Crolla l’attendibilità dei media: una questione seria, di Gigio Rancilio
- Tag usati: educazione_internet
- Segnala questo articolo:
Riprendiamo da Avvenire del 23/1/2015 un articolo di Gigio Rancilio. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi la sezione Educazione e media.
Il Centro culturale Gli scritti (30/1/2015)
Diceva Agatha Christie che «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». Questo non è un romanzo giallo. E i nostri “indizi” sono ricerche e studi, ma la questione non cambia di molto.
Partiamo dal primo “indizio”. L’Italia, secondo il Trust Barometer 2015 appena pubblicato, è la nazione (su 27 prese in esame) dove la sfiducia dei cittadini per i mass media è cresciuta di più nell’ultimo anno: dal 43 al 48%. Se volete vedere il bicchiere mezzo pieno, prima credeva nei media il 57% degli italiani, ora il 52%. In un anno abbiamo perso il 5% di fiducia. A rendere le cose ancor più preoccupanti c’è il fatto che i media risultano quest’anno all’ultimo posto come fiducia – su 15 settori merceologici presi in esame dal “barometro” – persino dopo le banche.
Direte, ma questo è solo un indizio. Eccone un altro. Secondo l’indagine Demos & Pi, dedicata al rapporto fra gli italiani e l’informazione, la fiducia nei telegiornali e nei talk show (a parte pochissime eccezioni, come SkyTg24, La7 e RaiNews) è calata in maniera vistosa. Fino a meno 17 punti in cinque anni.
Tornando ad Agatha Christie. Due indizi sono una coincidenza. Ecco quindi il terzo. Torniamo per un attimo al Trust Barometer 2015. «Sono i motori di ricerca la fonte d’informazione in cui le persone godono di maggior fiducia». Non solo per cercare le ultime notizie ma anche per approfondire quelle avute dagli altri media. Tv e giornali restano importanti, ma perdono quota. Come ha fatto notare l’esperto Luca Santoro, «le notizie stanno diventando “un servizio” in cui il valore dei singoli brand, delle singole testate, è costantemente in calo, come già emergeva dal Digital News Report 2014 del Reuters Institute for the Study of Journalism».
Tre indizi, fanno una prova. Che dimostra come esista un problema serio di fiducia non solo nei confronti dell’informazione ma anche nel valore delle testate.
A prima vista sembrerebbe che ormai tutti i media siano considerati uguali e che contano e sono destinati a contare sempre meno (in quanto a fiducia e non solo). Invece la via di salvezza è – secondo gli esperti – chiara. I media devono puntare sulla qualità e sull’autorevolezza. Dare meno notizie in maniera superficiale e non cercare facili consensi. Devono spiegare non solo “cosa” accade (un dato dove il valore di una testata, secondo le ricerche, conta sempre meno) ma soprattutto “perché” accade. Non bastano più filmati con teneri gattini capaci di attirare visite sul web, ma divulgatori ed esperti che aiutino davvero a orientarsi nel mondo, guadagnando così la fiducia della gente.
Tutti siamo chiamati ad una sfida epocale. Ogni articolo ma anche ogni acquisto e ogni clic può fare sempre più la differenza.