1/ Maldive, il nuovo corso del presidente Yameen: islamizzazione e partnership con Pechino 2/ Sugli atolli delle Maldive vige la Sharia
1/ Maldive, il nuovo corso del presidente Yameen: islamizzazione e partnership con Pechino
Riprendiamo dall'Agenzia di stampa Asianews un articolo pubblicato il 18/2/2014. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la loro presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (25/5/2014)
Malé (AsiaNews/Agenzie) - Ritorno a una visione sempre più conservatrice e integralista dell'islam in tema di politica interna, che va di pari passo con un rafforzamento delle relazioni diplomatiche e commerciali con la Cina sul piano internazionale. Analisti ed esperti descrivono così i primi tre mesi di governo del presidente Abdulla Yameen, dal 17 novembre scorso alla guida delle Maldive, arcipelago composto da più di 1.110 isole nell'Oceano Indiano. Fra le priorità fissate dal ministero per gli Affari islamici nel 2014 il blocco di tutte le religioni ad eccezione dell'islam sunnita, l'adesione ai principi della religione musulmana e la possibilità concessa all'Islamic Fiqh Academy di emettere fatwa, ovvero giudizi di carattere legale o sociale, di natura vincolante. Il dicastero ha inoltre sottoscritto un accordo con un'associazione saudita, che prevede lo stanziamento di un fondo pari a oltre 100mila dollari, per "l'obiettivo comune" di sviluppare e migliorare lo studio del Corano e della religione musulmana.
Il ministero dell'Istruzione ha introdotto lo studio della lingua araba nelle scuole e l'obbligo di studiare il Corano nelle scuole fino al VII grado. L'obiettivo del presidente e del suo governo conservatore è quello di "proteggere" la religione islamica dalle "forze interne", ovvero i partiti progressisti e pro-democrazia, e dalle "potenze straniere" associate ai "cristiani" d'Occidente.
Yameen è salito al potere presentandosi come un salvatore dell'islam, tanto che nel suo manifesto elettorale aveva promosso l'applicazione della pena di morte in base ai dettami della sharia, la legge islamica, e il rafforzamento delle relazioni con le nazioni arabe musulmane. Egli ha inoltre descritto a più riprese lo sfidante Mohamed Nasheed - leader della fazione progressista, primo presidente eletto (nel 2008) in modo democratico e cacciato nel 2012 con un colpo di Stato - come un "nemico" dell'unità islamica interna.
In tema di politica estera, il nuovo corso voluto dal presidente è emerso all'indomani delle elezioni quando ha annunciato il prestito da parte di Pechino di 8,2 milioni di dollari per "la realizzazione di progetti di sviluppo e l'avanzamento dei servizi pubblici". Lo scorso 28 gennaio la Cina, attraverso il proprio ambasciatore Wang Fukang, ha inoltre annunciato il proposito di costruire almeno 1.500 unità abitative nelle Maldive. Uno spostamento dell'asse in politica estera, che il predecessore aveva puntato più sull'alleanza con l'India e i Paesi del blocco occidentale.
Una scelta che gli aveva procurato una fortissima opposizione interna, che a più riprese lo ha accusato di essere amico di Israele e "dell'Occidente cristiano" oltre che di minare alle basi la religione musulmana. Lo scontro politico si è trasformato in una rivolta, conclusa con il colpo di Stato e la cacciata di Nasheed, ex attivista pro diritti umani, nel febbraio 2012.
La Repubblica delle Maldive è formata da una serie di atolli nell'Oceano Indiano, a sud-ovest dell'India, ed è abitata da poco più di 350mila persone. Considerata una meta turistica per vacanze "paradisiache", nell'arcipelago non esiste libertà di culto e l'islam sunnita è religione di Stato. Nel 2008, un emendamento costituzionale ha negato ai non musulmani la possibilità di avere la cittadinanza. Nel Paese l'alcool e la carne di maiale possono essere serviti solo in aeroporto e nei resort dove non lavora personale del luogo. Inoltre, nel Paese non possono essere introdotti "idoli" di altre religioni.
2/ Sugli atolli delle Maldive vige la Sharia
Riprendiamo dall'Agenzia di stampa Asianews un articolo pubblicato il 20/10/2008. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la loro presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (25/5/2014)
Malè (AsiaNews) - Sono un paradiso naturale, un arcipelago di mille e più isole, ma non solo. I turisti non se ne accorgono, ma le Maldive sono anche uno dei pochi Stati al mondo che ammettono per i propri abitanti una sola religione: l’islam sunnita. L’organizzazione per i diritti umani, Forum 18, ha realizzato un’indagine sulla situazione della libertà religiosa nel Paese in vista del secondo turno delle elezioni presidenziali. Il 28 ottobre la popolazione dell’arcipelago è chiamata alle urne per il ballottaggio che deciderà a chi affidare la guida delle Maldive. Il candidato favorito per la carica di presidente è Maumoon Abdul Gayoom, al potere dal 1978.
Secondo le statistiche ufficiali, su una popolazione di 300mila abitanti non esistono non musulmani. Tuttavia dieci anni fa 50 maldiviani che si professavano cristiani erano stati imprigionati nel carcere di Dhoonidho e una volta rilasciati hanno continuato a vivere sotto sorveglianza con il divieto di riunirsi, pregare e leggere testi religiosi non approvati dal governo.
Solo negli ultimi anni sono stati registrati tenui segni di cambiamento nello scenario del Paese. Nel 2007 è apparso un movimento denominato New Maldive. Dichiarandosi riformista, la nuova organizzazione ha promosso una campagna a favore del rinnovamento della repubblica in chiave democratica. Tuttavia New Maldive non ha mai espresso una chiara condanna sulla totale assenza di libertà religiosa nell’arcipelago. Sempre nel 2007 il procuratore generale Hassan Saeed aveva rassegnato le proprie dimissioni in segno di protesta nei confronti del presidente, reo di aver bloccato le riforme. Nel corso dello scorso anno si è registrato anche il primo attentato terrorista, con militanti islamici accusati per un ’esplosione nel parco di Malè, che ha ferito diversi turisti.
Quando nell’agosto di quest’anno Gayoom ha annunciato l’entrata in vigore di una nuova costituzione, molti gli osservatori internazionali che hanno salutato l’evento come un primo segnale positivo. Dall’analisi di Forum18 emerge tuttavia che ben poco è cambiato nella vita del Paese e quasi nulla in materia di libertà religiosa.
Scorrendo la costituzione riformata, già all’articolo due si legge che la repubblica “è basata sui principi dell’islam”. L’articolo nove dichiara che “non musulmani non possono diventare cittadini delle Maldive”; il 10 che “nessuna legge contraria a qualsiasi principio dell’islam può essere applicata alle Maldive”. Il 19 che “i cittadini sono liberi di implicarsi o condurre qualsiasi attività che non è espressamente proibita dalla Sharia o dalla legge”.
A inizio ottobre, il Paese ha affrontato per la prima volta delle elezioni multipartitiche. Dei sei candidati in lizza sono arrivati al ballottaggio Maumoon Abdul Gayoom e il leader del principale partito di opposizione, Mohamed Nasheed: nessuno dei candidati ha toccato il tema della libertà religiosa. Secondo il report di Forum18 questo silenzio grava sull’avvio di un vero processo di democratizzazione delle Maldive.