1/ Ultime notizie: l’assassinio di Giulio Cesare. Il web è il paradiso dei cronisti pigri. Che possono raccontare come verità le paranoie dei maniaci del complotto. O spacciare per scoop avvenimenti vecchi e risaputi. Ma sono i lettori a doversi ribellare contro questo giornalismo, di Umberto Eco 2/ Umberto Eco aveva profetizzato il complottismo de il Codice da Vinci (2003) ne Il pendolo di Foucault (1988). Breve nota di Andrea Lonardo 3/ Una frase di Umberto Eco decisiva sulla questione templare
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1/ Ultime notizie: l’assassinio di Giulio Cesare. Il web è il paradiso dei cronisti pigri. Che possono raccontare come verità le paranoie dei maniaci del complotto. O spacciare per scoop avvenimenti vecchi e risaputi. Ma sono i lettori a doversi ribellare contro questo giornalismo, di Umberto Eco
Riprendiamo da L’Espresso del 16/5/2014 un articolo di Umberto Eco dalla rubrica La bustina di Minerva. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (20/5/2014)
Nelle settimane scorse sono apparsi vari servizi sui maggiori quotidiani, in cui si rilevava che alla periferia di Parigi i giovani studenti erano per così dire plagiati da una insegnante che gli raccontava come il mondo fosse diretto da una setta occulta, quella degli Illuminati. A leggere bene la fonte della notizia era una sola, un giornalista francese, a corto di argomenti, era andato a scovare una scolaresca che su Internet si abbeverava di notizie sul complotto mondiale e sulla setta occulta che pianificava i destini del globo.
Ora, non dico i lettori di libri (che possono scegliere in argomento titoli da una biblioteca che conta centinaia di volumi in tutte le lingue), ma anche chi naviga soltanto in linea sa benissimo che esiste una pletora di siti che si occupano del complotto globale, dei Signori del Mondo, dei centri di potere occulto, che vanno dagli Illuminati di settecentesca memoria ai vari Club Bilderberg, alla Trilaterale, passando per Davos e arrivando (dai e poi dai, inevitabilmente) alle mene degli Anziani di Sion e alle mani adunche degli ebrei che si protendono sul nostro pianeta, come già si disegnava sui settimanali antisemiti della terza repubblica francese verso il finire del XIX secolo.
È roba vecchia, è pescando nella vasta letteratura in argomento (per il novanta per cento spazzatura ripetitiva) che Dan Brown ha potuto confezionare il suo best seller e, modestamente, di questo materiale avevo dato una rappresentazione grottesca nel 1988 nel mio “Pendolo di Foucault” - e anche lì, anche se non avevo ancora a disposizione Internet, andando a ramazzare per le varie librerie occultistiche.
Detto questo, che Internet oggi abbondi di siti sul complotto cosmico e che ci sia gente che ci crede davvero, è fuori discussione - e specie in era di rinascita del populismo d’ogni colore è naturale che chi voglia eccitare la fantasia dei semplici ricorra sempre alla cospirazione di chi (ignoto) è alla radice di tutti i nostri mali. Ma la cosa più intrigante è come mai giornali serissimi, al debole vagito di un giornalista francese che non sapeva che cosa raccontare per rimediare quattro paghe per un lesso, è andato tranquillamente a rimestare nella palude già noto.
Si potrebbe dare del fenomeno una interpretazione molto malevola nei confronti del giornalismo, dicendo che pur di riempire una pagina si gonfia l’episodio irrilevante di un cane che morde un uomo non avendo a disposizione un uomo che morda un cane. Va bene, lo si fa sovente, ma è comunque singolare che i lettori abbiano accettato questa non notizia e anzi l’abbiano letta con gusto (ho fatto qualche verifica tra i miei conoscenti, “ma guarda un po’ chi l’avrebbe detto…”).
E questo ci induce a considerazioni abbastanza tristi su Internet: è che, nel mare magno di un Web in cui ci si racconta tutto quello che è possibile raccontare, e volendo potremmo trovarci, che so, la biografia della zia di Ammurabi, le divise dei soldati nella guerra dei sette anni, il gruppo sanguigno di Napoleone o quanti denti erano rimasti in bocca a Golia dopo la fiondata di Davide, sapere tutto (o potere saper tutto) equivale a dimenticare (o poter dimenticare) tutto.
Quindi basterebbe al giornalista neghittoso visitare un sito a caso, identificare un dato noto e stranoto, costruirci sopra una articolessa col titolo “una clamorosa scoperta storica” e vendere materiale risaputo nella tranquilla persuasione che sia ormai obsoleto e quindi ringiovanibile ad libitum senza timore che il lettore protesti.
Si potrebbe ormai concepire una doppia pagina che dica “Eccezionale scoperta degli studiosi di Cambridge: Cesare è stato assassinato alle Idi di marzo”, ricevendo i complimenti del direttore (“ragazzo mio, dove hai scovato questa faccenda, questo sì che è uno scoop!”).
Il che, a ben vedere, potrebbe essere una buona forma di ripasso: non ci hanno forse fatto studiare al liceo quella storia romana che avevamo già appreso alle medie? Basterebbe dire che si tratta di ripasso e non di ultime notizie.
2/ Umberto Eco aveva profetizzato il complottismo de il Codice da Vinci (2003) ne Il pendolo di Foucault (1988). Breve nota di Andrea Lonardo
Umberto Eco ipotizzava nel 1988 che si sarebbe potuto guadagnare molto denaro mischiando a caso le frasi senza fondamento presenti on-line su libri esoterici di bassa lega o di stampo complottista. Intendeva così ironizzare sulla creduloneria di tanti, proponendo nel romanzo Il pendolo di Foucault una macchina capace di assemblare, randomizzando, frasi estrapolate qua e là da contesti diversi, uniti solo da una propensione a riconoscere valore a pseudo-segreti nascosti, non si sa per quale motivo, ai più.
Eco ripete nel volume: “I templari c’entrano sempre”. Nel complottismo i templari sembrano, non si sa per quale motivo, avere il potere di unificare brandelli assurdi di pseudo-storie diverse.
Ecco un brano da Il pendolo di Foucault, da c. 65, p. 228-229[1], nel quale Eco ironizza sui presunti legami fra i templari, il priorato di Sion e Debussy, aggiungendovi Minnie:
«"Ottimo, segnato. Vada avanti."
"Secondo la tradizione templare, Goffredo di Buglione costituisce a Gerusalemme il Gran Priorato di Sion. Debussy era un Rosa-Croce."
"Scusate," disse Diotallevi, "ma occorre anche inserire qualche dato neutro, per esempio che il koala vive in Australia o che Papin inventa la pentola a pressione."
"Minnie e la fidanzata di Topolino," suggerii.
"Non esageriamo."
"Esageriamo, anzi. Se incominciamo ad ammettere la possibilità che ci sia anche un solo dato, nell'universo, che non rivela qualcosa d'altro, siamo già fuori dal pensiero ermetico."
"È vero. Vada per Minnie. E se permettete, metterei un dato fondamentale: i Templari c'entrano sempre."
"Questo va senza dire," confermò Diotallevi.
Continuammo per alcune decine di minuti. Poi era davvero tardi. Ma Belbo ci disse di non preoccuparci. Avrebbe continuato da solo. Gudrun venne a dire che stava chiudendo, Belbo le comunicò che sarebbe rimasto a lavorare e la pregò di raccogliere i fogli per terra. Gudrun emise alcuni suoni che potevano appartenere sia al latino sine flexione come alla lingua cheremis, e che esprimevano sdegno e disappunto in entrambe, segno della parentela universale fra tutte le lingue, discendenti da un unico ceppo adamico. Esegui, randomizzando meglio di un computer.
La mattina dopo, Belbo era raggiante. "Funziona," disse. "Funziona e produce risultati insperati."
Ci porse l'output stampato.
I Templari c'entrano sempre
Non è vero quel che segue
Gesù è stato crocifisso sotto Ponzio Pilato
Il saggio Ormus fondò in Egitto i Rosa-Croce Ci sono cabalisti in Provenza
Chi si è sposato alla nozze di Cana?
Minnie è la fidanzata di Topolino Ne consegue che
Se
I druidi veneravano le vergini nere Allora
Simon Mago identifica la Sophia in una prostituta di Tiro
Chi si è sposato alle nozze di Cana?
I Merovingi si dicono re per diritto divino I Templari c'entrano sempre
"Un poco confuso," disse Diotallevi.
"Non sai vedere le connessioni. E non dai la dovuta importanza a quell'interrogativo che ricorre due volte: chi si e sposato alle nozze di Cana? Le ripetizioni sono chiavi magiche. Naturalmente ho integrato, ma integrare la verità è il diritto dell'iniziato. Ecco la mia interpretazione:
Gesù non è stato crocifisso, ed è per questo che i Templari rinnegavano il crocifisso. La leggenda di Giuseppe d'Arimatea copre una verità più profonda:
Gesù, non il Graal, sbarca in Francia presso i cabalisti di Provenza. Gesù e la metafora del Re del Mondo, del fondatore reale dei Rosa-Croce. E con chi sbarca Gesù? Con sua moglie.
Perché nei Vangeli non si dice chi si è sposato a Cana? Ma perché erano le nozze di Gesù, nozze di cui non si poteva parlare perché erano con una peccatrice pubblica, Maria Maddalena.
Ecco perché da allora tutti gli illuminati, da Simon Mago a Postel, vanno a cercare il principio dell'eterno femminino in un bordello. Pertanto Gesù è il fondatore della stirpe reale di Francia."»
Dalla macchina utilizzata ne Il pendolo di Foucault di Eco esce un output randomizzato che unisce le diverse castronerie in un confuso agglomerato senza capo né coda, tranne il presunti carattere esoterico dei diversi pezzi. Così prosegue il c. 66, pp. 230, con citazione in esergo a inizio pagina:
«Se la nostra ipotesi è esatta, il Santo Graal... era la stirpe e i discendenti di Gesù, il `Sang real' di cui erano guardiani i Templari... Nel contempo il Santo Graal doveva essere, alla lettera, il ricettacolo che aveva ricevuto e contenuto il sangue di Gesù. In altre parole doveva essere il grembo della Maddalena.
(M. Baigent, R. Leigh, H. Lincoln, The Holy Blood and the Holy Grail, 1982, London, Cape, XIV)
"Be'," disse Diotallevi, "nessuno ti prenderebbe sul serio." "Al contrario, venderebbe alcune centinaia di migliaia di copie," dissi cupo. "La storia esiste, è stata scritta, con minime variazioni. Si tratta di un libro sul mistero del Graal e sui segreti di Rennes-le-Chàteau. Invece di leggere solo manoscritti dovreste leggere anche quello che esce a stampa presso altri editori." "Santi Serafini," disse Diotallevi. "Lo avevo detto. Questa macchina dice solo quello che tutti sanno già." E se ne uscì sconsolato. "Serve invece," disse Belbo piccato. "Mi è venuta un'idea che era già venuta ad altri? E allora? Si chiama poligenesi letteraria. Il signor Garamond direbbe che è la prova che dico la verità. Quei signori debbono averci ragionato su per anni, mentre io ho risolto tutto in una serata." "Sono con lei, il gioco vale la candela. Ma credo che la regola sia inserire molti dati che non provengono dai diabolici. Il problema non è trovare relazioni occulte fra Debussy e i Templari. Lo fanno tutti. Il problema è trovare relazioni occulte, per esempio, tra la Cabbala e le candele dell'automobile." Dicevo a caso, ma avevo dato a Belbo uno spunto. Me ne parlò qualche mattina dopo.
"Aveva ragione lei. Qualsiasi dato diventa importante se è connesso a un altro. La connessione cambia la prospettiva. Induce a pensare che ogni parvenza del mondo, ogni voce, ogni parola scritta o detta non abbia il senso che appare, ma ci parli di un Segreto. Il criterio è semplice: sospettare, sospettare sempre. Si può leggere in trasparenza anche un cartello di senso vietato." "Certo. Moralismo cataro. Orrore della riproduzione. Il senso è vietato perché è inganno del Demiurgo. Non è per quella via che si troverà il Cammino." "Ieri sera mi è capitato tra le mani il manuale per la patente B. Sarà stata la penombra, o quel che lei mi aveva detto, mi ha colto il sospetto che quelle pagine dicessero Qualche Cosa d'Altro. E se l'automobile esistesse solo come metafora della creazione? Ma non bisogna limitarsi all'esterno, o all'illusione del cruscotto, bisogna saper vedere ciò che vede solo l'Artefice, quello che sta sotto. Ciò che è sotto è come ciò che è sopra. E l'albero dei sefirot." "Non me lo dica." "Non sono io che dico. Esso si dice. Anzitutto l'albero motore è un Albero, come dice la parola stessa. Ebbene, si calcoli il motore di testa, due ruote anteriori, la frizione, il cambio, due giunti, il differenziale e le due ruote posteriori. Dieci articolazioni, come i sefirot." "Ma le posizioni non coincidono." "Chi lo ha detto? Diotallevi ci ha spiegato che in certe versioni Tiferet non era la sesta ma l'ottava sefirah, e stava sotto Nezah e Hod. Il mio è l'albero di Belboth, altra tradizione." "Fiat." "Ma seguiamo la dialettica dell'Albero. Al sommo il Motore, Omnia Movens, di cui diremo, che èla Sorgente Creativa. Il Motore comunica la sua energia creativa alle due Ruote Sublimi —la Ruota dell'Intelligenza ela Ruota della Sapienza."»
“Sospettare, sospettare sempre”: questo il mantra che Eco denunciava già nel 1988. Dan Brown, facendo soldi a palate, ha mostrato che la profezia di Eco era esatta.
3/ Una frase di Umberto Eco decisiva sulla questione templare
Umberto Eco scrisse ne La bustina di Minerva, dell’ultimo numero di novembre 2004 de L’Espresso le seguenti parole che riteniamo dirimenti (per leggere l’intero articolo cfr. su questo stesso sito Il processo e la fine dei Templari, una triste storia, non un romanzo: le false tesi di Dan Brown e le recenti ricerche storiche di Barbara Frale, di Andrea Lonardo; cfr. anche I Templari e l'assoluzione papale: il Gran Maestro dei Templari Jacques de Molay ed i dignitari suoi compagni nella pergamena di Chinon):
«L'unico modo per riconoscere se un libro sui Templari è serio è controllare se finisce col 1314, data in cui il loro Gran Maestro viene bruciato sul rogo».
Note al testo
[1] Dalla I edizione in PDF disponibile on-line, Bompiani, Milano, 1988.