorale nelle relazioni puramente interpersonali, senza l'appoggio di strutture istituzionali. Costretti a nascondere il loro stare insieme per sottrarsi alle incursioni della polizia, si incontravano nelle case private oppure sui monti, in mezzo ai boschi e sulle rive dei laghi. I pericoli ridestavano in loro il desiderio di vivere amicizie fondate sulla fiducia reciproca, che li rendeva forti e liberi dalla paura. Dio fa emergere il bene anche dal male. Nella Chiesa la communio amicorum aiuta gli uomini a realizzare la vocazione alla santità, e da essa nasce la communio sanctorum» [14].

Il cammino compiuto insieme diventava un vero cammino di santità, come è dimostrato, oltre che dalla vita dei suoi sacerdoti, anche dalla testimonianza di molti laici, tra le quali spicca quella del servo di Dio Jerzy Ciesielski:

«In modo particolare [possiamo ricordare] il Servo di Dio Jerzy Ciesielski, professore del Politecnico di Cracovia, indiscusso leader dello Środowisko di don Wojtyła. Egli affascinava gli amici non tanto per le sue capacità organizzative ed i talenti sportivi quanto per il continuo sforzo di volontà e di intelletto per cogliere il progetto di Dio a proprio riguardo, prima come fidanzato e poi come marito e padre. Con gioia e costanza metteva poi in pratica tutto ciò che aveva intuito e compreso come via tracciata da Dio per lui. Ogni mattina si domandava: "Come dovrei servire Dio oggi?". Per lui era chiaro che dedicarsi totalmente al servizio di Dio e degli uomini significa realizzare la vostra vocazione alla santità» [15].

Nel corso dell’incontro, così il cardinal Stanisław Ryłko ha espresso la prospettiva essenziale dell’esperienza proposta in quegli anni dal giovane Karol Wojtyła:

«L’appassionata attività pastorale di don Karol Wojtyła tra gli universitari di Cracovia scaturisce proprio da questo suo profondo sentire, lo stesso che darà vita al suo “ambiente”, cioè un gruppo di giovani studenti e di altrettanto giovani professori riuniti attorno a lui e dei quali egli diventa amico e guida spirituale. In una situazione in cui era negata ogni libertà di associazione, quel termine generico – ambiente – dissimulava agli occhi delle autorità civili una realtà aggregativa di fatto (seppure del tutto informale). Un gruppo analogo si costituì anche attorno a don Jan Pietraszko, benché gli studenti e i professori che ne facevano parte non lo denominassero alla stessa maniera. Entrambi quegli “ambienti”, generati dalla proposta di due grandi pastori della Chiesa cracoviana si rivelarono strumenti di formazione umana e cristiana straordinariamente efficaci. La parola chiave dell’iter formativo era l’amore da cui nasce la famiglia e che diventa un cammino di santità da percorrere» [16].

La straordinaria ed insieme semplice esperienza del gruppo Środowisko è un invito –sembra di intuire – all’ordinarietà della vita cristiana. Il metodo inventato dal Signore Gesù per diventare cristiani è la chiesa. Ed essa non può essere – ci si passi l’espressione – fecondata in vitro, ma vive e cresce intorno all’eucarestia, nei rapporti che i cristiani sanno generare alla luce del vangelo che approfondisce e trasfigura i problemi che gli uomini sono chiamati a vivere. Il resto è dettaglio.

NOTE AL TESTO

[1] Da L. e S. Grygiel, Amici e santi, in L. Grygiel – S. Grigyel – P. Kwiatkowski, Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale, Cantagalli, Siena, 2009, p. 65.

[2] L’amore e la sua regola. La spiritualità coniugale secondo Karol Wojtyła, organizzato dall’Istituto Giovanni Paolo II, presso la Pontifica Università Lateranense, il 24 aprile 2009.

[3] Da L. e S. Grygiel, Amici e santi, in L. Grygiel – S. Grigyel – P. Kwiatkowski, Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale, Cantagalli, Siena, 2009, p. 67.

[4] Da L. e S. Grygiel, Amici e santi, in L. Grygiel – S. Grigyel – P. Kwiatkowski, Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale, Cantagalli, Siena, 2009, p. 66.

[5] Dalla sintesi distribuita ai partecipanti dell’intervento “Jan Pietraszko, maestro di Karol Wojtyła” di Ludmiła Grygiel, saggista e traduttrice, tenuto nel corso della giornata di studi “L’amore e la sua regola. La spiritualità coniugale di Karol Wojtyła”, svoltasi il 24 aprile 2009 presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II.

[6] Da L. e S. Grygiel, Amici e santi, in L. Grygiel – S. Grigyel – P. Kwiatkowski, Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale, Cantagalli, Siena, 2009, p. 67.

[7] Da L. e S. Grygiel, Amici e santi, in L. Grygiel – S. Grigyel – P. Kwiatkowski, Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale, Cantagalli, Siena, 2009, p. 68.

[8] Da L. e S. Grygiel, Amici e santi, in L. Grygiel – S. Grigyel – P. Kwiatkowski, Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale, Cantagalli, Siena, 2009, p. 68.

[9] Da P. Kwiatkowski, Dall’incontro con amore alla spiritualità coniugale, in L. Grygiel – S. Grigyel – P. Kwiatkowski, Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale, Cantagalli, Siena, 2009, pp. 9-10.

[10] Dalla sintesi distribuita ai partecipanti dell’intervento “Una coppia in cammino con Wojtyła” di Danuta Ciesielska, moglie del Servo di Dio Jerzy Ciesielski, tenuto nel corso della giornata di studi “L’amore e la sua regola. La spiritualità coniugale di Karol Wojtyła”, svoltasi il 24 aprile 2009 presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II.

[11] Dalla sintesi distribuita ai partecipanti dell’intervento “La presenza di Wujek in Środowisko ieri e oggi” di Gabriel Turowski, membro dell’ “Ambiente” di Cracovia, tenuto nel corso della giornata di studi “L’amore e la sua regola. La spiritualità coniugale di Karol Wojtyła”, svoltasi il 24 aprile 2009 presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II.

[12] Dalla sintesi distribuita ai partecipanti dell’intervento “Alcuni ricordi della storia di Środowisko”, di Teresa Malecka, membro dell’“Ambiente” di Cracovia, tenuto nel corso della giornata di studi “L’amore e la sua regola. La spiritualità coniugale di Karol Wojtyła”, svoltasi il 24 aprile 2009 presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II.

[13] Da una lettera di don Karol Wojtyła a Teresa Życzkowska, brano citato in P. Kwiatkowski, Dall’incontro con amore alla spiritualità coniugale, in L. Grygiel – S. Grigyel – P. Kwiatkowski, Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale, Cantagalli, Siena, 2009, p. 13.

[14] Da L. e S. Grygiel, Amici e santi, in L. Grygiel – S. Grigyel – P. Kwiatkowski, Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale, Cantagalli, Siena, 2009, p. 65.

[15] Da L. e S. Grygiel, Amici e santi, in L. Grygiel – S. Grigyel – P. Kwiatkowski, Bellezza e spiritualità dell’amore coniugale, Cantagalli, Siena, 2009, pp. 70-71.

[16] Dalla sintesi distribuita ai partecipanti dell’intervento in apertura dei lavori del cardinal Stanisław Ryłko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, tenuto nel corso della giornata di studi “L’amore e la sua regola. La spiritualità coniugale di Karol Wojtyła”, svoltasi il 24 aprile 2009 presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II.