Assistiamo ad un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo, da mons. Mariano Crociata (dalla rassegna stampa)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 06 /07 /2009 - 16:21 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dal sito della Radio Vaticana un articolo che sintetizza l’omelia tenuta da mons. Mariano Crociata, segretario generale della CEI, durante la messa nella casa del martirio di Santa Maria Goretti a Le Ferriere (latina) il 6 luglio 2009, giorno della festa liturgica della santa:


“Qui non è in gioco un moralismo d’altri tempi, superato; è in pericolo il bene stesso dell’uomo” ha detto mons. Crociata. “Assistiamo - ha continuato - ad un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria, con cui fin dall’antichità si è voluto stigmatizzare la fatua esibizione di una eleganza che in realtà mette in mostra uno sfarzo narcisista; salvo poi, alla prima occasione, servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti, per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere”. L’esempio di santa Maria Goretti come “testimonianza di fedeltà alla propria coscienza e a Dio portata fino alle estreme conseguenze e pagata con il martirio” non è “fuori moda” ma manifesta, al contrario, la necessità di riscoprire “parole desuete, come purezza, castità, verginità, che facciamo fatica a pronunciare, che ci fanno forse arrossire”. Per il segretario generale della Cei, il “paradosso”: che oggi “si sia arrivati ad agire e a parlare con sfrontatezza senza limiti di cose di cui si dovrebbe veramente arrossire e vergognare, e che invece si arrossisca per tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, per dirla con san Paolo”. Ricordando [...] le recenti parole del card. Bagnasco sulle “responsabilità” in questo ambito, e sull’“influsso che la cultura diffusa, gli stili di vita, i comportamenti conclamati hanno sul modo di pensare e di agire di tutti, in particolare dei più giovani”, mons. Crociata ha osservato: “Nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati; soprattutto quando sono implicati minori, cosa la cui gravità grida vendetta al cospetto di Dio”. Di qui la necessità di “interrogarci tutti sul danno causato e sulle conseguenze prodotte dall’aver tolto l’innocenza a intere nuove generazioni”, ha concluso mons. Crociata riferendosi anche a piaghe come la pedofilia.

L’Agenzia SIR della stessa CEI riporta ulteriori passaggi dell’omelia:

“L’esempio di santa Maria Goretti ci riporta ad alcune verità umane e cristiane fondamentali: la dignità e l’identità della persona, la grandezza del corpo, la bontà della sessualità, la natura della libertà. Non ci spinge alcun disprezzo del corpo, alcun tabù circa la sessualità, alcun timore della libertà; ci sollecita la pena che suscita lo spettacolo quotidiano di degrado morale che si consuma in tante immagini proiettate dai mezzi di comunicazione e nelle cronache di vite senza fine devastate”. “A questa capacità di amare autenticamente, cioè nella logica del dono e non del consumo egoistico e dello sfruttamento – ha ammonito - abbiamo bisogno di educarci e lasciarci continuamente rieducare”, a partire dalla consapevolezza che “una libertà intesa come sfrenatezza e sregolatezza” porta soltanto “alla sottomissione e all’annullamento” dell’altro come persona.
Al senso autentico dell’”esperienza della sessualità, della corporeità e della dignità della persona umana”, per mons. Crociata “ci si educa lungo un processo che dura tutta la vita”. L’educazione all’amore, ha spiegato il segretario generale della Cei, “abbraccia atteggiamenti come il rispetto del corpo, la custodia della sessualità, insieme alla preparazione alla capacità di donarsi totalmente in una autentica relazione di amore che trova nel matrimonio e nella famiglia il luogo del suo compimento. Purezza e castità riappaiono come valori costitutivi di un tale percorso formativo, in cui ci sono responsabilità di genitori ed educatori, di istituzioni e della società intera”.