Te Deum laudamus 1/ Claire Ly: Te Deum laudamus per la Tua compagnia nel lager dei khmer rossi 2/ Samaan Daoud dalla Siria: Te Deum laudamus per la fede in questo Oriente

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 05 /01 /2014 - 14:04 pm | Permalink | Homepage
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1/ Claire Ly: Te Deum laudamus per la Tua compagnia nel lager dei khmer rossi

Riprendiamo dal sito della rivista Tempi un testo di Claire Ly pubblicato il 4/1/2014. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (5/1/2014)

Pubblichiamo qui il “Te Deum” di Claire Ly, ex insegnante in Cambogia, internata dal 1975 al 1979 in un campo di rieducazione dei khmer rossi e scampata a uno dei crimini più rapidi e spietati del Novecento, il genocidio del popolo cambogiano da parte del regime comunista di Pol Pot (qualcosa come due milioni di morti sui circa sette della popolazione totale, in soli quattro anni). Nei killing field Claire Ly ha perso il marito e i fratelli. Sopravvissuta insieme ai suoi due figli, dopo la fine della dittatura è emigrata in Francia dove insegna e scrive libri. E dove ha chiesto e ottenuto di entrare nella Chiesa cattolica. L’ultima sua opera uscita in Italia è La mangrovia. Una donna, due anime (Pimedit).

Mi chiamo Claire Ly, sono una cambogiana uscita viva dai campi di internamento dei khmer rossi, e ringrazio Dio perché mi ha dato una certezza che non è chiusa su se stessa, ma è aperta come una ferita. Ringrazio perché la verità non è qualcosa che io possiedo, ma qualcuno che sta davanti a me. Voglio dire che la mia fede si nutre della certezza che il Resuscitato ci precede sempre. Egli non è nostra proprietà. Non lo è nemmeno della Chiesa: lo spirito di Cristo non può essere rinchiuso da nessuna parte.

Oggi vivo in Francia, insegno e scrivo libri. Ma fra il 1975 e il 1979 ho perso tutto: mio padre, mio marito e i miei fratelli sono stati fucilati, e nel giro di 24 ore ho dovuto lasciare il mio lavoro di insegnante e traduttrice, la mia casa, i miei vestiti, e coi capelli tagliati corti come quelli delle contadine sono stata deportata, incinta, in campagna e costretta lavorare nelle risaie. Ero buddhista, ma non potevo accettare l’interpretazione buddhista del male, la legge del karma secondo cui chi è vittima di un’ingiustizia sta ricevendo il contraccambio per le ingiustizie che ha compiuto nelle sue vite precedenti. Ero piena di rabbia, che nel buddhismo è uno dei tre veleni (gli altri due sono l’odio e l’ignoranza) che uccidono l’anima.

Per liberarmi da quel sentimento mi sono costruita un oggetto mentale su cui riversare il mio malanimo. In Occidente avreste detto che mi ero trovata un capro espiatorio. Quell’oggetto era “il Dio degli occidentali”, al quale urlavo la mia rabbia e che accusavo delle mie disgrazie. Dopo due anni di quella vita, ho cominciato a provare una strana sensazione: una presenza invisibile accanto a me. Il Dio contro il quale avevo gridato, senza chiedere mai nulla, aveva ascoltato la mia non-preghiera. All’inizio ho pensato che stavo vaneggiando, ma poi mi sono accorta che insieme alla percezione della misteriosa presenza era avvenuto in me un cambiamento: ho cominciato a commuovermi per la sofferenza altrui, non ero più chiusa su me stessa e sulle mie perdite. La Cambogia ha perso due milioni di abitanti su sette nei quattro anni del potere khmer, la mia disgrazia era la stessa di milioni di persone. Ho vissuto altri due anni nei campi, ho visto i bambini sottratti alle famiglie e mandati a vivere da soli, i neonati passati da una madre all’altra per l’allattamento perché maternità e figliolanza dovevano essere solo collettive.

Per gli occidentali il problema è conciliare l’idea di onnipotenza di Dio col fatto che Lui non impedisce il male. Io non mi ponevo questo problema: Dio poteva anche essere onnipotente, ma la mia collera era grande come Lui. L’ho semplicemente convocato, senza domandargli nulla. E imprevedibilmente ho fatto l’esperienza che questo Dio mi ascoltava. Che c’era veramente Qualcuno che mi ascoltava e mi accompagnava sulla strada della sofferenza. Che vegliava su di me come una mamma veglia il figlio malato. Senza parole, ma con tenerezza. Anche adesso, quando parlo di Dio, parlo di questo Dio della tenerezza.

Quando il regime dei khmer rossi è finito, mi sono trasferita in Francia. È lì che ho scoperto che il Dio che mi era stato compagno nelle risaie era il Dio di Gesù Cristo. Nessuno ha cercato di convertirmi. Mi sono interessata ai Vangeli perché nei giornali che gentilmente mi portavano, perché mi tenessi informata sulla Cambogia, trovai una copia dell’enciclica Dives in misericordia di Giovanni Paolo II. C’erano tante citazioni dai Vangeli, e io chiesi di poterli leggere. Così scoprii la figura di Gesù Cristo.

Gesù è uno che piange, che si arrabbia

Di lui mi ha colpito subito la libertà: nonostante le sue umili origini, nonostante la situazione politica dell’epoca, nulla lo poteva fermare. Gesù di Nazareth mi ha sedotto subito come maestro, e questo non era in contraddizione col buddhismo, che permette una pluralità di maestri: mi sono messa ad ascoltarlo. Quel che mi colpiva di lui, era la vicinanza, il fatto che era un maestro alla mia portata. Buddha è il maestro che mostra la strada verso il Nirvana, ma soltanto lui è arrivato alla saggezza suprema. Solo lui è stato capace di vivere senza mai piangere, senza mai provare rabbia. Questo lo rende lontano, un modello inarrivabile. Invece Gesù è uno che piange, che si arrabbia: l’ho sentito vicino e simile a me.

Nel buddhismo l’uomo è chiamato a liberarsi da sé, nel cristianesimo Dio si incarna in Cristo per liberarci. Un giorno ho voluto partecipare a una Messa ed è lì che è successo qualcosa. Il mio desiderio è cambiato, non volevo essere semplicemente una che ascolta, ma una che segue il maestro. Ho sentito che Colui che aveva camminato per tanto tempo con me voleva che lo riconoscessi. La mia risposta è stata domandare il Battesimo, che mi è stato impartito nel 1983 nella diocesi di Nîmes.

La fede cristiana ha questo in più di qualunque altra fede religiosa: che è Dio che si abbassa fino a noi. Questo è un movimento unico fra tutte le religioni. In tutte le altre esperienze religiose si tratta sempre di salire, anche il buddhismo richiede un’ascesi continua. Invece nel cristianesimo è Dio che si colloca alla nostra portata. Di questo non prenderemo mai abbastanza coscienza.

(testo raccolto da Rodolfo Casadei)

2/ Samaan Daoud dalla Siria: Te Deum laudamus per la fede in questo Oriente

Riprendiamo dal sito della rivista Tempi un testo proveniente dalla Siria e scritto da Samaan Daoud pubblicato il 28/12/2013. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (5/1/2014)

Pubblichiamo qui il “Te Deum” di Samaan Daoud, cristiano di Damasco. Prima della guerra faceva la guida turistica e organizzava le visite dei pellegrini cristiani italiani, attualmente traduce libri dall’italiano all’arabo per i salesiani del Medio Oriente.

Dall’inizio dell’anno 2013 la violenza in Siria ha cominciato a prendere una piega abbastanza brutale. In questo anno abbiamo assistito alla nascita di un altro gruppo armato estremista che usa la religione per giustificare la propria azione: Isil, lo “Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Così siamo entrati in una nuova ondata di violenza sempre più spietata, perché questi gruppi armati, che hanno una base religiosa wahabita-salafita e radicale, sfruttano la fede musulmana e la usano come un mezzo per creare uno Stato religioso governato secondo la legge islamica.
Ormai questi ribelli non parlano più né di democrazia né di libertà. Per eliminare gli ostacoli all’instaurazione dello Stato islamico, si sono messi a minacciare tutti quelli che non si sottomettono alla loro ideologia. E i cristiani naturalmente fanno parte di questi “infedeli”, perciò hanno dichiarato una guerra contro di loro.

I cristiani del nord e del nord-est del paese hanno vissuto sulla propria pelle l’autentica persecuzione. Alcuni villaggi in quelle regioni sono stati completamente svuotati delle comunità cristiane, fuggite per paura di essere massacrate o perché sono state minacciate. Dalle città di Raqqa, Tel Abiad, Der Ezzor e tante altre i cristiani sono scappati in Libano per poi andare in Europa, altri sono sfollati all’interno del paese, verso zone sicure come la costa e Damasco. Ma questi gruppi armati di fanatici si sono resi responsabili anche di massacri tra le comunità cristiane come Maloula, Sadad, nei sobborghi di Latakia.

Per non parlare di Aleppo e di quanta sofferenza vive la nostra Chiesa là. Aleppo era la capitale dei cristiani della Siria, ma purtroppo è stata assediata per più di un anno dal fronte di Al Nusra (affiliato ad Al Qaeda) e dall’Isil, che hanno causato la distruzione di tante chiese e di interi quartieri cristiani.

Comandano i Fratelli Musulmani

Tutta questa violenza contro i cristiani è dovuta al fatto che i cristiani non si sono schierati a favore di questa cosiddetta “rivoluzione”. E perché non lo hanno fatto? Perché si sono accorti che la cosiddetta rivoluzione è stata subito “mangiata” sia dagli estremisti che dagli Stati le cui istituzioni sono di ispirazione coranica, come l’Arabia Saudita e il Qatar, o da quelli dove comandano i Fratelli Musulmani, come la Tunisia, la Turchia, la Libia, l’Egitto. E non bisogna certo dimenticare che dietro a tutti quanti ci sono i governi americani ed europei, in modo particolare Francia e Inghilterra.

Ormai i combattenti stranieri penetrati in Siria sono veramente tanti e il loro numero è in continuo aumento: si parla di oltre 30 o 40 mila elementi, e tra essi ci sono anche 1.700 jihadisti europei. Allora la nostra guerra in Siria non è più per sostenere Assad o il suo regime, la nostra guerra adesso è per sostenere la Siria, per salvare lo Stato siriano, per salvare la società siriana, per salvare l’uomo.

Ho visto con i miei occhi che razza di disastro si è abbattuto sulla Siria (Maloula, Jobar, Homs, Qusayr). Ovunque passano, questi fanatici lasciano dietro di sé massacri umani (Sadad, Adra). Gli ultimi tre mesi di questo 2013 sono stati i più brutti. In questo periodo abbiamo segnalato tanti attacchi contro i cristiani, che sono presi in particolar modo di mira dai gruppi fanatici. Colpi di mortaio sulle scuole cristiane a Damasco, più di cinquecento colpi di mortaio contro la zona di Jaramana (a 6 chilometri da Damasco), dove c’è una grossa comunità cristiana.

Ma noi continuiamo a vivere la vera testimonianza di Gesù Cristo. La Madonna di Soufanieh ci ha detto durante la sua ultima apparizione nel 2004: voi cristiani di Damasco continuate a conservare la vostra fede orientale, e non lasciate che rubino la vostra volontà, la vostra libertà, e la vostra fede in questo Oriente.