Io, tu, noi e la lotta contro il nulla (da clanDestino ZOOM)
Riprendiamo dal sito della newsletter clanDestino ZOOM n. 501 dell’8/4/2014 un articolo a firma Peppino. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (2/6/2014)
Succede un po’ a tutti di incontrare qualcuno e scoprire che alcuni frammenti della vita prendono un senso che mai riuscivi a capire standotene sul divano. Come iniziare ad amare il cinema solo perché ami chi lo ama. E così che ti ritrovi a vedere “Un boss in salotto”, che si conclude con quel Papaleo che, voltando lo sguardo alla propria vita, dice “l’ho fatto perché anch’io volevo appartenere a qualcosa”.
Come il film su Berlinguer. Oceani di persone, singoli operai, lui Berlinguer, a dannarsi l’anima per l’appartenenza a qualcosa. Appartenenza che non è garanzia di nulla. Perché si potrebbe appartenere alle peggiori faccende umane. Però conferma inevitabile che, senza appartenenza a qualcosa che cambi me e il mondo, che ami la mia polvere, che mi faccia sentire al centro dell’universo anche coltivando asparagi, la nostra vita sarebbe come un lenta attesa del nulla. Come star sul fiume aspettando che passi la morte a portarci con sé.
Ed è in quell’appartenenza che cerchiamo di combattere il nulla, di non fargliela vincere. Di poter vivere senza attendere un domani generico. L’appartenenza ad una vita che canti il suo nome.
La scelta sta proprio nel ciò a cui vogliamo appartenere. È quella voglia innata di appartenenza a qualcosa che sia più di me, più delle mie idee, più dei miei tormenti e delle mie felicità, che si vorrebbe eliminare per costruire l’uomo libero. Invece è nel senso di quella appartenenza che posso dire al mondo “Io, presente”.
E dicendolo capirò anche perché.
Peppino