GLI SPIRITUALS: una versione orale della Bibbia. L’incontro della cultura afroamericana con il cristianesimo, di Luca Miele (dalla rassegna stampa)
Riprendiamo da L’Osservatore Romano del 10 luglio 2009 un articolo di Luca Miele apparso con il titolo originario La salvezza arriva in treno. Bibbia, ritualità africana e innodia di matrice europea trovano negli spiritual un singolare amalgama.
Il Centro culturale Gli scritti (10/7/2009)
La salvezza arriva in treno, di Luca Miele
All'origine della canzone americana si stagliano gli spiritual, i canti degli schiavi afroamericani. Con la loro fusione di innodia europea e di eredità africane, gli spiritual hanno depositato nella cultura a stelle e strisce un "serbatoio" di immagini, parole, suoni, gesti al quale la canzone Usa non ha mai smesso di attingere. Il loro statuto prima ancora di essere estetico è ontologico, prima ancora che etico è escatologico.
Dinanzi a un regime brutale e disumanizzante come quello schiavista, l'afroamericano elaborò una strategia di affermazione identitaria - individuale e collettiva allo stesso tempo - che si attualizzò attraverso la fede, una fede espressa nel canto, ritualizzata nel ritmo e nell'incontro comunitario.
Questa "riaffermazione" ha consentito agli afroamericani di sanare la frattura dalla quale erano attraversati se è vero - come ha scritto la studiosa Allen Dwight Callahan - che essi incarnavano la più grande contraddizione della società americana: "Erano schiavi nella terra della libertà. Come schiavi, erano allo stesso tempo persone e proprietà. Come africani, erano gli eredi di una storia antica quanto nobile ed erano inchiodati a un presente ignobile. Relegati ai margini della società americana, essi rimanevano al centro dei suoi più stridenti conflitti. A lungo, anche dopo la caduta del sistema schiavista, i loro discendenti portarono addosso il marchio di queste contraddizioni".
Allo stesso tempo, il patrimonio degli spiritual consente di illuminare una delle attitudini della cultura americana, ossia l'assoluta centralità accordata alla voce. Ha scritto ancora Callahan: "Fu attraverso la voce, e non attraverso la pagina stampata, che la Bibbia entrò profondamente nel mondo degli schiavi. La Bibbia degli schiavi divenne musicale, la musica degli schiavi divenne biblica".
Tra Bibbia e spiritual c'è dunque una coappartenenza originaria, così come è stata tematizzata dall'etnomusicologo Harold Courlander: "Se gli spiritual fossero sistematizzati in ordine cronologico rappresenterebbero una versione orale della Bibbia. Ogni canto si nutre di un passo significativo delle Sacre Scritture".
Se è vero che il ritmo è il "principio spirituale che organizza la vita dell'africano" (Angela M. S. Nelson), e se questo si riversò negli spiritual, allora si comprende come l'eredità africana non sia stata del tutto cancellata ma abbia trovato proprio nei canti un luogo privilegiato di espressione. Il rapporto tra i neri e il canto è insomma radicale e informa interamente la loro esistenza: "Per i neri è il loro essere stesso a dipendere dal canto. Attraverso i canti, essi costruirono nuove strutture per l'esistenza in una terra aliena" (James H. Cone).
Questo non significa che gli spiritual fossero solo una risposta alla tribolazione e all'orrore della vita nelle piantagioni. Essi contenevano, nota ancora Cone, "una vibrante affermazione di vita. Negli spiritual si realizza la comunità, così come essa prende forma nel ritmo".
Dunque, la parola biblica e il canto, la ritualità africana (così come si esprimeva nel ritmo e nelle forme coreutiche a esso legate) e l'innodia di matrice europea: gli spiritual furono il singolare amalgama di questi elementi eterogenei. Nelle parole di Franco Minganti: "Il Cristianesimo fu per il nero esperienza di oralità e gestualità: si fece dialogo, preghiera, canto, urlo, danza, trance. Esorcismo, ritmo della sacralità e del magico della vita".
Se questo è il campo di esperienza ricoperto dagli spiritual, qual è il loro cuore "poetico e religioso"? In essi è l'urgenza della liberazione dal male ad assumere una preminenza assoluta all'interno di una prospettiva marcatamente escatologica.
Il motivo della liberazione trae la sua centralità proprio nella consapevolezza che la vita dello schiavo è fatta di dolore, offesa dal peso della prevaricazione. Gli spiritual registrano immagini di dolore, di mortificazione, di morte legate alla schiavitù. "A volte mi sento proprio come un orfano". (Motherless child). "Alle volte mi sento a posto / altre mi sento a pezzi / sì Signore / certe volte sono proprio a terra" (Nobody knows the trouble I've seen).
Ma l'onnipresenza del dolore - del trouble - non ostruisce la possibilità della liberazione, ma anzi la fonda. Nel brano Didn't my Lord deliver Daniel? irrompe l'intervento salvifico: "Ha salvato Daniele dalla fossa dei leoni / Giona dal ventre della balena / e i bambini ebrei dalla fornace ardente / Non ha il Signore liberato Daniele? / Non ha il Signore liberato Daniele? E perché allora non ogni uomo?".
Nel brano è prefigurato il giorno del Giudizio: "Il vento soffia a Est / il vento soffia a Ovest / soffia come il giorno del giudizio / e ogni povera anima che non ha mai pregato / sarà felice di pregare quel giorno". Il giorno del Giudizio è atteso con fervore dallo schiavo: il capovolgimento escatologico consentirà al fedele di raggiungere la "casa del Padre", di ritrovare la sua "dimora" in Paradiso.
A essere spazzata via sarà innanzitutto la schiavitù. "Non più vendite all'asta per me / non più misure di granturco per me / non più cento frustate per me" (Many thousand go).
Un evento cosmico qual è la risurrezione di Cristo - quando il sole "non splenderà più", la luna "si tingerà di sangue", le stelle "spariranno" o, ancora, quando "la pioggia non bagnerà più", il sole "non ustionerà più" e la frusta "non si abbatterà più" - "è riportato nelle categorie esistenziali dello schiavo: “La mia anima, ha liberato me”". (Paolo Ribet) "Gesù è nostro amico / ci proteggerà fino alla fine" (A little talk with Jesus).
La resurrezione è l'evento che spezza le catene - materiali e spirituali - che costringono l'afroamericano: "Non piangere più Marta / non piangere più Maria / Gesù è risorto dai morti / Felice mattino / Glorioso mattino" (Happy morning). "Gli spiritual incorporano una prospettiva teologica che suggerisce che ogni situazione che non equivale alla liberazione è male ed è contro la volontà di Dio" (Anthony B. Pinn).
La liberazione è spesso resa da figure che indicano attraversamenti, per esempio, l'attraversamento delle acque: Dio "apre un guado" (Wade a water), ordina alle acque del mar Rosso di spalancarsi (Oh Mary don't you weep). Altre volte ritrovarsi sulla riva del Giordano significa approdare nella terra dove scorrono "latte e miele" (Micheal row the boat ashore).
I testi degli spiritual accordano grande spazio a tutte le figure che consentono il movimento. Il movimento incarna il desiderio di trascendenza, come accade in Gospel train. La frequenza con cui ritorna nella canzone Usa il motivo del treno Gospel è una testimonianza della vitalità degli spiritual e del loro simbolismo. Da Woody Guthrie a Tom Waits, da Bob Dylan a Bruce Springsteen e Curtis Mayfield, il fischio del treno è stato costantemente associato all'irruzione della salvezza.
(©L'Osservatore Romano - 10 luglio 2009)
Il Centro culturale Gli scritti (10/7/2009)
La salvezza arriva in treno, di Luca Miele
All'origine della canzone americana si stagliano gli spiritual, i canti degli schiavi afroamericani. Con la loro fusione di innodia europea e di eredità africane, gli spiritual hanno depositato nella cultura a stelle e strisce un "serbatoio" di immagini, parole, suoni, gesti al quale la canzone Usa non ha mai smesso di attingere. Il loro statuto prima ancora di essere estetico è ontologico, prima ancora che etico è escatologico.
Dinanzi a un regime brutale e disumanizzante come quello schiavista, l'afroamericano elaborò una strategia di affermazione identitaria - individuale e collettiva allo stesso tempo - che si attualizzò attraverso la fede, una fede espressa nel canto, ritualizzata nel ritmo e nell'incontro comunitario.
Questa "riaffermazione" ha consentito agli afroamericani di sanare la frattura dalla quale erano attraversati se è vero - come ha scritto la studiosa Allen Dwight Callahan - che essi incarnavano la più grande contraddizione della società americana: "Erano schiavi nella terra della libertà. Come schiavi, erano allo stesso tempo persone e proprietà. Come africani, erano gli eredi di una storia antica quanto nobile ed erano inchiodati a un presente ignobile. Relegati ai margini della società americana, essi rimanevano al centro dei suoi più stridenti conflitti. A lungo, anche dopo la caduta del sistema schiavista, i loro discendenti portarono addosso il marchio di queste contraddizioni".
Allo stesso tempo, il patrimonio degli spiritual consente di illuminare una delle attitudini della cultura americana, ossia l'assoluta centralità accordata alla voce. Ha scritto ancora Callahan: "Fu attraverso la voce, e non attraverso la pagina stampata, che la Bibbia entrò profondamente nel mondo degli schiavi. La Bibbia degli schiavi divenne musicale, la musica degli schiavi divenne biblica".
Tra Bibbia e spiritual c'è dunque una coappartenenza originaria, così come è stata tematizzata dall'etnomusicologo Harold Courlander: "Se gli spiritual fossero sistematizzati in ordine cronologico rappresenterebbero una versione orale della Bibbia. Ogni canto si nutre di un passo significativo delle Sacre Scritture".
Se è vero che il ritmo è il "principio spirituale che organizza la vita dell'africano" (Angela M. S. Nelson), e se questo si riversò negli spiritual, allora si comprende come l'eredità africana non sia stata del tutto cancellata ma abbia trovato proprio nei canti un luogo privilegiato di espressione. Il rapporto tra i neri e il canto è insomma radicale e informa interamente la loro esistenza: "Per i neri è il loro essere stesso a dipendere dal canto. Attraverso i canti, essi costruirono nuove strutture per l'esistenza in una terra aliena" (James H. Cone).
Questo non significa che gli spiritual fossero solo una risposta alla tribolazione e all'orrore della vita nelle piantagioni. Essi contenevano, nota ancora Cone, "una vibrante affermazione di vita. Negli spiritual si realizza la comunità, così come essa prende forma nel ritmo".
Dunque, la parola biblica e il canto, la ritualità africana (così come si esprimeva nel ritmo e nelle forme coreutiche a esso legate) e l'innodia di matrice europea: gli spiritual furono il singolare amalgama di questi elementi eterogenei. Nelle parole di Franco Minganti: "Il Cristianesimo fu per il nero esperienza di oralità e gestualità: si fece dialogo, preghiera, canto, urlo, danza, trance. Esorcismo, ritmo della sacralità e del magico della vita".
Se questo è il campo di esperienza ricoperto dagli spiritual, qual è il loro cuore "poetico e religioso"? In essi è l'urgenza della liberazione dal male ad assumere una preminenza assoluta all'interno di una prospettiva marcatamente escatologica.
Il motivo della liberazione trae la sua centralità proprio nella consapevolezza che la vita dello schiavo è fatta di dolore, offesa dal peso della prevaricazione. Gli spiritual registrano immagini di dolore, di mortificazione, di morte legate alla schiavitù. "A volte mi sento proprio come un orfano". (Motherless child). "Alle volte mi sento a posto / altre mi sento a pezzi / sì Signore / certe volte sono proprio a terra" (Nobody knows the trouble I've seen).
Ma l'onnipresenza del dolore - del trouble - non ostruisce la possibilità della liberazione, ma anzi la fonda. Nel brano Didn't my Lord deliver Daniel? irrompe l'intervento salvifico: "Ha salvato Daniele dalla fossa dei leoni / Giona dal ventre della balena / e i bambini ebrei dalla fornace ardente / Non ha il Signore liberato Daniele? / Non ha il Signore liberato Daniele? E perché allora non ogni uomo?".
Nel brano è prefigurato il giorno del Giudizio: "Il vento soffia a Est / il vento soffia a Ovest / soffia come il giorno del giudizio / e ogni povera anima che non ha mai pregato / sarà felice di pregare quel giorno". Il giorno del Giudizio è atteso con fervore dallo schiavo: il capovolgimento escatologico consentirà al fedele di raggiungere la "casa del Padre", di ritrovare la sua "dimora" in Paradiso.
A essere spazzata via sarà innanzitutto la schiavitù. "Non più vendite all'asta per me / non più misure di granturco per me / non più cento frustate per me" (Many thousand go).
Un evento cosmico qual è la risurrezione di Cristo - quando il sole "non splenderà più", la luna "si tingerà di sangue", le stelle "spariranno" o, ancora, quando "la pioggia non bagnerà più", il sole "non ustionerà più" e la frusta "non si abbatterà più" - "è riportato nelle categorie esistenziali dello schiavo: “La mia anima, ha liberato me”". (Paolo Ribet) "Gesù è nostro amico / ci proteggerà fino alla fine" (A little talk with Jesus).
La resurrezione è l'evento che spezza le catene - materiali e spirituali - che costringono l'afroamericano: "Non piangere più Marta / non piangere più Maria / Gesù è risorto dai morti / Felice mattino / Glorioso mattino" (Happy morning). "Gli spiritual incorporano una prospettiva teologica che suggerisce che ogni situazione che non equivale alla liberazione è male ed è contro la volontà di Dio" (Anthony B. Pinn).
La liberazione è spesso resa da figure che indicano attraversamenti, per esempio, l'attraversamento delle acque: Dio "apre un guado" (Wade a water), ordina alle acque del mar Rosso di spalancarsi (Oh Mary don't you weep). Altre volte ritrovarsi sulla riva del Giordano significa approdare nella terra dove scorrono "latte e miele" (Micheal row the boat ashore).
I testi degli spiritual accordano grande spazio a tutte le figure che consentono il movimento. Il movimento incarna il desiderio di trascendenza, come accade in Gospel train. La frequenza con cui ritorna nella canzone Usa il motivo del treno Gospel è una testimonianza della vitalità degli spiritual e del loro simbolismo. Da Woody Guthrie a Tom Waits, da Bob Dylan a Bruce Springsteen e Curtis Mayfield, il fischio del treno è stato costantemente associato all'irruzione della salvezza.
(©L'Osservatore Romano - 10 luglio 2009)