Mille anni nell’Apocalisse: millenarismo o centuplo quaggiù? (di A.L.)
Nell’Apocalisse c’è come un piccolo anticipo della gioia finale della Gerusalemme celeste nel simbolo del famoso ‘millennio’ nel quale i giusti regneranno con Cristo prima del giudizio finale, uno dei passi più discussi dell’ultimo libro della Bibbia.
Tutto orienta a vedere questo periodo simbolico di 1000 anni come qualcosa che deve essere riferito alla storia e non all’eternità. L’Apocalisse lo collega, infatti, subito dopo ad un nuovo assalto del male contro i cristiani. Anche il numero 144.000 orienta nella stessa direzione; quel numero (che è il risultato di 12 x 12 x 1000) contiene il numero 1000 ed anche qui indica la relazione con il tempo della storia, il tempo della chiesa nella storia. 144.000, infatti, simbolizza il numero molto più grande dei cristiani, dei giusti, che hanno servito Dio nella storia, dall’Antico Testamento (il primo 12 che rappresenta le tribù di Israele), al Nuovo Testamento (il secondo 12 che rappresenta gli apostoli), a tutti i credenti che nel tempo hanno costituito la chiesa (il numero 1000, che rappresenta, appunto il tempo della storia nella quale la chiesa vive).
L’ipotesi che si può con buone ragioni sostenere è che questo ‘millennio’ debba essere collegato con le parole di Gesù: “Avrete il centuplo quaggiù e la vita eterna”. Se, nel giudizio finale, sarà data ai giusti la vita eterna, essi, però, già ora, nella loro vita terrena, godono della bellezza della fede e dell’amore cristiano, ricevendo il centuplo quaggiù. In questo senso simbolicamente il millennio precede il raggiungimento pieno del Paradiso, ma indica che già in terra si sperimenta quella pienezza di vita che si godrà eternamente.
Il millennio non è, in ogni caso, da intendere diacronicamente; così, secondo un’interpretazione letterale, l’hanno inteso i millenaristi antichi e moderni, affermando che la storia debba avere un periodo positivo di 1000 anni e poi una nuova lotta, cronologicamente successiva ai 1000 anni, fra il bene ed il male. Piuttosto i 1000 anni sono contemporanei alla lotta che il male scatena contro il Cristo ed i suoi discepoli: “Avrete il centuplo quaggiù, insieme a persecuzioni”.
Tutto orienta a vedere questo periodo simbolico di 1000 anni come qualcosa che deve essere riferito alla storia e non all’eternità. L’Apocalisse lo collega, infatti, subito dopo ad un nuovo assalto del male contro i cristiani. Anche il numero 144.000 orienta nella stessa direzione; quel numero (che è il risultato di 12 x 12 x 1000) contiene il numero 1000 ed anche qui indica la relazione con il tempo della storia, il tempo della chiesa nella storia. 144.000, infatti, simbolizza il numero molto più grande dei cristiani, dei giusti, che hanno servito Dio nella storia, dall’Antico Testamento (il primo 12 che rappresenta le tribù di Israele), al Nuovo Testamento (il secondo 12 che rappresenta gli apostoli), a tutti i credenti che nel tempo hanno costituito la chiesa (il numero 1000, che rappresenta, appunto il tempo della storia nella quale la chiesa vive).
L’ipotesi che si può con buone ragioni sostenere è che questo ‘millennio’ debba essere collegato con le parole di Gesù: “Avrete il centuplo quaggiù e la vita eterna”. Se, nel giudizio finale, sarà data ai giusti la vita eterna, essi, però, già ora, nella loro vita terrena, godono della bellezza della fede e dell’amore cristiano, ricevendo il centuplo quaggiù. In questo senso simbolicamente il millennio precede il raggiungimento pieno del Paradiso, ma indica che già in terra si sperimenta quella pienezza di vita che si godrà eternamente.
Il millennio non è, in ogni caso, da intendere diacronicamente; così, secondo un’interpretazione letterale, l’hanno inteso i millenaristi antichi e moderni, affermando che la storia debba avere un periodo positivo di 1000 anni e poi una nuova lotta, cronologicamente successiva ai 1000 anni, fra il bene ed il male. Piuttosto i 1000 anni sono contemporanei alla lotta che il male scatena contro il Cristo ed i suoi discepoli: “Avrete il centuplo quaggiù, insieme a persecuzioni”.