1/ Iran, madre della vittima salva condannato 2/ Dall’articolo Iran, una mamma perdona l'assassino di suo figlio e gli toglie il cappio dal collo durante l'esecuzione, di Tiziana Ciavardini

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 27 /04 /2014 - 13:55 pm | Permalink | Homepage
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1/ Iran, madre della vittima salva condannato

Riprendiamo un articolo da Avvenire del 17/4/2014. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (27/4/2014)

La foto è di Arash Khamooshi della Isna 

L'uomo era in attesa di essere impiccato, con la corda già intorno al collo, quando la madre del giovane iraniano che aveva ucciso in una lite di strada ha fermato l'esecuzione. Così ha avuto salva la vita Balal, condannato a morte per aver accoltellato un giovane quando era 19enne a Nowshahr, nel nord dell'Iran. La madre della vittima, Samereh Alinejad, accompagnata dal marito, un ex allenatore di calcio, è salita sul patibolo e si è avvicinata all'omicida, in piedi sulla sedia con una benda nera sugli occhi. Di fronte all'uomo che piangendo chiedeva pietà, la donna si è fermata, lo ha guardato in faccia e gli ha assestato uno schiaffo, sfilandogli poi il cappio.

Un gesto emotivo, ha spiegato lei stessa, che "mi ha aiutato a calmarmi", "ora che l'ho perdonato mi sento sollevata". "Sono una credente, ho avuto un sogno in cui mio figlio mi ha detto che era in pace e in un bel posto...dopo questo, tutti i miei familiari, anche mia madre, hanno fatto pressioni su di me per perdonare l'omicida", ha aggiunto la donna, che 4 anni fa ha perso anche un altro figlio in un incidente stradale. "Sapete cosa vuol dire vivere in una casa vuota?", aveva chiesto poco prima ad alta voce alla folla assiepata per assistere all'esecuzione.

Per Balal, quello schiaffo è stato lo spazio tra la vendetta e il perdono. "Avrei voluto che qualcuno me lo avesse dato quando volevo portare un coltello con me", ha dichiarato in un'intervista televisiva. La sua condanna a morte aveva suscitato una forte campagna d'opinione nel Paese: in tanti avevano chiesto alla famiglia di perdonarlo. Tra questi, anche il popolare commentatore di calcio, Adel Ferdosipour, e l'ex calciatore internazionale, Ali Daei. Secondo i dati delle Nazioni Unite, dall'inizio dell'anno oltre 170 persone sono state condotte al patibolo in Iran.

2/ Dall’articolo Iran, una mamma perdona l'assassino di suo figlio e gli toglie il cappio dal collo durante l'esecuzione, di Tiziana Ciavardini

Riprendiamo da La Repubblica del 17/4/2014 alcuni brani di un articolo di Tiziana Ciavardini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (20/4/2014)

[…]

Il diritto islamico e il concetto di qisas. Attraverso questo gesto di perdono, Balal non sarà però liberato poiché secondo la legge iraniana la famiglia della vittima ha voce solo nell'atto di esecuzione, non nella condanna. Nella religione musulmana, il qisas, è il diritto alla vendetta, riconosciuto alla famiglia della vittima di un omicidio. Solo la famiglia dell'ucciso ha il potere di fermare l'esecuzione. Il qisas chiamato anche "retaliation" o "retribution", è una delle tradizionali categorie di pene islamiche riprese anche dal sistema giudiziario iraniano postrivoluzionario. È simile alla lex talionis (legge del taglione) e applicata nei casi di omicidio e gravi lesioni. Il suo fondamento è che la punizione inflitta al colpevole sia equivalente al crimine commesso.

Esecuzioni in pubblico. Le fotografie scattate da Arash Khamooshi, della agenzia di stampa Isna, che mostrano la sequenza della vicenza di Balal e dei genitori di Abdollah stanno circolando sul web mostrando al mondo la folla di persone che hanno preso parte alla scampata esecuzione. La notizia che Balal è stato salvato dall'impiccagione è stata molto apprezzata anche da associzioni per i diritti umani come Amnesty International. Tuttavia, afferma uno dei portavoci, Bahareh  Davis, "le esecuzioni pubbliche sono degradanti e incompatibili con la dignità umana delle persone giustiziate. Tutti coloro che assistono alle esecuzioni pubbliche, compresi purtroppo anche i bambini, sono brutalizzati e psicologicamente torturati da questa orribile esperienza".