Appunti inglesi, di Andrea Lonardo 16/ La filosofia politica da Moro a Locke e la storia di Inghilterra 17/ La “democrazia” di Cromwell non bandì solo il teatro, ma proibì anche gli strumenti musicali 18/ Gli eccidi di Oliver Cromwell in Irlanda e Scozia 19/ Cromwell e la “teocrazia” puritana 20/ Chesterton dimenticato 21/ San Giorgio patrono di Inghilterra e l’armatura di Enrico VIII

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 09 /11 /2014 - 14:25 pm | Permalink | Homepage
- Tag usati: , ,
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Il centro culturale Gli scritti (9/11/2014)

16/ La filosofia politica da Moro a Locke e la storia di Inghilterra

Tommaso Moro è universalmente noto per l’opera Utopia, più che per il suo martirio. Ebbene utopia è una parola da lui inventata che ha avuto grande seguito, sia nella sua versione positiva – un mondo ideale cui ogni società aspira – sia nella sua versione negativa – una riflessione su società talmente perfette da diventare tiranniche, come in Orwell (si veda La fattoria degli animali e, soprattutto, 1984) ed in A. Huxley (Il mondo nuovo).

Il termine utopia in Moro gioca sul doppio senso di luogo che non esiste in nessun luogo (propriamente sarebbe a-topia, non u-topia), ma anche di luogo felice, eu-topia (in inglese il suono è simile). 

Il pensiero politico si volge con quest’opera ad immaginare, a creare, ad ipotizzare: infatti, Utopia è un romanzo.

Non si deve dimenticare, però, che Utopia inizia con una critica sociale. Il sogno di una diversa società nasce dall’analisi dei tratti distruttivi della presente. In particolare, Utopia prende le mosse dall’affermazione famosa che “le pecore stanno mangiando gli uomini”. Moro denuncia con questo esordio le enclosures, cioè le recinzioni che chiudono i pascoli ai pastori più poveri, riservandoli ai già benestanti. Moro prende le mosse cioè dall’eliminazione delle libere terre di origine medioevale, dove a tutti era garantito l’accesso ai pascoli.

La dissoluzione delle consuetudini medioevali - in particolare di quella serie di strutture nate alla base, come i comuni, le corporazioni, ecc. che facevano sì che nessuno cadesse in povertà -, stava determinando una nuova situazione dove l’individuo veniva ormai schiacciato dallo stato e dai ricchi possidenti, senza più garanzie. Ecco perché “le pecore stanno uccidendo gli uomini”: nell’età moderna, a differenza dei secoli precedenti, lo sviluppo dell’economia e del latifondo, uccideva le comunità locali e le persone, favorendo il latifondo.

Ovviamente Utopia è un testo di chiara ispirazione cristiana che critica l’emergere dei nuovi ricchi, non più legati al rispetto della persona tipico del mondo medioevale. Interessante è anche che Utopia nasca da un politico di professione come Moro che era Cancelliere del re e questo conferisce ben altra forza alla sua opera di quella che hanno testi analoghi come, ad esempio La città del sole di Campanella, che fu filosofo, ma non uomo politico.

Merita sottolineare che l’Inghilterra, a differenza dei paesi del continente, hanno, comunque e in qualche modo, salvato il portato medioevale, esattamente perché non si è mai confidato solamente nel diritto positivo elaborato in Parlamento. La tradizione inglese, infatti, si caratterizza per la common law che vale a fianco ed in interazione con la legge via via cristallizata in Parlamento. Per questo l’apparato statale è stato nei secoli guidato da un lato dalla Camera dei Lords, dove siedono ancora oggi anche i vescovi a rappresentare le comunità locali, così come persone autorevoli che eccellono in diversi campi della vita pubblica e della cultura, a fianco degli eletti dell’altra Camera che rappresentano invece gli elettori. Per comprendere questa mescolanza di antico e di nuovo tipico del mondo inglese si può pensare anche al ruolo del re/regina, ispirato alla figura del sovrano medioevale che si fa garante di una legge superiore che non può essere infranta da parte di nessuno, nemmeno dallo stesso regnante.

L’Inghilterra, che pure è ritenuta la madre dei moderni stati costituzionali, in realtà non ha una costituzione, proprio perché l’elaborazione di una carta costituzionale implicherebbe una rifondazione ex novo dello stato, con l’azzeramento del passato: esattamente ciò che non si è mai compiuto in Inghilterra dove il passato è sempre vivo insieme al presente della legge pubblica sempre di nuovo rielaborata.

Nel continente, invece, pian piano la monarchia ha esautorato le tradizioni precedenti, pervenendo ad una vera e propria rifondazione degli apparati statali.

Ad esempio, dinanzi alla “nobiltà”, il monarca si propose nel continente, ad esempio in Francia, sempre più come un potere assolto. Nel medioevo l’aristocrazia aveva un compito di servizio della compagine statale, esercitando nelle diverse comunità locali la giustizia a nome del sovrano e dello regno. Man mano che le monarchie divennero assolute, sottrassero le responsabilità di governo che erano state proprie degli aristocratici, conservando loro solo i privilegi. Il popolo maturò così un atteggiamento ostile verso l’aristocrazia, perché essa era ormai una realtà superflua e parassitaria: magistrature dello stato sostituirono il ruolo dei nobili che erano sempre più inutili a motivo del nuovo assetto statale che non riconosceva loro più un compito statale.

Nel medioevo era semplicemente impensabili un potere assoluto, innanzitutto perché il re era sottoposto alla legge divina di cui era custode, ma che non poteva infrangere. È impensabile, ad esempio, nel diritto medioevale qualcosa come uno ius primae noctis (solo l’impianto ideologico di alcuni storici ha permesso che questa leggenda si propagasse), mentre sarà piuttosto il monarca assoluto di età successiva a poter decidere direttamente della vita dei sudditi senza limite alcuno – L’État c’est moi.

Nella proposta politica di Hobbes scompare la pluralità dei poteri tipica del mondo medioevale. Hobbes riferisce ancora al “diritto naturale”, ma il suo concetto di tale diritto è limitato dall’idea che la sua concretizzazione dipende dal sovrano che di fatto ne diviene arbitro. Certo per lui è “naturale” ed universale che non si debba commettere furto, omicidio o adulterio, ma è poi il sovrano a determinare cosa sia furto o omicidio o adulterio.

Hobbes scrisse probabilmente in seguito all’esecuzione di Carlo I ed ebbe problemi con la censura anglicana, accusato di eresia.

Anche J. Locke ritiene che esista una legge universalmente diffusa nella ragione umana, una “legge naturale”, poiché dipendente da Dio stesso che l’ha posta nelle coscienze, al di là delle religioni concrete cui ognuno appartiene. Locke è un giusnaturalista. Per questo propugna un ideale di tolleranza. Ne sono però esclusi i papisti e gli atei. In particolare ritiene che gli atei non debbano essere tollerati perché se non credono in Dio giungeranno alla fine a rifiutare anche la legge naturale.

Locke è, in qualche modo, alle origini della cosiddetta Rivoluzione gloriosa, la rivoluzione che dette inizio alla monarchia detta costituzionale (anche se, come si è già scritto, non esiste costituzione in Inghilterra).

In Hume, invece, non c’è una precisa sistemazione di un pensiero politico. Egli fu, però, decisivo per lo sviluppo politico del paese a motivo della sua Storia d’Inghilterra che strutturò in modo duraturo il modo di pensarsi della nazione stessa, perché tale opera venne molto letta e divenne famosa. Hume ritiene che il passato dell’umanità sia oscuro solo la modernità luminosa e garante di libertà: questa semplificazione dello sviluppo storico gli derivava dal mettere in ombra il concorso popolare e le diffusa partecipazione del popolo in ambito locale che caratterizzò l’età medioevale tramite le diverse corporazioni, le infinite leggi di protezione delle terre comuni, il ruolo di monasteri e cattedrali che si ergevano a difesa del territorio e così via.

Con Bentham si giunge ad un paradosso: egli propone una cristallizzazione della legge (contro la tradizione tipica dell’Inghilterra), invitando a superare il diritto consuetudinario (la common law) in vista di un’assolutizzazione del diritto parlamentare per una legislazione uniforme ed uniformante.

17/ La “democrazia” di Cromwell non bandì solo il teatro, ma proibì anche gli strumenti musicali

Oliver Cromwell, a partire dal suo puritanesimo religioso di stampo calvinista, proibì in Inghilterra non solo il teatro, in quanto demoniaco, ma anche l’uso degli strumenti musicali. Fece distruggere tutti gli organi delle chiese e proibì la musica in pubblico.

La musica inglese al tempo di Cromwell

Riprendiamo dal web una breve presentazione della musica ai tempi di Oliver Cromwell, da una presentazione di un concerto organizzato dalla Fondazione culturale San Fedele il 15 maggio 2013.

Pochi giorni dopo la decapitazione di re Carlo I (30 gennaio 1649), uno dei maggiori compositori inglesi del Seicento, Thomas Tomkins, compose una Pavana significativamente ed eufemisticamente intitolata These distracted times. Effettivamente, durante gli anni della Repubblica retta con pugno di ferro da Oliver Cromwell, la vita per i musicisti non fu più facile di quella dei nobili e degli appartenenti al clero anglicano.

Nonostante numerose restrizioni, come la condanna delle rappresentazioni sceniche e la drammatica disposizione ufficiale di distruggere gli organi delle chiese, la vitalità della musica inglese non calò affatto. Infatti, oltre a registrare l’allestimento di numerosi Masques (genere drammaturgico-musicale squisitamente inglese), raggirando la severa censura puritana, in conseguenza del clima d’insicurezza e di terrore che regnava allora nelle strade delle città inglesi, il ‘consumo musicale’, seppur confinato entro la sfera domestica, ebbe un notevolissimo incremento, soprattutto dietro impulso delle composizioni strumentali di Jenkins, Simpson e Locke, in programma, e, ancora, quelle del virtuoso di viola da gamba Tobias Hume.

Da poco conclusasi la stagione delle composizioni per liuto, con Dowland, e per virginale, che, dopo Gibbons, trovò in Locke un felice prosecutore, il genere strumentale rappresentativo per eccellenza del pieno Seicento inglese è senz’altro quello delle Fantasie per viola da gamba e quelle per consort di viole. In quest’ultime, grazie soprattutto a Simpson e a riprova della vitalità e dell’apertura culturale della musica strumentale inglese al ‘tempo di Cromwell’, sia le musiche improntate a caratteristici passi di danza sia quelle più influenzate dal contrappunto vocale si aprirono a un’inquietudine armonica tutta italiana, come pure italiano è l’impianto formale delle Sonate a tre alle quali si conformarono le Fantasie per viole. Con la fine della dittatura di Cromwell e la ‘restaurazione’ di re Carlo II, sotto influsso della musica di corte francese, il consort di viole si allargò ai violini, ormai del tutto consueti ‘al tempo di Henry Purcell’ (a.t.).

18/ Gli eccidi di Oliver Cromwell in Irlanda e Scozia

Riprendiamo dalla voce Oliver Cromwell di Wikipedia (al 17/9/2014) alcune notizie sugli eccidi dei puritani in Irlanda e Scozia e sull’espropriazioni di terre in quelle regioni.

Le imprese belliche di Cromwell lo hanno reso molto impopolare in Irlanda e Scozia, due nazioni in precedenza quasi indipendenti che, durante le guerre civili, caddero a tutti gli effetti sotto il dominio inglese. In particolare la brutale repressione delle forze realiste perpetrata da Cromwell in Irlanda nel 1649 ha lasciato un ricordo vivo ancora oggi nella memoria degli irlandesi. Il simbolo più duraturo dei metodi brutali che vennero impiegati è l'assedio di Drogheda, del settembre 1649, in cui, quando la città fu espugnata, furono massacrate quasi 3.500 persone, fra cui 2.700 soldati fedeli al re, tutti gli uomini armati della città, alcuni civili, prigionieri e preti cattolici. Questo episodio ha alimentato per oltre tre secoli l'odio fra inglesi ed irlandesi, così come quello fra cattolici e protestanti.

Irlanda

Fino a che punto volesse spingersi Cromwell nelle repressioni è argomento controverso. Non c'è dubbio che in generale considerasse gli irlandesi come nemici, tanto è vero che giustificò il saccheggio di Drogheda come ritorsione contro i massacri di protestanti avvenuti nell'Ulster nel 1641, spingendosi fino a definire il massacro come:

"Il solenne giudizio divino contro questi vili barbari, che si sono macchiati le mani di sangue innocente"

Inoltre si racconta di molte chiese cattoliche, come la cattedrale di Kilkenny, profanate e trasformate in stalle. D'altro canto ci sono precise testimonianze che, all'ingresso dell'esercito in Irlanda, Cromwell diede precisi ordini che gli abitanti non venissero privati del cibo, e che le vettovaglie potessero essere regolarmente acquistate. È stato anche affermato che il giorno dell'assalto finale Cromwell diede disposizioni di offrire la resa alla guarnigione di Drogheda, e di mettersi sotto la protezione delle forze di occupazione. Al rifiuto opposto dagli assediati, anche quando gli attaccanti avevano già aperto una breccia nelle mura, era praticamente inevitabile, viste le abitudini dell'epoca, che il destino di tutti gli uomini sorpresi con le armi in pugno fosse segnato. L'interpretazione di questi avvenimenti è comunque tuttora oggetto di dibattito fra gli storici.

Gli uomini di Cromwell commisero un altro barbaro massacro a Wexford, quando irruppero nella città proprio mentre erano in corso le trattative della resa, uccidendo 2.000 fra soldati e civili irlandesi. Va sottolineato che questi due atroci fatti non furono episodi isolati della guerra iniziata nel 1641 in Irlanda, ma, tuttavia, ebbero la massima risonanza, tanto da essere ricordati ancora oggi, perché furono abilmente utilizzati dalla propaganda realista nel tentativo di dipingere Cromwell come un mostro sanguinario, responsabile ovunque andasse dell'assassinio di civili innocenti.

Cromwell stesso non riconobbe mai di essere stato responsabile dell'uccisione di civili in Irlanda, affermando sempre di aver agito con inflessibilità solo contro coloro che si opponevano "in armi" all'esercito di occupazione. Ed infatti è vero che le peggiori atrocità commesse in quel paese, come deportazioni di massa, uccisioni e riduzione in schiavitù nell'isola di Barbados, furono commesse da subordinati di Cromwell solo dopo che questi era rientrato in Inghilterra. Sull'onda della conquista dell'isola tutte le terre di proprietà dei cattolici furono confiscate con "Act for the Settlement of Ireland 1652", la professione della fede Cattolica Romana messa fuori legge, e poste taglie sui preti. Ciononostante l'Irlanda rimase una nazione cattolica poiché la stragrande maggioranza dei suoi abitanti si rifiutò di abbandonare la propria fede religiosa.

A prescindere dalle sue vere intenzioni, c'è da dire che Cromwell non fu il solo a compiere azioni efferate contro gli irlandesi, tradizionalmente considerati "selvaggi ed inferiori" dagli inglesi (così come, analogamente, i cattolici erano considerati dai protestanti). In modo particolare, gli appartenenti alla fazione parlamentare dimostrarono di nutrire un odio implacabile contro gli irlandesi durante tutto il corso delle guerre civili. I realisti erano, invece, meno ostili agli irlandesi, e, verso la fine della guerra, si allearono addirittura con la confederazione che li riuniva, e questa alleanza li mise in cattiva luce agli occhi dei protestanti inglesi e scozzesi. Le uccisioni di protestanti avvenute nell'Ulster nel 1641 provocarono circa 4.000 vittime, molto meno dei 180.000 che, strumentalmente, si fece credere all'opinione pubblica inglese. Anche questo episodio, quindi, fu usato come arma propagandistica per alimentare il sentimento anti-irlandese ed anti-realista, ed è evidente che Cromwell ne fosse al corrente.

Scozia

Cromwell invase la Scozia nel periodo 1650-1651, dopo che gli Scozzesi avevano incoronato Re d'Inghilterra Carlo II, figlio di Carlo I, in un tentativo di restaurazione monarchica. Cromwell sarebbe stato disposto a tollerare una Scozia indipendente, ma fu costretto a reagire quando gli scozzesi invasero l'Inghilterra. Cromwell era meno ostile agli scozzesi, che erano in gran maggioranza di religione presbiteriana, che non ai cattolici irlandesi, e, quando si riferiva a loro, li definiva "Popolo di Dio, sebbene ingannati". Ciò tuttavia non gli impedì di agire con spietatezza anche nei loro confronti. Sebbene inferiori di numero i suoi veterani inflissero pesanti sconfitte agli scozzesi nella Battaglia di Dunbar, nel 1650 e nella Battaglia di Worcester ed occuparono il paese. Le migliaia di prigionieri scozzesi furono trattati molto male, tanto che molti di essi morirono di malattia e stenti, mentre altri vennero deportati nella colonia penale di Barbados. Gli uomini di Cromwell, al comando di George Monck, saccheggiarono la città di Dundee con una ferocia non minore di quella usata a Drogheda. Da allora la Scozia cadde sotto il dominio inglese, rimanendo a lungo sotto occupazione militare, con una linea di fortificazioni che dividevano le Highland dal resto del paese. La professione della fede presbiteriana fu permessa, ma la sua "Kirk", il nome con cui si designa la Chiesa di Scozia, non ebbe più, come prima della guerra, l'appoggio dei tribunali civili nell'imporre le proprie leggi. Sia in Irlanda che in Scozia Cromwell fu ricordato come un nemico "spietato e senza scrupoli". In particolare, il motivo per cui gli irlandesi hanno da quel periodo tradizionalmente deprecato la sua memoria, dipende in gran parte dai massicci espropri di terre a favore dei suoi soldati e dalle atrocità commesse durante la guerra.

19/ Cromwell e la “teocrazia” puritana

Basta leggere qualche frammento dei discorsi di Cromwell per rendersi conto del “difetto” di laicità nel suo approccio alla politica. La persecuzione che i puritani avevano subito da parte degli anglicani lo spinse probabilmente ad un atteggiamento durissimo verso la chiesa anglicana. Ecco un brano del suo famosissimo discorso pronunciato alla Camera dei Comuni il 20 aprile 1653 in polemica con il Parlamento creato dopo l'abbattimento della monarchia grazie all'opera dello stesso Cromwell. Gli accenti biblici ed i riferimenti religiosi sono ossessivi, fino al grido finale, “in nome di Dio”:   

Dissolution of long Parliament
It is high time for me to put an end to your sitting in this place, which you have dishonored by your contempt of all virtue, and defiled by your practice of every vice; ye are a factious crew, and enemies to all good government; ye are a pack of mercenary wretches, and would like Esau sell your country for a mess of pottage, and like Judas betray your God for a few pieces of money. Is there a single virtue now remaining amongst you? Is there one vice you do not possess? Ye have no more religion than my horse; gold is your God; which of you have not barter'd your conscience for bribes? Is there a man amongst you that has the least care for the good of the Commonwealth? Ye sordid prostitutes have you not defil'd this sacred place, and turn'd the Lord's temple into a den of thieves, by your immoral principles and wicked practices? Ye are grown intolerably odious to the whole nation; you were deputed here by the people to get grievances redress'd, are yourselves gone! So! Take away that shining bauble there, and lock up the doors.
In the name of God, go!

Scioglimento del Parlamento permanente
È tempo per me di fare qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa: mettere fine alla vostra permanenza in questo posto, che avete disonorato disprezzandone tutte le virtù e profanato con ogni vizio; siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari, scambiereste il vostro Paese con Esaù per un piatto di lenticchie; come Giuda, tradireste il vostro Dio per pochi spiccioli. Avete conservato almeno una virtù? C'è almeno un vizio che non avete preso? Il mio cavallo crede più di voi; l'oro è il vostro Dio; chi fra voi non baratterebbe la propria coscienza in cambio di soldi? È rimasto qualcuno a cui almeno interessa il bene del Commonwealth? Voi, sporche prostitute, non avete forse profanato questo sacro luogo, trasformato il tempio del Signore in una tana di lupi con immorali principi e atti malvagi? Siete diventati intollerabilmente odiosi per un'intera nazione; il popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie, siete voi ora l'ingiustizia! Basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave.
In nome di Dio, andatevene!

20/ Chesterton dimenticato

È veramente incredibile come un grande come G.K. Chesterton sia stato bandito dalla cultura anglicana. Nel piccolo cimitero di Beaconsfield non c’è nessun cartello all’ingresso che permetta di individuare la tomba. Due giovani inglesi stanno ultimando la sistemazione della pietra tombale di un loro caro. Alla domanda se sanno dov’è la tomba di Chesterton rispondono di non sapere chi sia. Per fortuna la vicinanza con altre tombe cattoliche permette infine di trovarla vicino all’ingresso del cimitero.

Anche la ricerca dell’antica abitazione sarebbe un’impresa disperata se il visitatore non ne conoscesse in anticipo l’ubicazione. Chiedendo ai passanti, tutti scuotono il capo affermando di non saperne niente.

Nessuna pubblicazione sul grande scrittore è reperibile nel giornalaio vicino alla piazza centrale.

Per fortuna una targa lo ricorda sulla facciata dell’edificio che fu l’abitazione della sua famiglia.

21/ San Giorgio patrono di Inghilterra e l’armatura di Enrico VIII

All’interno della White Tower nella Torre di Londra le più antiche armature reali sono quelle di Enrico VIII: su una di esse sono incise le storie di San Giorgio, patrono di Inghilterra, e di Santa Barbara che evidentemente il sovrano riteneva suoi protettori.