«Così è tradito l'Islam» - Musulmani condannano le efferatezze dei jihadisti, di Giovanni Zavatta
Riprendiamo da L’Osservatore Romano del 5/9/2014 un articolo scritto da Giovanni Zavatta. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti sull'Islam, vedi alla sotto-sezione Islam nella sezione Cristianesimo, ecumenismo e religioni.
Il Centro culturale Gli scritti (28/11/2014)
Il Buddha più alto di Bamiyan in Afghanistan,
prima e dopo la distruzione ad oprea dei mujaheddin
«La vigliacca e barbara esecuzione dell’ostaggio americano Steven Sotloff fa inorridire la coscienza umana, sconcerta e sfida il mondo intero. Questo assassinio conferma le motivazioni criminali di movimenti terroristici privi di qualsiasi umanità che si nascondono dietro la religione. Questo non può essere islam». Per la seconda volta nel giro di tre settimane il Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm) interviene per condannare le violenze dei jihadisti del cosiddetto Stato islamico.
Lo fa con un breve comunicato dell’Istituto musulmano della moschea di Parigi, a firma del rettore, Dalil Boubakeur, che è anche presidente del Cfcm. «Il Corano proibisce il crimine e l’assassinio di innocenti», vi si afferma, citando due versetti del testo sacro, il 32 della sura 5 («Chiunque uccida una persona che non abbia ucciso, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera») e il 33 della sura 17 («Non uccidete la vita che Dio ha reso sacra»). Per Boubakeur, l’interpretazione deviata del Corano da parte di questi movimenti terroristici «li allontana dal messaggio del Profeta dell’islam e li esclude dalla comunità dei credenti». Per questo i musulmani di Francia «condannano senza riserva tali atti barbari che suscitano orrore e sconcerto ed esigono che le nazioni si uniscano per sradicare questi atti di violenza che snaturano gravemente la religione musulmana».
Il 13 agosto il Cfcm, considerato l’organismo più rappresentativo dell’islam nel Paese, aveva diffuso un altro comunicato nel quale, «davanti alle esecuzioni e alle persecuzioni indegne subite dalle minoranze religiose cristiane (della Chiesa caldea) e yazide in Iraq, profonda mente radicate nel loro territorio da secoli», si sottolineava che l’islam, religione maggioritaria in questa regione, «ha sempre onorato la libertà di credo e la coesistenza pacifica con queste etnie degne di rispetto».
L’islam nella sua storia «non ha mai tradito il dialogo pacifico che il Profeta ha stabilito con i cristiani di Najran e ha permesso loro di pregare nella sua moschea nel tempo pasquale dell’anno 628». Il Cfcm invita di conseguenza «tutte le coscienze in buona fede, in particolare i musulmani, a esprimere la loro solidarietà e a difendere il principio sacro del diritto dell’altro a credere», e lancia un appello ai musulmani di Francia a «riaffermare il loro attaccamento alla libertà religiosa e al rispetto del credo di ogni persona umana, ovunque essa si trovi».
Ieri — a dimostrazione della compatta vicinanza della comunità musulmana francese (la più numerosa d’Europa con i suoi quasi 5 milioni di membri) al dramma vissuto dalle minoranze religiose in Iraq — è intervenuto anche il presidente dell’Unione delle moschee di Francia (Umf), Mohammed Moussaoui, il quale ha ribadito che «l’organizzazione conosciuta sotto il nome di “Stato islamico” non ha nulla di Stato né di islamico», non essendo altro che «un’accozzaglia di terroristi sanguinari». L’Umf, che riunisce circa cinquecento dei 2500-3000 luoghi di culto musulmani, sottolinea nel comunicato il proprio appello ai giovani musulmani in Francia tentati di andare a combattere a fianco dei terroristi affinché prendano coscienza «dell’ampiezza della gravità dei crimini di cui essi potrebbero diventare complici». Sarebbero più di novecento — riferisce la France Presse — i francesi o i residenti in Francia che starebbero progettando di andare in Siria per combattere tra le fila dei jihadisti oche sono già giunti nel Paese medio-orientale.
Ma l’indignazione dei musulmani di fronte alle atroci immagini di violenza provenienti dal Vicino Oriente sta crescendo di giorno in giorno, sta diventando unanime. Khaldoun Araymit, segretario generale del Consiglio supremo della legge islamica in Libano, ha affermato che «gli atti e le pratiche dell’Is sono totalmente estranei al messaggio della fede musulmana. L’islam è compassione e amore e comunicazione con l’altro». L’università al-Azhar de Il Cairo, uno dei principali centri di insegnamento religioso dell’islam sunnita, ha condannato le azioni dei miliziani dello “Stato islamico”, in particolare lo strumento della decapitazione: «Queste azioni criminali non hanno niente a che vedere con l’islam, non hanno alcun fondamento nella legge islamica, e queste persone non rappresentano l’islam», ha ribadito Abbas Shoman, alto funzionario dell’ateneo. E non mancano i musulmani che su facebook e twitter esprimono il loro netto dissenso davanti ai crimini dei jihadisti, si tratti della crocifissione di cristiani siriani o della vendita al mercato di donne yazide rapite in Iraq.
«Uccidere una persona in modo così brutale», ha dichiarato ad AsiaNews l’arcivescovo di Mossul dei Caldei, Amel Shamon Nona, commentando l’esecuzione del giornalista statunitense Steven Sotloff, «non è umano. Nel ventunesimo secolo non è possibile assistere ancora a questo tipo di uccisioni così tristi e barbare». Il presule ha aggiunto che «non siamo di fronte ad atti eccezionali», perché per le milizie dello “Stato islamico” questa modalità di operare «è una cosa normale», basti ricordare «quello che hanno fatto ai nostri cristiani e alle altre minoranze. Non pensano alle altre persone, non hanno in alcun conto il valore della vita umana». Monsignor Nona è stato il primo a lanciare l’allarme sul pericolo posto dall’avanzata degli islamisti dopo la conquista di Mosul, dove circa 500.000 persone, cristiani e musulmani, sono fuggite all’inizio di giugno, e dove è stato fondato un califfato e imposta la sharia. L’arcivescovo ha invitato a combattere gli islamisti «non solo con le armi», ma lavorando nel profondo sulla società e sui giovani: «Bisogna capire perché la gente, soprattutto i giovani, sono attirati da questa ideologia e lavorare a una vera ricostruzione dell’Iraq», a Baghdad come nelle periferie del Paese.