Porno dipendenze e amore, di Claudio Risé
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Riprendiamo da Io donna 15 febbraio 2014 un articolo scritto da Claudio Risé. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (23/2/2014)
Ciao Claudio, il mio matrimonio rischia di andare a rotoli. Mio marito quando arriva a casa stanco dal lavoro mangia un boccone, si piazza davanti alla TV e si addormenta. Poi quando si sveglia va su Internet a vedere porno. E’ dispiaciuto, depresso, promette di non farlo, ma a volte si alza di notte, e appena può è lì. Come aiutarlo? Dora
Ciao Claudio, è più forte di me. Appena ho un minuto mi sparo lì su Internet a vedere corpi nudi. Mi sembra che mi rilassi, in realtà mi svuota. Però non riesco a spegnere. Dimmi qualcosa, Gianni
Ciao Dora e Gianni, la potenza della pornografia è proporzionale alla depressione di chi la cerca. Il porno presenta a una persona sola, ferma, depressa, corpi nudi che si incontrano simulando o provando piacere. E’ l’incontro tra il maratoneta e l’handicappato. Però tutte e due le posizioni sono false. Loro non sono (quasi mai) valorosi campioni, ma mestieranti stanchi e bisognosi di denaro. E chi guarda ha gambe, cuore, cervello e sesso per muoversi, ma è inchiodato dalle depressione e dalla passività.
Occorre portare corpo vero, desiderio e piacere carnale e non virtuale nella vita quotidiana. Ciò accade solo quando si vede anche il contenuto divino e spirituale del corpo e della sessualità, non riducibili a pratiche virtuali. La cura della porno dipendenza è l’adorazione-meditazione del corpo e l’estasi d’amore, di cui l’occidentale deve ritrovare l’abitudine, persa da tempo. Ora sentiamo gli altri, e anche voi,
Claudio