Scienza e fede in Italia stanno insieme, di Giuseppe Tanzella-Nitti
- Tag usati: giuseppe_tanzella_nitti
- Segnala questo articolo:
Riprendiamo da Avvenire del 12/11/2014 un articolo di Giuseppe Tanzella-Nitti. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (14/12/2014)
​Promosso dalla Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare (Sisri) su un campione di oltre 1000 intervistati, il sondaggio pone a confronto cultura scientifica e fede religiosa degli italiani attraverso l’esplorazione di due temi paradigmatici: l’origine dell’uomo e quella dell’universo. Realizzata su un campione rappresentativo della popolazione italiana e firmata da Matteo Bonato, Paolo Risso e Michele Crudele, l’inchiesta è la prima del suo genere; i risultati sono stati pubblicati dalla rivista «Paradoxa» della Fondazione Nova Spes e messi a confronto con un analogo sondaggio svolto l’anno scorso dall’agenzia Gallup negli Stati Uniti. La Sisri è un’attività del Centro di Documentazione interdisciplinare di scienza e fede (Disf), emanazione della Pontificia università della Santa Croce; vi fanno parte un centinaio di giovani laureati provenienti da tutt’Italia che desiderano arricchire i loro studi con un quadro interdisciplinare attento ai fondamenti filosofici delle scienze e alla luce della Rivelazione cristiana.
All’italiano medio i risultati della scienza e la fede religiosa appaiono tra loro compatibili? Ecco la domanda a cui la Scuola internazionale superiore per la Ricerca interdisciplinare (Sisri) ha cercato di rispondere con un sondaggio – a dire il vero il primo nel suo genere nel nostro Paese – commissionato a specialisti ed effettuato a ottobre su un campione di mille persone rappresentativo di italiani, opportunamente «stratificati» per area geografica, genere, età, titolo di studio, stato civile e professione.
Agli intervistati sono state poste tre domande: una relativa all’origine e all’evoluzione dell’uomo, l’altra riguardante l’origine dell’universo e una terza sulla partecipazione alle funzioni religiose. I primi due quesiti erano formulati per studiare la percezione pubblica della conflittualità tra le cosiddette «verità scientifiche» e le «verità di fede», mentre la terza è stata utile per campionare i soggetti tra non credenti, credenti praticanti e credenti non praticanti.
Due le domande chiave. Con riferimento all’evoluzione dell’uomo, è stato chiesto di esprimere con quale affermazione si ritenessero maggiormente d’accordo: 1) Il processo evolutivo è avvenuto a partire da forme di vita inferiori ed è stato reso possibile grazie all’intervento di Dio; 2) Il processo evolutivo è avvenuto a partire da forme di vita inferiori, senza alcun ruolo da parte di Dio; 3) Dio ha creato dal nulla l’umanità nella sua forma attuale circa 10.000 anni fa. In riferimento all’origine dell’universo, le risposte proposte erano ancora tre: 1) L’universo è stato creato da Dio e la scienza può spiegare la sua origine; 2) L’universo non è stato creato da Dio e la scienza può spiegare la sua origine; 3) L’universo è stato creato da Dio e la scienza non può spiegare la sua origine.
Finalità delle domande era identificare tre attitudini ben definite, entro le quali collocare la posizione degli italiani: 1) apertura sia verso le verità scientifiche sia al ruolo di un Dio trascendente; 2) apertura alla scienza, ma netta chiusura verso la trascendenza; 3) chiusura verso la scienza e visione del ruolo di Dio vicino alle tesi del fondamentalismo biblico. Per la domanda sull’origine e l’evoluzione dell’uomo, la maggioranza relativa degli intervistati (42%) ritiene che il processo evolutivo che ha portato alla comparsa dell’uomo sulla Terra sia avvenuto a partire da forme di vita inferiori e sia stato reso possibile grazie all’aiuto di un Dio creatore (posizione «apertura alla scienza e anche alla trascendenza»). Il 30% degli intervistati sostiene invece che il processo evolutivo sia senza alcun intervento di Dio («apertura alla scienza e chiusura alla trascendenza») e il restante 28% pensa che Dio abbia creato dal nulla l’umanità nella sua forma attuale circa 10.000 anni fa («chiusura alla scienza e apertura alla trascendenza»).
I risultati relativi alla seconda domanda sono simili a quelli ottenuti per la prima. La maggioranza relativa (45%) degli intervistati pensa che l’universo sia stato creato da Dio e che la scienza ne possa spiegare l’origine («apertura a scienza e trascendenza»); il 28% ritiene invece che l’universo non sia stato creato da Dio e che la scienza possa spiegarne l’origine («apertura alla scienza e chiusura alla trascendenza»); il restante 27% crede che l’universo sia stato creato da Dio e che la scienza non possa spiegare nulla circa la sua l’origine («chiusura alla scienza e apertura alla trascendenza»).
I risultati sembrano dunque chiari: gli italiani non sono fondamentalisti. Dalle risposte pervenute emerge una società in cui la maggioranza relativa, poco meno della metà, accetta le verità scientifiche sull’origine dell’uomo e dell’universo e, al tempo stesso, mostra apertura alla trascendenza, ritenendo che Dio abbia avuto un ruolo nel processo evolutivo del genere umano e che sia il Creatore dell’universo. Per entrambi i quesiti, la frazione di italiani che rifiuta una spiegazione scientifica della comparsa dell’uomo e dell’universo corrisponde alla parte più piccola del campione, sebbene ancora significativa.
L’interesse del sondaggio si accresce per il confronto con quanto realizzato su un analogo campione sociale negli Usa solo un anno fa. Una Gallup survey, che ha reiterato più volte sondaggi di questo tipo, vedeva la maggioranza relativa degli intervistati, circa il 46%, appartenere alla categoria di coloro che manifestavano una netta chiusura alla scienza, sottoscrivendo un’interpretazione quasi letterale della Scrittura in merito alle origini dell’uomo («Dio ha creato dal nulla l’umanità nella sua forma attuale 10.000 anni fa circa»). Erano invece solo il 32% (contro il 42% presentato dal campione di italiani) coloro per i quali il processo evolutivo è avvenuto a partire da forme di vita inferiori ma è stato reso possibile anche grazie a un intervento di Dio.
Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, solo il 15% degli americani condivide la posizione di chi accetta i risultati della scienza in modo esclusivo, senza ascoltare alcuna risposta proveniente dalla fede religiosa. La società negli Usa sembra essere cambiata poco, al rispetto: negli altri 10 sondaggi svolti dalla Gallup in anni differenti a partire dal 1982, i risultati sono molto simili a quelli del 2012 e le tre diverse posizioni si dispongono sempre nello stesso ordine.
Diversamente da quella italiana, la popolazione americana risulta dunque molto meno aperta ad accogliere una spiegazione scientifica dell’origine dell’uomo. In effetti il dibattito tra «evoluzionisti» e «creazionisti» fondamentalisti è molto più acceso negli Stati Uniti, rispetto a quanto accade nel nostro Paese. Nella sua globalità, la società italiana mostra invece di essere, su questi temi, aperta sia a contributi provenienti da discipline diverse (biologia e teologia nel primo quesito, cosmologia e teologia nel secondo) sia al dialogo tra esse.
Per quanto riguarda poi la domanda sulla frequenza religiosa, il 36,1% del campione intervistato (maggioranza relativa) dichiara di essere credente e di partecipare alle funzioni religiose alcune volte durante l’anno; il 32,7% di essere credente e di partecipare alle funzioni religiose con frequenza settimanale o quasi; il 17,6% dichiara di essere non credente; il 13,6% di essere credente ma non praticante.
È significativo, infine, che la frazione degli intervistati con un titolo di studio più elevato, cioè laurea o superiore, la maggioranza dei quali (28%) appartiene alla fascia d’età 25-34 anni, risulta per la maggior parte essere credente con partecipazione alle funzioni religiose almeno alcune volte durante l’anno (il 42% di essi). La maggioranza relativa (48% circa) in questo sottocampione di laureati, per entrambi i quesiti sulle origini, appartiene alla categoria di chi è aperto sia verso le trascendenza sia verso la scienza, mostrando quindi di ritenere compatibili scienza e fede.
I risultati del sondaggio, in particolare il fatto che la maggioranza degli italiani mostri un atteggiamento di apertura interdisciplinare, non conflittuale, in cui viene accettata la spiegazione scientifica sull’origine dell’uomo e dell’universo e al tempo stesso una teoria che trascende la natura e il metodo scientifico, sono particolarmente incoraggianti. Molto lavoro rimane da fare, anche da parte della comunicazione scientifica e di quella religiosa, per rassicurare la frazione di popolazione che mostra ancora un atteggiamento di timore o diffidenza verso le spiegazioni scientifiche. Le numerose iniziative sul dialogo fra scienza e fede attive sul nostro Paese possono far molto in questo senso e hanno già determinato, a nostro avviso, un’inversione di tendenza rispetto agli Usa.
© riproduzione riservata