Scruton: «L’uomo moderno ha perduto se stesso perché ha sostituito Dio con il ciarpame»
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Il Centro culturale Gli scritti (4/8/2013)
In una intervista ad Avvenire il filosofo britannico spiega perché, eliminando le questioni di fede dalla sua prospettiva, l’io diventa incapace di conoscere se stesso
Sono passati un paio di mesi dall’uscita in Italia dell’ultimo libro di Roger Scruton, Il volto di Dio (edito da Vita e pensiero). Nel volume, il filosofo britannico, senza dubbio uno fra i più influenti pensatori “conservatori” viventi, ha voluto provare a «valutare le implicazioni dell’ateismo crescente che ci circonda».
E la conclusione a cui è arrivato non sono rassicuranti, poiché, scrive Scruton, «come lo sposo o la sposa nel sacramento del matrimonio, Dio è ineludibile, o eludibile solo creando una voragine, un abisso spalancato davanti a noi quando stravolgiamo non solo il volto dell’uomo ma il volto del mondo». Una conseguenza evidente di questo declino del pensiero umano provocato dalla rimozione del divino, per Scruton, è l’idea sempre più dominante secondo la quale «le neuroscienze ora devono rimpiazzare la filosofia come la vera capacità di spiegare la mente umana». Peccato che «nessun tentativo di rintracciare il soggetto nel mondo degli oggetti potrà mai avere successo».
PROSPETTIVA UMANA. Oggi il filosofo torna su questi argomenti in una bella intervista concessa ad Avvenire. Da «persona moderna», dice Scruton a Lorenzo Fazzini, «mi approccio alla questione di Dio, della sua natura e della sua esistenza da una prospettiva umana piuttosto che divina». E da questa prospettiva umana non si possono eliminare le questioni di fede, perché esse hanno un «posto indispensabile nelle interazioni che ogni giorno noi abbiamo con altre persone».
LA SCOMPARSA DEL SACRIFICIO. Ma come inciderebbe Dio nella vita dell’uomo? «Dio – spiega Scruton ad Avvenire – si fa conoscere nei nostri atti di carità e quando un essere umano sacrifica se stesso per il bene di un altro oppure senza pensare al proprio guadagno personale». Purtroppo però questo sembra non interessare più a nessuno oggi. «La cultura consumistica è una cultura senza sacrifici», continua il filosofo. Domina «il divertimento riadattato come oggetto dei nostri desideri» e dunque «è inevitabile che le manifestazioni di “timore sacro” siano tra noi una rarità. È certamente questo, e non gli argomenti degli atei, a causare il declino della religione».
DAVVERO “NE ABBIAMO ABBASTANZA”? Per il senso religioso umano c’è insomma un pericolo più efficace delle prediche dei vari laicisti militanti alla Odifreddi e alla Onfray. Come osserva Scruton, «il nostro mondo conteneva molte aperture al trascendente, che sono state ostruite dal ciarpame. Alcuni diranno che non importa, che l’umanità ne ha abbastanza dei misteri religiosi e dei loro ben noti pericoli. Ma credo che a nessuno piaccia il risultato. L’uomo postmoderno negherà che il suo disagio abbia un significato religioso. Ma penso che egli sia in errore».