Il Decalogo dello pseudo-Chomsky, di Piergiorgio Odifreddi
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Riprendiamo da La Repubblica del 16/1/2015 un articolo scritto da Piergiorgio Odifreddi. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Su Piergiorgio Odifreddi vedi su questo stesso sito:
- Piergiorgio Odifreddi: cristiano, cretino o povero Cristo? (L.d.Q.),
- Buon Natale, prof. Odifreddi. Firmato Isaac Newton e Andrea Lonardo (Breve nota scherzosa),
- «Trovo molto importante che Lei anche nella Sua “religione” matematica riconosca tre “misteri”: la questione circa l’origine dell’universo, quella circa l’insorgere della vita e quella circa l’origine della coscienza degli esseri viventi più sviluppati... la Sua religione matematica non conosce alcuna risposta alla questione della libertà, ignora l’amore e non ci dà alcuna informazione sul male». Papa Benedetto XVI scrive a Piergiorgio Odifreddi
- I Pensieri di Pascal caduto da cavallo... Un imbarazzante articolo di Piergiorgio Odifreddi sul grande pensatore francese, di Bruno Nacci.
Il Centro culturale Gli scritti (8/2/2015)
I recenti fatti di Parigi ci hanno spinti a meditare sulla libertà di stampa, che è una particolare sottospecie della più generale libertà di parola. Quest’ultima, infatti, riguarda tutti i cittadini nelle loro espressioni private. La prima riguarda invece le espressioni pubbliche di coloro che utilizzano attivamente i media: non solo i professionisti, come i giornalisti, ma anche i dilettanti, tra i quali ci siamo pure noi.
A questo proposito, mi sembra interessante ricordare i Dieci Peccati Capitali nei quali, secondo Noam Chomsky, indulgono i media, Nelle sue parole:
1. La strategia della distrazione, che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élite politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o dell’inondazione di continue distrazioni e informazioni insignificanti.
2. Creare problemi e poi offrire le soluzioni. Si crea un problema o un caso apposta per provocare una certa reazione da parte del pubblico, e fargli credere di essere il promotore delle misure che si vogliono imporgli.
3. La strategia della gradualità, che rende accettabile una misura inaccettabile mediante una sua applicazione graduale, a contagocce. Così sono stati imposti i mattoni del neo-liberismo: stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione, decurtazione dei salari. Applicati contemporaneamente, questi cambiamenti avrebbero provocato una rivoluzione! [N.B. de Gli scritti: lo stesso avviene con le tematiche del gender e con molte altre questioni diverse da quelle economiche su tutti i 10 punti enunciati]
4. La strategia del differire, che presenta una misura impopolare come “dolorosa e necessaria”, ma da prendere in futuro. Così il sacrificio non è immediato, e si può sempre sperare che non sarà necessario. Questo permette di abituarsi all’idea del cambiamento, e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.
5. Rivolgersi al pubblico come a un bambino o a un deficiente, con discorsi, argomenti, personaggi e intonazioni particolarmente infantili, spesso patetiche. Come si legge nel manuale Silent weapons for quiet wars: “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se fosse un suggestionabile adolescente, la sua risposta o reazione sarà sprovvista di senso critico, appunto come quella di un suggestionabile adolescente”.
6. Usare l’emotività invece della riflessione. L’emotività è l’arma migliore per provocare un corto circuito della razionalità e del senso critico. E permette di aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure, timori e ossessioni, e indurre determinati comportamenti.
7. Mantenere il pubblico nell’ignoranza fa sì che esso sia e rimanga incapace di comprendere le tecnologie ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù.
8. Stimolare il pubblico ad assuefarsi alla mediocrità lo spinge a credere che è accettabile, e anche di moda, essere stupidi, volgari e ignoranti.
9. Rafforzare l’auto-colpevolezza si ottiene facendoci credere che siamo causa dei nostri mali. Così, invece di ribellarci contro il sistema economico, finiamo con l’incolpare noi stessi e deprimerci. Il risultato è l’inibizione dell’azione, senza la quale non può esserci nessuna reazione! [N.B. de Gli scritti: questo è l’atteggiamento dominante anche dinanzi al terrorismo islamista dove fino ad oggi i media vorrebbero, per essere politicamente corretti, non mettere mai in causa il sistema educativo vigente oggi nelle moschee, nelle scuole coraniche nei media dei paesi musulmani in genere, bensì attribuire ogni responsabilità sull’occidente ed il suo sistema economico]
10. Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscano. I progressi della biologia, della neurofisiologia e della psicologia applicate hanno ormai generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élite dominanti. Il sistema ci conosce meglio di noi stessi, e ci controlla meglio e più efficacemente di quanto possiamo fare noi stessi.
Ps. Dopo che qualcuno ha sollevato dubbi sull'autenticità del decalogo, ho chiesto a Chomsky al proposito, e la sua risposta è stata:
Yes, it's a fabrication. Some of the words are mine, but I didn’t write it. There have been many attempts to kill it, but once something’s on the internet, it’s forever.
Questo naturalmente aggiunge un undicesimo comandamento al decalogo. E conferma che i decaloghi sono figli di N.N. Da cui "Non Nominare (il mio nome invano)"...