Le cupole di San Marco a Venezia (di A.L.)
Le tre grandi cupole sull’asse centrale di San Marco: quella dell’Emmanuele sopra il presbiterio, quella dell’Ascensione al centro, quella della Pentecoste, appena si entra. Tutto invita a vedere la vita come viene vista in alto. Siamo noi ad essere visti, prima di essere noi a vedere!
Gesù discende, è la cupola dell’Emmanuele: e come è disceso per l’incarnazione, così discende ogni giorno nei sacri misteri. Gesù sale al Padre portandoci con lui: è la cupola dell’Ascensione. Dal Padre invia lo Spirito, perché la chiesa sia fedele nella sua missione e sia sempre ricolma di Dio: è la cupola della Pentecoste.
Discendere, salire, discendere: è l’opera di Dio che viene celebrata e la vita dell’uomo con lui. Le due cupole ai lati, quella di San Giovanni e quella dei Santi veneziani, dicono la possibilità reale e già realizzata che l’uomo partecipi di questa opera.
E non va dimenticato che San Marco non è una chiesa bizantina. Gli studi moderni sottolineano sempre più le fortissime peculiarità dei mosaici e delle diverse opere della basilica marciana che non possono essere identificate ai cliché bizantini, ma sono delle realizzazioni latino-veneziane.
Così scriveva l’allora patriarca di Venezia Angelo Roncalli (poi papa Giovanni XXIII:
«Ecco lo splendore dei mosaici. (…) Dal primo entrare in questo santuario della fede e dell’arte (…), l’uomo viene come preso per mano e avviato a salire verso l’altare del Signore per avviare il trepido e confidente colloquio della preghiera (…) . Sopra il nostro capo si librano le cinque aree cupole: e da esse scende la luce dell’Eterno: i profeti annuncianti l’incarnazione del Verbo e la redenzione dell’uomo: il Cristo re glorioso dei secoli: lo Spirito Santo radiante sugli Apostoli e sulle genti: e d’un lato, sulla cupola detta di san Giovanni, la gloria e il fulgore dei santi: il Battista e l’Evangelista, con i Padri della Chiesa greca e latina; dall’altro, i santi antichi e più venerati a Venezia e nel suo dominio di terra e di mare» (Discorso del 31 agosto 1958).
Gesù discende, è la cupola dell’Emmanuele: e come è disceso per l’incarnazione, così discende ogni giorno nei sacri misteri. Gesù sale al Padre portandoci con lui: è la cupola dell’Ascensione. Dal Padre invia lo Spirito, perché la chiesa sia fedele nella sua missione e sia sempre ricolma di Dio: è la cupola della Pentecoste.
Discendere, salire, discendere: è l’opera di Dio che viene celebrata e la vita dell’uomo con lui. Le due cupole ai lati, quella di San Giovanni e quella dei Santi veneziani, dicono la possibilità reale e già realizzata che l’uomo partecipi di questa opera.
E non va dimenticato che San Marco non è una chiesa bizantina. Gli studi moderni sottolineano sempre più le fortissime peculiarità dei mosaici e delle diverse opere della basilica marciana che non possono essere identificate ai cliché bizantini, ma sono delle realizzazioni latino-veneziane.
Così scriveva l’allora patriarca di Venezia Angelo Roncalli (poi papa Giovanni XXIII:
«Ecco lo splendore dei mosaici. (…) Dal primo entrare in questo santuario della fede e dell’arte (…), l’uomo viene come preso per mano e avviato a salire verso l’altare del Signore per avviare il trepido e confidente colloquio della preghiera (…) . Sopra il nostro capo si librano le cinque aree cupole: e da esse scende la luce dell’Eterno: i profeti annuncianti l’incarnazione del Verbo e la redenzione dell’uomo: il Cristo re glorioso dei secoli: lo Spirito Santo radiante sugli Apostoli e sulle genti: e d’un lato, sulla cupola detta di san Giovanni, la gloria e il fulgore dei santi: il Battista e l’Evangelista, con i Padri della Chiesa greca e latina; dall’altro, i santi antichi e più venerati a Venezia e nel suo dominio di terra e di mare» (Discorso del 31 agosto 1958).