Il complotto sui complotti, di Umberto Eco
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Riprendiamo da L’Espresso del 5/9/2014 articolo di Umberto Eco dalla rubrica La bustina di Minerva. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (15/9/2014)
Massimo Polidoro, uno dei più attivi collaboratori del Cicap (il Comitato Italiano per il Controllo delle affermazioni sulle Pseudoscienze) e della rivista “Query”, pubblica per le edizioni Piemme “Rivelazioni. Il libro dei segreti e dei complotti”, uno dei suoi molti volumi sulle varie bufale che circolano sui mass media e persino nella testa di persone che riteniamo di solito responsabili.
Immagino che con un titolo così accattivante Polidoro speri di attirare gli appassionati di ogni tipo di segreto, coloro di cui John Chadwick, il decrittatore della scrittura micenea detta Lineare B, affermava «il desiderio di svelare segreti è profondamente radicato nella natura umana: la promessa di partecipare a conoscenze segrete negate ad altri eccita anche la mente meno curiosa».
Certo c’è una bella differenza tra decodificare una scrittura che nel passato per alcuni aveva un senso, e immaginare che gli americani non siano andati sulla Luna, che l’undici settembre fosse un complotto di Bush o addirittura degli ebrei, o che esista un Codice Da Vinci. Ma è proprio agli adepti di questa seconda setta che Polidoro si rivolge, e non solo per (legittima) speculazione commerciale: è che con tono affabile, i suoi brevi capitoletti all’inizio danno molto a sperare, ma alla fine raccontano che il complotto all’origine dell’omicidio di Kennedy, la vera fine di Hitler, i segreti di Rennes-le-Château, Gesù che sposa la Maddalena altro non sono o non sono stati che delle bufale.
Perché le bufale hanno successo? Perché promettono un sapere negato agli altri e per tante altre ragioni per cui Polidoro si rifà al celebre saggio di Popper sulla teoria sociale della cospirazione. E cita gli studi di Richard Hofstadter, per cui il gusto dei complotti va interpretato applicando le categorie della psichiatria al pensiero sociale. Si tratta di due fenomeni di paranoia. Salvo che il paranoico psichiatrico vede il mondo intero che complotta contro di lui, mentre il paranoico sociale ritiene che la persecuzione da parte di poteri occulti sia volta contro il proprio gruppo, la propria nazione, la propria religione. Il paranoico sociale è, direi, più pericoloso di quello psichiatrico perché vede le sue ossessioni condivise da altri milioni di persone e ha l’impressione di agire, contro il complotto, in modo disinteressato. Il che spiega molte cose che avvengono oggi nel mondo, oltre alle tante avvenute ieri.
E Polidoro cita anche Pasolini, per cui il complotto ci fa delirare perché ci libera dal peso di doverci confrontare con la verità. Ora che il mondo sia pieno di complottardi potrebbe lasciarci indifferenti: se uno ritiene che gli americani non siano andati sulla Luna peggio per lui. Ma ecco che recenti studi di Daniel Jolley e Karen Douglas concludono che «l’esposizione a informazioni che favoriscono la teoria del complotto riduce l’intenzione di impegnarsi in politica rispetto a chi è esposto a informazioni che confutano le teorie della cospirazione». Infatti se si è convinti che la storia del mondo sia diretta da società segrete, siano gli Illuminati o il gruppo Bilderberg, che stanno per instaurare un nuovo ordine mondiale, che posso fare io? Mi arrendo - e mi rodo.
Per cui ogni teoria della cospirazione indirizza la pubblica immaginazione verso pericoli immaginari distogliendola dalle minacce autentiche. Come una volta ha suggerito Chomsky, immaginando quasi un complotto delle teorie del complotto, a trarre maggior beneficio dalle fantasticherie su un presunto complotto sono proprio le istituzioni che la teoria del complotto vorrebbe colpire. Il che vale a dire che, a immaginare che a far crollare le due torri sia stato Bush per giustificare l’intervento in Iraq, ci si muove tra varie allucinazioni e si smette di analizzare le tecniche e le ragioni vere per cui Bush è intervenuto in Iraq, e l’influenza che su di lui e la sua politica hanno avuto i neo-con.
Il che indurrebbe a sospettare che a diffondere notizie sul complotto di Bush contro le Due Torri sia stato proprio Bush. Ma non siamo così complottardi.