Umiltà, evento della fede e non della morale
(da un’omelia ascoltata)
L’immagine più eloquente dell’umiltà è Maria che dice al Signore: “Sia fatta la tua volontà”. Umiltà non è moralismo, ma fare spazio a Colui che è grande, a Dio stesso. Riconoscere in Lui la nostra origine e, perciò, la certezza della sua misericordia che ci abbraccia e che ci chiama. Umile è chi obbedisce a Dio, non chi si sente piccolo. La piccolezza ha una misura di paragone e questa è data dalla relazione al Signore e dall’abbandono in Lui. Per questo Maria può poi dire, senza alcuna contraddizione: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”. Per mostrarci questo un sacerdote ci richiamava alla memoria il testo di Gregorio di Nissa che descriveva l’umiltà come un “discendere verso l’alto” ed il famoso dialogo fra un monaco del deserto ed il diavolo. Quest’ultimo, per tentare l’uomo di Dio, gli aveva proposto la considerazione dello scarso valore dell’ascesi. Se, infatti, il monaco digiunava, il maligno non mangiava mai e se il monaco vegliava, il diavolo non prendeva mai sonno. Ma il monaco aveva risposto ricordando al maligno ciò che quest’ultimo non voleva accogliere: l’umiltà, la capacità di vivere nella fiducia in Dio.
La grandezza umana non consiste così in ciò che ognuno sa e può fare, ma piuttosto in ciò che si riceve da Dio. L’uomo è nato per ricevere dal Signore. La sua vita ha il senso del ricambiarlo in questo incontro di doni. Nell’umiltà il ricevere ha così il primato sul dare.
L’immagine più eloquente dell’umiltà è Maria che dice al Signore: “Sia fatta la tua volontà”. Umiltà non è moralismo, ma fare spazio a Colui che è grande, a Dio stesso. Riconoscere in Lui la nostra origine e, perciò, la certezza della sua misericordia che ci abbraccia e che ci chiama. Umile è chi obbedisce a Dio, non chi si sente piccolo. La piccolezza ha una misura di paragone e questa è data dalla relazione al Signore e dall’abbandono in Lui. Per questo Maria può poi dire, senza alcuna contraddizione: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”. Per mostrarci questo un sacerdote ci richiamava alla memoria il testo di Gregorio di Nissa che descriveva l’umiltà come un “discendere verso l’alto” ed il famoso dialogo fra un monaco del deserto ed il diavolo. Quest’ultimo, per tentare l’uomo di Dio, gli aveva proposto la considerazione dello scarso valore dell’ascesi. Se, infatti, il monaco digiunava, il maligno non mangiava mai e se il monaco vegliava, il diavolo non prendeva mai sonno. Ma il monaco aveva risposto ricordando al maligno ciò che quest’ultimo non voleva accogliere: l’umiltà, la capacità di vivere nella fiducia in Dio.
La grandezza umana non consiste così in ciò che ognuno sa e può fare, ma piuttosto in ciò che si riceve da Dio. L’uomo è nato per ricevere dal Signore. La sua vita ha il senso del ricambiarlo in questo incontro di doni. Nell’umiltà il ricevere ha così il primato sul dare.