Esistono sensibilità diverse di omosessuali sulla questione omosessuale 1/ Omosessualità e suicidio, dal blog Eliseo del Deserto 2/ Guido Barilla: Scusa!, dal blog Eliseo del Deserto

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 03 /11 /2013 - 14:11 pm | Permalink | Homepage
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1/ Omosessualità e suicidio, dal blog Eliseo del Deserto

Riprendiamo dal Blog Eliseo del Deserto un articolo del curatore del sito stesso pubblicato il 28/10/2013. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (3/11/2013)

“L’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza.”. Sono le parole scritte dal ragazzo che si è suicidato a Roma sabato notte.

Nell’opinione comune il suicidio viene considerato come l’estrema conseguenza di un dolore troppo grande da sopportare. Il suicida è una vittima innocente e le ragioni del suo gesto sacrosante, soprattutto quando si tratta di strumentalizzarle per i propri obiettivi politici.

Anch’io ho pensato più volte al suicidio. Non l’ho mai tentato.

Ogni volta che i giornali parlano di un ragazzo omosessuale che si toglie la vita, penso a quell’angoscia che ho provato anch’io. È un desiderio di scomparire, di non esistere più. In particolare penso al suicidio di una persona a me estremamente vicina. Ricordo benissimo che quando avvenne ero anch’io tormentato dallo stesso desiderio, farla finita. Ricordo che ne avevo appena parlato ad un sacerdote. Il giorno successivo quando ricevetti la notizia, mi crollò il mondo addosso, e pensai che inevitabilmente sarei morto così anch’io. Poche ore dopo la notizia, sul luogo del suicidio, mi sembrava di sentire nell’aria l’odore di quella violenza (forse del sangue o del piombo) che aveva travolto la mia famiglia. Tutti tentavamo di trovare una giustificazione, qualcosa che lenisse il dolore di quel pugnale nell’anima, ma io non riuscivo a non considerare quel gesto come un estremo capriccio, una chiusura prepotente su di sé, un atto sprezzante verso coloro che amavano questa persona. Un’infamia troppo grande per chi doveva continuare a vivere.

Ero stato battuto sul tempo e potevo vedere davanti a me le reali conseguenze del gesto che avrei voluto compiere. Forse sono troppo codardo per suicidarmi. A spaventarmi è quel lasso di tempo, anche rapido, che intercorre tra il gesto finale e la morte. La mia fede nell’eternità inoltre è sempre stata un deterrente efficace.

Sono stato vittima di omofobia, ma non ho mai pensato di uccidermi per questo. Non è il fatto di essere omosessuale - certo quando uno scopre di esserlo è una tragedia. Tante volte l’omosessualità nasce proprio dal disprezzo di sé, dal rifiuto di identificarsi con la propria identità maschile che si percepisce come negativa. Si ha paura di essere maschi e dei maschi. Fondamentalmente ci si ritiene inferiori.

Nella mia vita però ciò che mi ha spinto alla disperazione è stato il modo di vivere la mia omosessualità: la compulsività, le abitudini sessuali occasionali e perverse che mi hanno fatto perdere completamente la dignità. I miei tentativi di risalita vanificati costantemente dalla mia debolezza e allo stesso tempo, la paura ad andare fino in fondo nel bene o nel male. La sensazione che la mia vita fosse imbrigliata in una camicia di forza dove non potevo essere né migliore né peggiore, né santo né peccatore, né realizzato né fallito. Essere vincolati nella mediocrità è peggio di un fallimento. In quei momenti ero convinto che nessuno potesse aiutarmi, nemmeno Dio, che anzi percepivo all’apice della mia disperazione, come un grande avversario, che pretendeva da me ciò che non riuscivo a fare, che mi metteva alla prova infierendo sulla mia sofferenza. Non riuscivo nemmeno a rivolgermi alle persone che mi volevano bene davvero. Mi blindavo in una disperazione talvolta rabbiosa, in un limbo peggiore persino dell’inferno.

“L’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza.”

Trovo il suicidio un’ingiustizia. Un ragazzo che si toglie la vita perché vittima di omofobia, non dà forza a chi sostiene che la società sia intollerante, piuttosto ribadisce che la società non dà gli strumenti ai giovani d’oggi, e non solo a loro, per affrontare le difficoltà, per trovare una speranza, una motivo per continuare a vivere.

Che un ragazzo romano di 21 anni scriva queste parole mi fa pensare che sotto le ragioni dichiarate del suo gesto estremo ci sia dell’altro. Roma non è certo omofoba! Basta girare nel centro della città per rendersene conto, e se non fosse sufficiente, allora vi invito a fare un giro, la sera, davanti al “Coming Out”, il ritrovo dei gay per eccellenza, vicino al Colosseo. C’è talmente tanta gente che il locale sembra preso d’assedio. Roma è inoltre la città delle manifestazioni. Per un giovane che crede in un Italia differente non è difficile impegnarsi in una fervente lotta politica e sociale. Ancora, con l’avvento dei Social Network mi sembra davvero difficile che un ragazzo non riesca a crearsi un giro di amicizie alternativo. Non stiamo parlando di un ragazzino delle medie o delle elementari, ma di un ragazzo di 21 anni.

Di omosessuali felici ce ne sono. Alcuni mi scrivono. Credo che in questo possiamo essere tutti d’accordo. Nessun omosessuale deve smettere di cercare la sua felicità. Sia che voglia vivere la sua sessualità serenamente, sia che voglia ritrovare la sua identità naturale. Per entrambi oggi è possibile trovare una strada, certamente impervia, come tutte le strade che portano alla felicità.

Chi si suicida ha deciso invece che non ci sono più vie d’uscita per la sua vita. Mi sembra una presunzione. Anche non ce ne fossero realmente, trovo che non ci sia giustificazione per un gesto, che si può comprendere, ma non accettare. Ed è giusto dirlo! Per non diffondere l’idea sbagliata che chi si uccide, in fondo, non aveva tutti i torti!

Ho pena del ragazzo che si è ucciso, non per le ragioni che l’hanno spinto a farlo, ma perché non ha trovato altra via d’uscita per la sua anima che quella di strapparla con forza da sé. Sono vicino ai genitori e agli amici di questo ragazzo, perché stanno vivendo un dolore atroce. A loro ed a tutti i ragazzi che sono disperati, vorrei dire che la depressione e la disperazione nella vita di ogni uomo sono sempre in agguato, ma non dobbiamo lasciarci rubare la speranza. Oltre la notte c’è un sole che sorge, sempre! L’amore, la felicità e la bellezza non sono concetti astratti, ma reali, vivi, destinati a salvare il mondo dall’ingiustizia e dal dolore.

2/ Guido Barilla: Scusa!, dal blog Eliseo del Deserto

Riprendiamo dal Blog Eliseo del Deserto un articolo del curatore del sito stesso pubblicato il 28/9/2013. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (3/11/2013)

Signor Guido Barilla,

Le scrivo perché sono io a volerLe chiedere perdono!

Io sono un ragazzo omosessuale che ha seguito in questi giorni la vicenda scatenata dalle Sue dichiarazioni. Ero infastidito dal moltiplicarsi delle chiacchiere, delle battaglie inutili, boicottiamo o non boicottiamo, dall’elenco insipido delle altre marche di pasta, dalla Sua foto oltraggiata ed osannata. Vivo lontano da casa ormai da quattro anni, e non riesco a mangiare nessun’altro tipo di pasta, anche se risparmierei, perché l’unica che mi ricorda la mia famiglia è la Barilla. Vuoi per la pubblicità, o forse solo perché è la pasta che mi ha sempre cucinato mia mamma.

Sono omosessuale e credo anch’io nella famiglia tradizionale e non credo che altri tipi di unione possano definirsi “evoluzione della famiglia”.

Quando da piccoli o da giovani ci rendiamo conto di essere omosessuali, lo sentiamo sulla nostra pelle: siamo diversi. Questa diversità inizialmente viene vissuta da tanti (non voglio generalizzare) come un handicap. Dopo la disperazione iniziale si cerca un equilibrio, una ragione, la felicità. Tutti abbiamo una diversità da gestire, questa è la verità.

È giusto riconoscere i tratti della nostra differenza, accettarne i limiti. Due uomini non potranno mai generare un figlio per esempio. Due donne non saranno mai una famiglia intesa in senso tradizionale. Non sto dicendo che le unioni omosessuali devono essere bandite, e sono sicuro che in una coppia omosessuale possa nascere un calore simile all’intimità familiare.

La maggior parte di noi però viene da una famiglia tradizionale. Tutti siamo figli! Sappiamo quanto abbiamo bisogno di un padre che sia veramente uomo e di una madre che sia pienamente donna! Io lo so, ogni volta che desidero profondamente avere un uomo forte accanto a me.

Perdono Signor Barilla! Per le parole umilianti che ha dovuto subire, Lei e la Sua azienda a causa di noi omosessuali. Anche se alcuni non saranno d’accordo con me. Io che nonostante tutto sono uno di loro, Le chiedo scusa. Scusi le ingiurie, le pressioni, i boicottaggi, le parole inutili di quel manipolo di anime ruggenti che vanno solo in giro cercando chi divorare.

Sulla famiglia ha molto da imparare chi l'ha portata a scusarsi per delle parole che non avevano nulla di offensivo.

L’atteggiamento violento, persecutorio, intimidatorio, dunque bullistico di questa gente, insieme alle tante espressioni di orgoglio gay che negli anni si sono diffuse, suscitano tutto in me, eccetto la fierezza di essere omosessuale.

Perdono ancora!

Eliseo del Deserto