Non più a scuola. Sorpresa olandese: la catechesi torna nelle comunità, di Sarah Numico
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Riprendiamo dal sito del SIR un articolo pubblicato il 31/7/2014. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (4/8/2014)
Negli ultimi anni la sola diocesi di Utrecht ha chiuso o accorpato oltre 350 parrocchie e nei Paesi Bassi si parla di chiusura di altrettante chiese nei mesi e negli anni a venire. Difficoltà economiche, calo delle vocazioni, riduzione della partecipazione sono le cause evidenti di queste drastiche decisioni dei vescovi olandesi, a volte anche contestate dai laici. Per contro non mancano gli sforzi per sostenere iniziative o per cercare di ridare vita a un cattolicesimo che mostra segni di affaticamento. Un ambito che si sta rinnovando è quello della catechesi. Lo dimostra la decisione di far partire proprio nella diocesi di Utrecht un corso di formazione triennale per catechisti e ancora di più lo segnala una nuova proposta per l’iniziazione dei bambini e dei ragazzi che rivoluziona il modo in cui è pensata la formazione cristiana dei più giovani. Sir Europa ha chiesto a John Marx, responsabile del nuovo progetto editoriale, ormai quasi ultimato, di spiegare la novità di “La luce sul nostro cammino”.
Qual è la novità di questo percorso catechetico?
“A partire dal Concilio Vaticano II in Olanda non abbiamo più avuto nessun metodo completo per la catechesi. L’ultimo catechismo per i bambini risaliva al 1967. Anche perché la situazione olandese è tale per cui nelle comunità non c’era alcuna proposta di catechismo per i ragazzi: la preparazione alla prima comunione e alla cresima è sempre stata fatta nelle scuole, in collaborazione con le parrocchie. Adesso, in un contesto culturale completamente cambiato, è sempre più difficile per le scuole proporre la catechesi, perché si trovano insieme bambini musulmani, cristiani, atei. Per questo è nata la necessità per le comunità cattoliche di riprendere in mano la formazione cristiana e di avere a disposizione un metodo completo di catechesi per i bambini e i giovani. Si tratta di un modo nuovo di lavorare nelle nostre comunità. Non è semplicemente la formazione alla prima comunione e alla cresima che viene proposta con il nuovo metodo, è un percorso da compiere nelle parrocchie, che riempie un vuoto formativo che prima esisteva prima e dopo i sacramenti”.
Quali sono i punti di forza nel metodo in sé?
“Innanzitutto la struttura: è un percorso in 5 momenti, ciascuno di tre anni, a partire dai 4 fino ai 19 anni. In ogni fase viene presentato il catechismo completo, a misura dell’età del bambino, cioè il credo, i sacramenti, la bibbia, i dieci comandamenti e la preghiera, secondo la tradizione del catechismo della Chiesa cattolica. E proprio questo penso sia un altro elemento interessante, cioè che tutto il catechismo viene proposto ai bambini, in modo ciclico. Così è possibile pensare momenti di interazione tra le diverse fasce d’età, approfondimenti successivi, in base allo sviluppo delle persone, ma consente anche a un bambino che si inserisce più tardi nel percorso o a un certo punto lo abbandona, di avere una visione completa del credere cristiano. I libretti hanno una presentazione molto moderna, con disegni adeguati alle diverse età. Un’altra cosa importante è che sono proposti continui riferimenti alla vita personale, alle proprie esperienze, per non rendere il percorso astratto o distante”.
Quali risposte immaginate potranno arrivare?
“Stiamo già usando il nuovo metodo in una quarantina di comunità, ma non è semplice, perché le comunità non sono abituate, per cui occorre innanzitutto coinvolgere genitori, ragazzi e catechisti per cominciare. Per l’esperienza avuta fin qui non è facile avviare i gruppi, ma quando sono in moto, c’è grande entusiasmo. Anche i genitori rispondono bene: con i bambini più piccoli, viene chiesto anche un loro coinvolgimento maggiore, per esempio con la lettura di storie a casa”.
Come pensate di fare per raggiungere le persone e presentare la proposta?
“Un punto di contatto sono i momenti dei sacramenti: per esempio i bambini dopo la prima comunione vogliono sapere di più, vogliono continuare il percorso di catechesi e quindi si può a questo punto coinvolgerli nel nuovo metodo. La stessa cosa dopo la cresima. Un altro punto di contatto è l’incontro periodico che le parrocchie offrono per i bimbi più piccoli e i loro genitori alla domenica”.
Come si è arrivati a “La luce sul nostro cammino”?
“È un’iniziativa del mio vescovo di Roermond, Frans Wiertz, che mi ha affidato l’incarico nel 2008. C’è voluto del tempo per preparare il progetto e per coordinare, sotto la supervisione del vescovo ausiliare Everard de Jong, l’équipe di 48 persone che ha lavorato in questi anni. Abbiamo preparato già i cinque percorsi, ora stiamo ultimando due sussidi specifici per la prima comunione e la cresima. Oltre a redattori, scrittori, editori, abbiamo coinvolto cinque illustratori, per ogni fascia d’età, un web-designer che ha preparato un sito di appoggio con altri materiali, oltre al cartaceo. Poi ci sono musiche, canzoni, storie, film, molti link per ulteriori percorsi. Anche gli altri vescovi della Conferenza episcopale olandese l’hanno adottato e il nuovo metodo sarà utilizzato anche nelle diocesi del Belgio”.