Lettera aperta a Benedetto XVI, di Ivan Quintavalle
Riprendiamo sul nostro sito un testo di Ivan Quintavalle pubblicato sul suo profilo FB il 18/3/2013. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (19/3/2013)
Mio dolce Benedetto,
sono giorni strani sa?!
C’è una strana atmosfera da queste parti.
L’euforia è tanta, il mondo sembra improvvisamente in via di conversione. Forse è proprio così, lo spero vivamente.
Eppure, io, non riesco ad essere allegro.
Poco importa. Ma cerco di capire il perché.
Stanotte, ho cercato di fare chiarezza nel mio cuore. Purtroppo, non avendo la sua santità, non posso vivere tutto questo con la sua stessa serenità d’animo.
Ebbene, nella lotta contro l’insonnia, ho capito il perché di questa sottile tristezza.
La causa principale di questo mio mal d’animo è la mia ingratitudine.
Forse è il male più evidente di ogni uomo, ed è il male che più di tutti mi rende meno uomo.
Siamo tutti euforici per questi giorni di ritrovata povertà, eppure già non pensiamo più a lei, che in questo momento è il più povero di tutti.
Lei che ha scelto la solitudine e il silenzio, lei la sua povertà non ama mostrarla al mondo. Perché lei, non ha mai voluto sbandierare le sue virtù. Lei, le sue virtù le ha messe al servizio di tutti noi e della Chiesa di Cristo. Le sue virtù le ha esercitate in modo così discreto e impersonale da non farle sembrare sue.
Come sono stato ingrato e poco amorevole nei suoi confronti!
Ho dubitato della sua scelta, tentato per un momento nel riconoscervi un atto di codardia.
E invece, questi giorni rifulgono ancora della sua grandezza. Anzi, la chiarificano, ma in modo invisibile.
Lei, Santità, ha scelto il nascondimento, la clausura.
Quanta grandezza, quanto coraggio. Nessun amor proprio. Solo la Croce.
Noi, continuiamo a far confronti. Li abbiamo fatti con il suo amato predecessore Giovanni Paolo II, mentre lei scriveva silente pagine memorabili del magistero della Chiesa.
Li facciamo ora, mentre lei con la sua volontaria assenza, scrive la sua enciclica più bella. Quella sull’umiltà.
Domani è il suo onomastico, mio amato Benedetto. La prego di perdonarmi per la mia ingratitudine, ma soprattutto per la mia mancanza di Fede.
Le auguro giorni felici, mi impegnerò ad essere un figlio migliore per Papa Francesco, più di quanto lo sia stato per lei.
In Cristo,
Ivan Quintavalle