Tanto peggio per la realtà, di Fabio Bartoli
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Riprendiamo dal blog La fontana del villaggio di Fabio Bartoli un suo articolo pubblicato il 14/9/2013. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (8/12/2013)
Si narra che Guglielmo Federico Hegel a chi gli faceva notare che la sua teoria era contraddetta dalla realtà rispondesse sprezzante: “tanto peggio per la realtà!” Non so quanto questo aneddoto sia fondato, ma mi sembra descrivere perfettamente lo stato attuale della cultura, che è come dire il modo di pensare della gente. Lo spunto me lo dà un articolo molto divertente che ho trovato in rete: Spedizione scientifica inviata al Polo a studiare il riscaldamento globale… costretta a tornare indietro dal troppo ghiaccio.
Anche la mia amica Giuliana, che di recente ha avuto un bimbo, mi faceva notare come la prima domanda che tutti fanno è: “maschio o femmina?”. A nessuno, proprio a nessuno, verrebbe mai in mente che il bimbo possa essere una terza cosa.
Che bella cosa che è la realtà! È la nostra prima obbedienza, prima che al capoufficio, prima che al superiore, prima che al Papa, prima che alla fede, prima che alla coscienza… oso dire prima che a Dio!
Ed è un paradosso ovviamente, perché Dio è la realtà, e dunque non può mai esservi contraddizione. Ma è un paradosso significativo, perché una fede che non partisse dalla realtà, che non la accogliesse in sé e non la spiegasse sarebbe appunto mera ideologia, non diversa da quella di chi pretende di cambiare la realtà semplicemente rinominandola, come se chiamare un aborto interruzione di gravidanza lo rendesse meno drammatico, come se chiamare un handicappato diversamente abile lo rendesse meno diverso, come se il termine omogenitorialità potesse nascondere il fatto che gli omosessuali in quanto tali non possono generare.
La realtà ha questo di bello: che resiste ai nostri tentativi di cambiarla e non si sottomette alla nostra volontà. Ricordate il patetico capitalista fondatore del Jurassic Park di Michael Crichton? Nel romanzo finisce divorato da un dinosauro ancora convinto di aver creato solo un parco giochi per bambini (se non avete ancora letto Jurassic Park fatelo, il film non è un granché, ma il romanzo è un potente affresco dello scontro tra realtà e ideologia) rivedo in quella immagine tanti nostri politicanti e giornalisti, intenti a gingillarsi con le parole, mentre danziamo sull’orlo dell’abisso.
Se non altro per questo, perché Dio si è fatto carne, noi non possiamo non amare la carne, la realtà, il corpo. Come dice il mio amatissimo San Bernardo: “Senza il corpo lo spirito umano non può in alcun modo progredire né essere di aiuto agli altri” e il corpo in questo caso dice la Realtà, il nostro rapporto con il mondo.
La pretesa di creare un uomo senza carne, di cui parlavo nel mio post precedente, va nello stessa direzione di pretendere di fare a meno della durezza della realtà, di trasformarla in qualcosa di molle, plasmabile a nostro piacimento.
Mi viene in mente il duro risveglio di Arthur Rimbaud nella “Stagione all’inferno”: “Io, io che mi ero creduto mago od angelo, profeta od indovino, eccomi riportato sulla dura terra, con la realtà rugosa da stringere ed un dovere da cercare”.
Quando questa sbornia idealista sarà finita (e finirà presto, tanto è folle e disumana) resterà sul campo solo il Dio fatto uomo ed a noi toccherà contare i caduti, medicare i feriti e con pazienza ricominciare dalla realtà. Son duemila anni che non facciamo altro.