«Non ho mai trovato il momento giusto per avere un bambino. Il problema più grande forse è stato trovare un uomo che volesse un figlio. La nostra generazione è stata in generale molto irresponsabile. La classica sindrome di Peter Pan». Joni Mitchell e la figlia segreta. Una storia che è come un romanzo, di Bill Higgins
Riprendiamo da La Repubblica del 10/4/1997 un articolo scritto da Bill Higgins. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (1/12/2013)
La cantante si è riunita con la figlia che aveva dato in adozione 32 anni fa in circostanze dickensiane. Il fatto avvenne anni prima che la cantante scrivesse classici come 'Both sides now' , 'Big yellow taxi' "The Circle Game" e 'Woodstock', prima dei dischi d' oro, dei Grammy Award e del suo nome nella Rock' n' Roll Hall of Fame.
Nel 1965 si chiamava Roberta Joan Anderson ed era una studentessa squattrinata dell'Alberta College of Art di Calgary, in Canada. Suo padre era il manager di un negozio di alimentari e sua madre un'insegnante.
La Mitchellha avuto sempre qualche difficoltà a raccontare questa vicenda. E anche oggi preferisce parlare della "gioia della riunione".
Questa è la prima intervista sull' argomento; per la prima volta l'artista racconta cosa voleva dire nei primi anni Sessanta essere una ragazza madre in Canada. "Rimasi incinta a 20 anni nel college che frequentavo", ricorda la Mitchell, oggi 53enne [Nota de Gli scritti: all'epoca dell'articolo che è del 1997]. "La cosa più importante in quel momento era cancellare l'onta. Lo scandalo era enorme. Socialmente era una rovina. Come se avessi ammazzato qualcuno".
I genitori - racconta - non seppero nulla, e lei non chiese mai aiuto alla famiglia. Il padre della piccola, Brad McMath, all'epoca era uno studente e non era pronto a metter su famiglia. Non se la sentì di affrontare l' aborto né un matrimonio riparatore. "Una madre infelice non può crescere un bambino felice", dice lei.
Così partorì in un ospedale di Toronto. "Trovai barbaro il fatto che mi bendassero i seni per rimandare indietro il latte". Rimase dieci giorni in ospedale con la piccola, che battezzò Kelly Dale Anderson. "Non avevo soldi, non avevo un lavoro, non avevo una casa. Lasciai l'ospedale e non sapevo dove andare", ricorda.
"E d'altra parte non volevo adattarmi a circostanze che potessero nuocere sia alla bambina che a me". Si avventurò così in un matrimonio con il folksinger americano Chuck Mitchell, del quale avrebbe conservato solo il cognome. L'agenzia che si occupava di adozioni intanto faceva pressioni: più tempo aspettava più sarebbe stato difficile trovare una sistemazione per la piccina. Alla fine la cantante firmò i documenti necessari. Circa tre anni più tardi la carriera della Mitchell cominciò a decollare. Erano gli anni solitari in cui vagava da un club all'altro della West Coast americana. Pubblicò il suo primo album, 'Song to a seagull', nel1968. L'anno dopo Judy Collins portò in classifica 'Both sides now' , tratta dal suo album 'Clouds' , che conteneva anche 'Chelsea morning', il brano che influenzò Bill e Hillary Clinton nella scelta del nome della loro unica figlia.
La Mitchellprecisa oggi che il ricordo della bambina "mi piombava addosso nei momenti più impensabili, magari quando il figlio di un'amica cadeva dalla bicicletta".
Kelly Dale sarebbe rimasta l'unica figlia della cantautrice. "Non ho mai trovato il momento giusto per avere un bambino. Il problema più grande forse è stato trovare un uomo che volesse un figlio. La nostra generazione è stata in generale molto irresponsabile. La classica sindrome di Peter Pan".
I particolari dell'adozione sono diventati pubblici quattro anni fa, quando una compagna di college dell'artista ha venduto tutte le informazioni a un tabloid. A quel punto è spuntata una miriade di impostori che sostenevano di aver adottato la figlia della cantautrice.
Ma la ricerca non avrebbe dato nessun esito se anche la ragazza, Kelly Dale Anderson - oggi Kilauren Gibb - arrivata a ventisette anni, non si fosse messa a sua volta alla ricerca della sua vera madre. Quando ha cominciato a sospettare chela Mitchell potesse essere la persona che cercava, ha aperto la 'homepage' della cantante su Internet. "La biografia di mia madre è apparsa sullo schermo e ho pensato che tutte le informazioni coincidevano: la polio a nove anni, mio nonno che lavorava in un alimentari, mia nonna che faceva l'insegnante. Le coincidenze erano decisamente troppe".
A quel punto la Gibb si è messa in contatto con il manager di Joni Mitchell e il sogno si è avverato: madre e figlia si sono finalmente incontrate dopo 32 lunghissimi anni. In quella occasione Joni Mitchell ha scoperto anche di essere diventata nonna di un bambino di quattro anni, Marlin, che era presente all'incontro. "Assomiglia a mia madre", dice la Mitchell di Kilauren, "ha la sua corporatura e i miei zigomi". La Gibb ha lavorato per 13 anni come modella, ma i suoi genitori adottivi le hanno fatto frequentare anche l'Università di Toronto. "Sono grata a questa famiglia che ha cresciuto mia figlia così bene", dice Joni Mitchell. "Il cordone ombelicale tra me e mia madre non è mai stato reciso", conclude la Gibb.