Dialogo con un vice-parroco sulla catechesi della pre-adolescenza e dell’adolescenza (e la proposta della cresima), di G.M.
Innanzitutto, l’ottica non è quella del pastore, ma quella del pescatore. Si tratta di “persuadere”, si tratta del primo annuncio. Bisogna considerare che l’altro è, in qualche modo, una “tabula rasa”, non ha ancora ricevuto la conoscenza di Cristo.
Inoltre questo annuncio, nel caso dei pre-adolescenti e degli adolescenti (che è diverso da quello degli adulti), lo devi rifare 3000 volte. Non è che l’hai fatto una volta ed è fatto e basta! Ma ogni volta è come se si ripartisse da zero. Soprattutto è da rifare, ad ogni svolta di età, ad ogni passaggio serio di crescita.
Qui è importante anche mettere i ragazzi dinanzi a domande “inquietanti”, nel senso etimologico della parola. Dinanzi alle grandi domande, senza falsi timori.
Con i gruppi delle medie è decisivo, soprattutto all’inizio, il rapporto con la famiglia. Il figlio dipende nelle scelte dell’età compresa tra la I e la II media dalle decisioni e dalle proposte dei genitori. Comincia il cammino dei pre-adolescenti se la famiglia lo sostiene e non lo inizia se la famiglia non lo incoraggia.
Poi, in età adolescenziale, diventa decisivo il rapporto con la scuola. Non si può fare catechesi in età delle superiori se non c’è un adeguato progetto culturale.
Inoltre è decisiva una vera esperienza di comunità che accompagna la catechesi, con uno stile alternativo a quello dei rapporti che si vivono abitualmente: uno stile che nasca dal vangelo, con delle relazioni significative, con le caratteristica della sobrietà cristiana, con un modo diverso di affrontare la vita. Si potrebbe dire che, nell’ottica della catechesi degli adolescenti, “fede” deve andare di pari passo con “discernimento”.
Serve anche una sintesi fra gli estremi di una catechesi puramente biblica narrativa e di una solo teologica e contenutistica. Il ragazzo vuole conoscere il racconto biblico, ma anche averne la sintesi, oltre che le coordinate geografiche, storiche, contestuali, ecc.
Importantissimo è il fatto che la catechesi aiuti a capire le dinamiche interiori della vita cristiana. Cambia tutto se mi metto in questa prospettiva. Cercare il punto di vista di Dio su “questi” problemi del cuore. Né solo il punto di vista di Dio, né solo capire il cuore, ma i “problemi” ed il “punto di vista di Dio”. Con la domanda grande: posso sposare questo punto di vista di Dio? Questa è la verifica esistenziale. È lì che nasce l’atto di fede.
In questo contesto la catechesi deve essere di base. Deve affrontare le grandi questioni e non le cose secondarie. Certamente conoscere la persona di Gesù (con la geografia, la cronologia, gli insegnamenti, i miracoli). E poi chi si è fidato di Gesù, gli apostoli per primi, come gli altri discepoli. Serve una semplificazione totale (non un essere semplicistici).
Generalmente già a 17 anni si può proporre ai giovani di essere aiuto-catechisti (non ancora catechisti). La media dei catechisti potrebbe avere 20/25 anni, con la presenza anche di qualche adulto.
Inoltre questo annuncio, nel caso dei pre-adolescenti e degli adolescenti (che è diverso da quello degli adulti), lo devi rifare 3000 volte. Non è che l’hai fatto una volta ed è fatto e basta! Ma ogni volta è come se si ripartisse da zero. Soprattutto è da rifare, ad ogni svolta di età, ad ogni passaggio serio di crescita.
Qui è importante anche mettere i ragazzi dinanzi a domande “inquietanti”, nel senso etimologico della parola. Dinanzi alle grandi domande, senza falsi timori.
Con i gruppi delle medie è decisivo, soprattutto all’inizio, il rapporto con la famiglia. Il figlio dipende nelle scelte dell’età compresa tra la I e la II media dalle decisioni e dalle proposte dei genitori. Comincia il cammino dei pre-adolescenti se la famiglia lo sostiene e non lo inizia se la famiglia non lo incoraggia.
Poi, in età adolescenziale, diventa decisivo il rapporto con la scuola. Non si può fare catechesi in età delle superiori se non c’è un adeguato progetto culturale.
Inoltre è decisiva una vera esperienza di comunità che accompagna la catechesi, con uno stile alternativo a quello dei rapporti che si vivono abitualmente: uno stile che nasca dal vangelo, con delle relazioni significative, con le caratteristica della sobrietà cristiana, con un modo diverso di affrontare la vita. Si potrebbe dire che, nell’ottica della catechesi degli adolescenti, “fede” deve andare di pari passo con “discernimento”.
Serve anche una sintesi fra gli estremi di una catechesi puramente biblica narrativa e di una solo teologica e contenutistica. Il ragazzo vuole conoscere il racconto biblico, ma anche averne la sintesi, oltre che le coordinate geografiche, storiche, contestuali, ecc.
Importantissimo è il fatto che la catechesi aiuti a capire le dinamiche interiori della vita cristiana. Cambia tutto se mi metto in questa prospettiva. Cercare il punto di vista di Dio su “questi” problemi del cuore. Né solo il punto di vista di Dio, né solo capire il cuore, ma i “problemi” ed il “punto di vista di Dio”. Con la domanda grande: posso sposare questo punto di vista di Dio? Questa è la verifica esistenziale. È lì che nasce l’atto di fede.
In questo contesto la catechesi deve essere di base. Deve affrontare le grandi questioni e non le cose secondarie. Certamente conoscere la persona di Gesù (con la geografia, la cronologia, gli insegnamenti, i miracoli). E poi chi si è fidato di Gesù, gli apostoli per primi, come gli altri discepoli. Serve una semplificazione totale (non un essere semplicistici).
Generalmente già a 17 anni si può proporre ai giovani di essere aiuto-catechisti (non ancora catechisti). La media dei catechisti potrebbe avere 20/25 anni, con la presenza anche di qualche adulto.