Elogio dell’Amore segreto, di Giuliano Guzzo
Riprendiamo dal blog di Giuliano Guzzo un suo articolo pubblicato il 9/5/2014. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (11/5/2014)
Beato chi riesce a preservare la propria privacy, chi protegge l’intimità dalla pubblicità, ciò che sa da quel che, ormai, sanno tutti. Non è provocazione ma sincero apprezzamento per i guardiani della propria riservatezza, per coloro che ancora scelgono di non mostrare a chiunque ciò che hanno di più prezioso, vale a dire i sentimenti.
È difatti proprio la coppia – prima ancora della famiglia o della cerchia di amici – il bersaglio dell’esibizionismo affettivo di massa oggi trionfante. Lo si evince dal fatto che non vi sono più solamente storie che iniziano attraverso internet e magari finiscono mediante sms, bensì relazioni simultaneamente esclusive ed inclusive, vissute in diretta da tanti, con innamorati che non si baciano quasi più se non hanno la garanzia di poter condividere i loro istanti magici su Facebook o Instangram o Twitter, quasi che la felicità potesse aumentare dal numero di “mi piace” aggiunti al loro piacersi.
L’ultima, avvilente prova dell’intimità violata è il selfie dopo aver fatto l’amore, l’autoscatto fra le lenzuola. Se poi passiamo dalla coppia all’individuo, lo scenario si fa ancora più grottesco, con la moda universale di dichiarare la propria tendenza sessuale, o di annunciare al mondo di averne una nuova appena scelta fra i tanti, bizzarri generi che il politically correct mette a disposizione. Si realizza così il paradosso per cui a una moltitudine di codici – per accendere un telefonino, per avviare un computer, per accedere al social network, per schiudere una cassaforte – corrisponde quasi nulla di custodito e quindi nascosto. Abbiamo insomma infinite chiavi, ma in realtà nessun segreto che le giustifichi. E questo, specie nella dimensione affettiva, non si può ritenere un bene. Se infatti da un lato è piacevolmente impossibile per una coppia di innamorati non mostrare di essere tale, d’altro lato è indubbio come il vero Amore si realizzi nel nascondimento.
Intendiamoci: chiamare a testimoni altri non necessariamente è un male, anzi può a volte essere perfino utile – o indispensabile, come per esempio nel caso del matrimonio -, ma amarsi no, non significa affatto finire su copertine di riviste o su monitor altrui. Amarsi è altro, è prima di tutto far sentire l’altro al centro della propria attenzione, è tendere la mano silenziosamente, così che, se anche non tutti sentono, vi sia effettivamente qualcosa che unisce e seguita ad unire.
Il vero Amore è Il bacio di Francesco Hayez (1791-1882), con le labbra di lui che si uniscono a quelle di lei intensamente ma di corsa e senza essere viste bene da altri né dentro né fuori il dipinto. Il vero Amore è quindi quello segreto, o quello appena intravisto, di cui magari più di qualcuno ha sentito parlare ma che ai protagonisti parla nel silenzio, quello che vive e rende vivi senza proclami, quello che il più delle volte è invisibile a tutti fuorché alle stelle che, senza far rumore, spiano dalla finestra. Ed è bellissimo così.