Bibbia. Tutta rose, fiori e altre piante, di Mimmo Muolo
Riprendiamo da Avvenire dell’8/12/2013 un articolo scritto da Mimmo Muolo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (9/12/2013)
Per vederle spuntare non bisogna attendere molto. Appena 11 versetti. Genesi 1,11: «Dio disse: 'La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto'». Se poi si cerca la prima specie citata per nome, basta andare un po’ più in là. Genesi 3,6: «Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e ne fecero cinture». Infine all’estremo opposto, Libro dell’Apocalisse, l’ultima pianta ad essere citata, quando mancano ormai pochi versetti alla conclusione, è l’escatologico «albero della vita» (che abbiamo visto anche nel giardino dell’Eden), il quale «dà frutti 12 volte all’anno, portando frutto ogni mese» e le cui foglie «servono a guarire le nazioni» (Ap 22,2).
Le piante insomma sono una componente essenziale della Bibbia e ne accompagnano la narrazione dalla prima all’ultima pagina. Anzi, si può dire che non c’è un solo libro dell’Antico Testamento, che non riporti almeno una citazione. Mentre le cose cambiano alquanto nel Nuovo, dove le piante sono assenti in 17 dei 26 libri. Ma nel frattempo le condizioni di vita, gli usi e i costumi sono profondamente cambiati. E comunque i Vangeli sono molto ricchi sia di tipi di piante, che di citazioni.
Questa sorta di orto botanico che dal testo sacro è giunto fino a noi attraverso i millenni e i chilometri è stato analizzato e catalogato con passione e certosina pazienza nel volume Le piante nella Bibbia (Gangemi, pagine 206, euro 30,00), che verrà presentato domani a Roma (via Giulia 142, ore 17). Gli autori – Maria Grilli Caiola, professoressa emerito di botanica a Tor Vergata, Paolo Maria Guarrera, etnobotanico e Alessandro Travaglini, aerobiologo – vi hanno fatto confluire non solo le loro competenze scientifiche, ma anche l’amore per le Scritture, che ricevono da questa analisi un’ulteriore conferma delle coordinate di fondo. Sapete ad esempio qual è la pianta più citata in assoluto? Il grano, 175 volte in 34 libri diversi, che diventano 567 citazioni complessive se aggiungiamo i derivati: farina, focacce, frumento e pane. E la seconda 'famiglia', in questa speciale classifica, è manco a dirlo quella composta da vigna, vite, uva, tralcio, mosto, vino e bevande inebrianti con 460 citazioni. Pane e vino, dunque. Cioè l’Eucaristia. Allo stesso modo non è sicuramente un caso che la seconda pianta per numero di citazioni sia l’incenso (159 in 29 libri), che simboleggia la divinità.
In totale gli autori hanno recensito 83 piante indicate con il nome comune. Di esse 77 si trovano nell’Antico Testamento (e 59 sono esclusive di esso), 29 nel Nuovo (di cui 6 esclusive). Le restanti 23 sono menzionate invece in entrambe le parti della Bibbia. A tale numero vanno poi aggiunti 27 nomi collettivi di piante – spesso riportati al plurale (alberi, querce, cipressi e così via – o indicativi di ambienti con piante diverse: cardi, rovi, spine, fiori di campo. Si va in sostanza alla A di abete alla Z di zizzania, passando per il balsamo, il cappero, il cotone e il lino, il miglio, la noce, l’olivo e la palma naturalmente, e piante meno note coma la ruta, il terebinto, l’issopo e la cassia. In fondo alla classifica delle citazioni troviamo l’amomo (una volta), il galbano, il làdano e la canna aromatica (2 volte ciascuno). Mentre in testa a quella dei libri a più alta concentrazione botanica c’è Isaia (34 citazioni), seguito da Esodo (25), Ezechiele (23), Genesi e Cantico dei Cantici (22).
Il volume è dunque pieno di spunti e di statistiche, ma non solo. Gli autori (che hanno colmato un vuoto di quasi cent’anni nella bibliografia italiana, mentre all’estero esistono diversi lavori di questo tipo) lo hanno pensato come un vero e proprio atlante botanico, in cui per ogni specie c’è la fotografia, un versetto della Bibbia corrispondente, una descrizione della pianta e la citazione dei principali episodi biblici in cui è citata. In tutto 110 schede, divise in dieci sezioni: piante della Terra Promessa, della Festa delle Capanne, cereali, piante orticole e fibre tessili, piante da frutto, fiori di campo ed erbe amare, piante officinali aromatiche tossiche, alberi e arbusti, piante di luoghi umidi, cardi e piante spinose, piante del candelabro ebraico e della Sindone.
Particolarmente interessante quest’ultima sessione, ricavata in gran parte dagli studi sindonici, che hanno rivelato come sul famoso lino fossero presenti anche tracce di làdano, cappero egiziano e aloe. Mentre per quanto riguarda la corona di spine posta sul capo di Gesù, si ipotizza l’uso del ranno o della spinaporci o del ziziphus spina christi.
«La Bibbia – sottolinea Maria Grilli Caiola – non finisce mai di stupirci. In genere si pensa che non sia un testo scientifico. Ma io per esempio ho trovato nella Genesi un bel capitolo di biologia vegetale. Prima di tutto c’è la separazione della luce dalle tenebre. Quindi la distinzione tra acque e terre. Poi la creazione delle piante, degli animali e infine dell’uomo. Troviamo qui descritta la catena alimentare. Le piante necessitano di terra, acqua e luce. E infatti sono le prime cose che Dio crea. In seguito vengono gli animali che si cibano delle piante. E al vertice l’uomo». «Con il nostro libro – conclude la studiosa – speriamo di contribuire a quella che il Papa chiama custodia del creato. 'E Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse' (Gen 2,15). Anche le piante che accompagnano la narrazione biblica ci ricordano questo impegno». Oggi tra l’altro più urgente che mai.
I casi. Da Abramo a Mosè a Zaccheo
Alzi la mano chi mai visto un granellino di senape o un albero di sicomoro. Eppure, grazie alla Bibbia, piante come queste sono entrate nell’immaginario collettivo, quanto meno dei credenti. Sono molti gli episodi biblici che hanno come «attore non protagonista» alberi, arbusti e altre specie vegetali. Si prenda il legno di cipresso con cui Noè costruì l’arca. Oppure le querce di Mamre all’ombra delle quali Abramo incontrò Dio nella forma di tre messaggeri. Ma i passi più famosi sono forse proprio quelli legati al più piccolo tra tutti i semi (la senape appunto) che Gesù prende come esempio per spiegare la dinamica del Regno di Dio e al sicomoro che offrì a Zaccheo, piccolo di statura, la possibilità di vedere Gesù con tutto quel che ne seguì.
Ripercorrendo Antico e Nuovo Testamento troviamo poi il roveto ardente, attraverso il quale Dio rivelò il proprio nome a Mosè, e i giunchi del Nilo che accolsero la cesta di papiro (altra pianta) nella quale lo stesso Mosè fu deposto dalla madre. Nella vicenda dell’Esodo, poi, un ruolo di primo piano assumono le erbe amare (secondo i biblisti cicoria o rucola) con cui gli ebrei mangiano la cena pasquale; e l’issopo con il quale spalmarono il sangue dell’agnello sugli stipiti delle case. Sempre nell’Antico Testamento si possono citare i cedri del Libano, il ricino che dette ombra a Giona e i pascoli erbosi su cui Dio fa riposare il giusto. Nel Nuovo, famosissima è la parabola del grano e della zizzania (pianta che tra l’altro oggi è a rischio estinzione, per l’uso dei diserbanti chimici). E come non ricordare, infine il giardino degli ulivi, in cui il Signore trascorre l’ultima sua ora da uomo libero?
In definitiva le piante con la loro presenza e con il loro simbolismo accompagnano tutta la storia della salvezza.