Epifania

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 09 /01 /2007 - 00:38 am | Permalink | Homepage
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Un gesto apparentemente semplice, far posto nel presepe ai magi: in realta', l'espressione di un evento di straordinaria importanza. Fino al loro arrivo, nel Presepe ci sono solo ebrei. Tali sono Maria, Giuseppe, i pastori. Il Bambino e' il figlio di Davide, promesso.

Ma quel Bambino e' anche l'uomo, il figlio di Adamo, come ci ricorda la genealogia di Luca, perche' Dio non si e' fatto semplicemente ebreo: Dio si e' fatto uomo! Abbiamo meditato a lungo nel Natale quale diversita' ci inviti a contemplare l'evento dell'Incarnazione, rispetto alla divinizzazione di uomini che l'antichita' conosceva. Non eroi che pian piano si divinizzano, ma Dio che si "umanizza", che prende carne e la assume dal suo essere embrione in ogni istante. Gesu' e' da subito il Figlio di Dio. E' Dio, non 'diventa' Dio.

C'era un punto irrisolto dell'antica fede veterotestamentaria (che resta tutt'oggi un paradosso): come poteva essere fede nell'unico Dio eppure restare fede di un solo popolo? E' il dilemma che solo il Nuovo Testamento scioglie. Dio si rivela per tutti: ecco i magi, i non ebrei, noi che non siamo nati ebrei e che pure siamo cristiani, figli amati del Dio di Adamo, di Abramo, di Isacco, di Giacobbe.

In parole di straordinaria bellezza Isaia (in realta' il cosiddetto trito-Isaia, in Is60,1-22) dice - e ripete due volte - "i tuoi figli vengono da lontano". I magi sono i figli che giungono. Il grido dei profeti era un'attesa: quando verranno tutti al Dio di Israele, all'unico Dio? Isaia scrive ancora: "Dopo essere stata derelitta... senza che alcuno passasse da te!". L'Epifania e' la visita di Dio, ma anche l'arrivo di tutti i figli al vero ed unico Dio.

"Uno stuolo di cammelli ti invadera', dromedari di Madian, di Efa, tutti verranno da Saba...". E' drammatico, allo stesso tempo, l'evento dell'arrivo dei Magi. E' un'invasione! Quando, per mettere nel Presepe i magi al cospetto del Bambino, spostiamo i pastori, senza allontanarli certo, ma, lo stesso, dando loro una nuova collocazione, rinnoviamo l'accoglienza antica - gravida di conseguenze - della Chiesa ex gentibus. Il linguaggio biblico distingueva "il" popolo, Israele, dalle "genti", gli "altri" popoli (da cui la nostra espressione "i Gentili", "quelli delle genti"). Ora dei due popoli e' stato fatto "uno". E' il "dramma" - la grande "azione" - che descrivera' San Paolo. I pastori ed i magi sono li', insieme. Insieme accolgono la visita di Dio che si e' fatto uomo. Sono gli ebrei ed i pagani, gli antichi ed i nuovi, i primi e gli ultimi. Eppure tutti sono figli, grazie a quel Bambino.

Sappiamo concretamente, nelle nostre parrocchie, che fatica occorra per aiutare tutti a stare li', dinanzi a Gesu' nato. Chi e' gia' da tempo li', non e' cosi' abituato a "spostarsi un po' piu' in la'": gli puo' sembrare innaturale. Chi arriva nuovo, dopo un lungo viaggio, non sempre sa fare attenzione a chi e' gia' li' da tempo. Per tutti e' necessaria una conversione. Ma un punto non pur essere modificato: tutti debbono essere li', nessuno pur essere eliminato dal Presepe. I pastori dovranno "fare spazio" ai magi ed i magi ai pastori e tutti e due insieme ai figli che continueranno a giungere.

Poiche' quel Bambino e' Dio, e' il Dio di tutti - e' proprio di Dio essere di tutti! - non puo' non manifestarsi che come il Dio di tutti. L'Epifania rende evidente - epifanein, manifestare in greco - il senso del Natale. E' il Figlio di Dio che si e' fatto figlio di Adamo ed e' venuto per noi, per tutti noi.