Le storie di San Luca Evangelista: l’altorilievo di Angelo Biancini per la facciata della parrocchia di San Luca in Roma, di Giampiero Arabia

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /03 /2013 - 14:00 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un testo scritto da Giampiero Arabia a commento dell’altorilievo realizzato da Angelo Biancini per la facciata della parrocchia di San Luca in Roma. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Sull'arte moderno vedi anche la sezione Arte e fede.

Il Centro culturale Gli scritti (10/3/2013)

Angelo Biancini: Altorilievo, prospetto della chiesa 
di San Luca Evangelista a Roma, 1963.

Tecnica mista: larghezza 415 cm, altezza 500 cm[1]. La scultura è un opera polimaterica; realizzata in conglomerato cementizio aggettante rispetto al prospetto frontale del complesso parrocchiale di san Luca. Collocata sopra il portale d’accesso, è sorretta da due mensole ancorate ai pilastri centrali della struttura portante. Si tratta di una scultura in tecnica mista con elementi modellati in argilla smaltata ed elementi armati in cemento a vista. Biancini fu un esponente di spicco della scuola di ceramica di Faenza realizzando opere per numerose chiese in Italia e all’estero. Per la chiesa di san Luca ha prodotto altre opere tutte in ceramica smaltata: una Via crucis, collocata all’interno dell’aula liturgica, un’Annunciazione posta sulla parete destra entrando in chiesa; una formella con una crocifissione, collocata nella sacrestia superiore e una seconda formella con l’iconografia di San Luca che ritrae la Vergine Maria, quest’ultima conservata nel salone del centro anziani della parrocchia.

Il pannello decorativo presenta otto scene, poste liberamente sulla superficie dell’opera, alternandosi ad altri elementi figurativi e simbolici: due angeli, il bue simbolo di Luca,La Vergine con il Bambino e due figure dalle dimensioni più ampie rispetto a quelle delle singole scene. Le scene bibliche, partendo dall’angolo sinistro e ruotando in senso antiorario, sono: 1) Gesù nel Tempio, 2) la tempesta sedata, 3) i viaggi di Paolo, 4) l’arresto di Gesù; 5) la condanna a morte di Gesù, 6) Il figliol prodigo, 7 L’indemoniato di Gerasa, 8) il giovane ricco.

Le figure: al centro in alto Maria e il Bambino; in basso a sinistra San Paolo che annuncia il Vangelo, al centro a destra San Luca seduto.

I due angeli alludono alle due annunciazioni: di Giovanni e di Gesù. La prima è raffigurata dall’angelo con il corpo rivolto verso sinistra, la seconda dall’angelo direttamente rivolto alla vergine e al Bambino.

Sull’angolo di destra in alto, è posto il simbolo di Luca: il bue; mentre alcuni elementi decorativi tipici del Biancini, sono utilizzati dall’autore per organizzare lo spazio e bilanciare la struttura compositiva degli elementi figurativi: in basso l’agnello immolato, il pesce, la croce e una maschera greco-romana.

Fig. 1. Gesù nel tempio con i dottori della Legge (Lc 2,41-52)

Singolare la soluzione compositiva dello scultore. Gesù è innalzato su di una colonna che porta i suoi piedi all’altezza della testa dei “dottori” che si ritrovano, quindi, a dover sollevare il capo per ascoltare e vedere Il fanciullo Gesù. Interessante notare le strutture geometriche e architettoniche poste nell’ambientazione della scena. Alludono alle architetture di matrice greca (il timpano) e di matrice romana (la cupola); nell’iconografia classica il riferimento coincide con i due polmoni della chiesa: quella ortodossa e quella cattolica. Gesù è posto al centro a significare il medesimo annuncio proclamato e vissuto dai cristiani di tutto il mondo. Il riferimento è emblematico perché Luca, di matrice ellenistica, fa ricerche accurate (Lc 1,3) per dare valore e solidità alla fede di ogni Teofilo.

Fig. 2. La tempesta sedata (Lc 8, 22-25)

Una grande barca occupa l’intera superficie della scena e si evidenzia la sproporzione tra la figura di Cristo rispetto a quelle degli apostoli. La tempesta è in atto e le onde sembrano giocare con la struttura della barca tutta posta all’esterno delle acque, incontrollabile e in grave pericolo. Gli apostoli tutti si ritrovano in atteggiamento di supplica mentre Gesù, in bilico sul bordo della barca, domina il vento ed esprime sicurezza, richiamando i discepoli ad una fede più esigente e convinta. Biancini si spinge oltre il racconto e lo legge all’interno di altre categorie simboliche: Gesù è al centro della scena ma è anche al centro della vela. È trasformato così in albero maestro che, come è noto, tutta la patristica sottolinea essere il simbolo dell’albero della vita, la croce, dalla quale Cristo libera ogni uomo dalla schiavitù del peccato.

Fig.3. I viaggi di Paolo

Luca è debitore della predicazione di Paolo e a lui dedica gran parte del suo secondo libro. L’autore degli Atti degli Apostoli riferisce dei molti viaggi di Paolo e delle lunghe navigazioni. Molto ricco di dettagli l’ultimo viaggio di Paolo per l’Italia a cui fa riferimento negli ultimi due capitole (At 27-28). Si parla di numerose barche, di provenienza diversa, e di porti di numerose città il cui simbolo è il faro. La scena è strettamente collegata alla figura di Paolo che domina tutta la parte sinistra dell’intera struttura compositiva.  

Fig.4. San Paolo e Fig. 5. Due Angeli

La figura di Paolo è realizzata in maiolica smaltata, così come gli angeli posti lungo lo stesso asse. Il suo sguardo è centrato sulla figura di Gesù posto in braccio a Maria. Il suo braccio sinistro indica chiaramente quale sia il fondamento e il centro della sua predicazione e della sua vita. Sembra poter rileggere, in questa figura ieratica e al tempo stesso possente come una colonna, tutta la sua passione per il Signore, il suo coraggio e il suo vigore testimoniati in ogni sua vicenda personale e che conosciamo attraverso le sue lettere. Il libro posto sotto il suo braccio destro allude proprio ai suoi scritti e a tutta la Parola di Dio da lui amata e testimoniata fino al martirio.

I due angeli invece si riferiscono alle annunciazioni di Giovanni (Lc 1, 5-25) e di Gesù (Lc 1,26-38). Interessante notare come l’autore abbia voluto ricordare il diverso ruolo di Giovanni e di Gesù attraverso la postura degli angeli coinvolti in questo annuncio di salvezza. Il primo, in alto, è come se guardasse al passato; Giovanni appartiene ancora al profetismo veterotestamentario pur esultando nel grembo della madre all’incontro con Maria (Lc 1,44), contemplando personalmente il volto di Cristo nel fiume Giordano e affermando che di Gesù non è degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali (Lc 3, 16). Il secondo angelo è, invece, direttamente collegato alla Vergine e sembra che continui il canto di lode a Dio “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (Lc 2,14)

Fig. 6. Maria e Il Bambino

La figura di Maria è posta in trono. È la regina degli uomini; infatti, oltre all’aura di luce, porta una corona molto alta che sovrasta la linea di demarcazione superiore della composizione plastica. Si tratta di Una “odigitria” (colei che indica la strada), cioè di una postura iconografica di matrice bizantina che sottolinea tenerezza da parte della Madre e del bambino ma nella chiarezza dei ruoli nell’ambito della storia della salvezza. È Cristo che è la via, verità e vita; è lui che ha portato nel mondo la salvezza, è lui che ha redento l’umanità dal peccato e dalla morte.

Fig. 7. L’arresto di Gesù (Lc 22,47-53)

La scena è caotica. Forse, volutamente, l’autore non ha inserito alcuni tasselli in fase di montaggio previo alla colata di cemento, attorno alle teste dei due soldati posti sul lato destro della scena. Il risultato è un po’ un’opera non finita che accentua il patos e la drammaticità della scena. Di Gesù è visibile solo la testa insieme ad altri due apostoli che si piegano verso il centro della composizione per comprendere meglio cosa stia accadendo. Le spade e i bastoni sono un chiaro riferimento al testo evangelico “siete usciti con spade e bastoni come contro un brigante” (Lc 22,52)

Fig. 8. La condanna a morte di Gesù 

Gesù è legato. Non ha più nessuna dignità. La figura che fronteggia il Cristo è volutamente generica; il suo atteggiamento rivela uno che interroga (e in tal senso potrebbe essere Pilato Lc 23, 3, o Erode Lc 23,9), oppure potrebbe sottolineare semplicemente che Gesù è deriso e schernito (Lc 22,63). La genericità della figura potrebbe essere una scelta dell’autore per sottolineare i tanti atteggiamenti di contrasto, più o meno espliciti, che nella vita di molti uomini, motivati da esplicite ideologie, puntano il dito su Cristo considerato causa non di libertà ma di schiavitù ed oppressione. In tal senso la morte di Dio diventerebbe la vera emancipazione dell’uomo. Verrebbe così indicata la cultura nella quale siamo collocati e dinanzi alla quale il cristiano è chiamato a motivare profondamente la sua fede, a dare ragione della speranza che abita in noi.

Fig. 9. Il figliol prodigo (Lc 15, 11-31)

La parabola è raccontata attraverso l’abbraccio misericordioso del padre al figlio. È ridotta all’essenziale, tutto è condensato il questo eterno abbraccio che nulla potrà più disturbare. Anche i lineamenti dei volti sono semplicemente accennati. Ciò che rimane è la dinamicità di un incontro. Biancini realizzerà numerosi pannelli con la scena del “figlio prodigo” ma sostanzialmente resterà vincolato a questa intuizione plastica. Anche nel1975, in occasione del Giubileo, realizzò una formella per Paolo VI (oggi conservata nei Musei Vaticani), anche in essa, pur inserendo pochi altri elementi, si ritrova la stessa composizione, lo stesso abbraccio e, potremmo dire, lo stesso perdono e la misericordia di Dio.

Fig. 10. L’indemoniato di Gerasa (Lc 8,26-39)

Gesù è il liberatore di ogni schiavitù. L’indemoniato geraseno è legato con catene ed è costretto a vivere nei sepolcri (Lc 8,29). Gesù si piega su di lui, con il suo braccio lo libera mentre lui è posto su di un sepolcro in attesa di ritrovare la sua dignità smarrita.

Fig. 11. Il giovane ricco (Lc 18,18-23)

L’idea dell’autore è decisamente significativa. Ad un notabile che chiede cosa deva fare per avere la vita eterna Gesù propone la fedeltà ai comandamenti. Ma aggiunge l’esigenza della condivisione delle proprie ricchezze con i più poveri. Il tale, triste non comprende a causa delle sue molte ricchezze. A differenza degli altri sinottici che riferiscono che il notabile se ne ritorna perché aveva molte ricchezze, Luca annota solo il suo triste umore e il giudizio di Gesù in merito a chi ha tante ricchezze. Le parole di Gesù suscitano la reazione dei discepoli che vogliono capire. La scena esprime tutta la tensione che i personaggi coinvolti mettono in atto. Il puntare il dito ne sottolinea la facilità di giudizio a cui si tende quando i nostri schemi vengono puntualmente messi in discussione.

Fig. 12. Il Bue, simbolo di S. Luca

La tradizione lega il simbolo del bue a Luca perché il suo vangelo inizia con la figura di Zaccaria che riceve , davanti all’altare del Tempio di Gerusalemme, l’annuncio della nascita del figlio. Il bue infatti era un’animale che veniva offerto in particolari sacrifici. Questa interpretazione risale a sant’Ireneo che, nell’indicare il valore simbolico dei quattro esseri di Ap 4,7, richiama i quattro evangelisti e le caratteristiche dei singoli vangeli.

Fig. 13. San Luca

La figura di Luca è una figura profondamente mistica. La tradizione lo vuole medico, in ogni caso uno che non si accontenta del chiacchiericcio o delle prime cose che ascolta. Ha bisogno di solide motivazioni per lasciarsi coinvolgere da quello che ascolta. Fa ricerche accurate (Lc 1,3), interroga i testimoni dei fatti narrati (Lc 1, 2) e medita ogni cosa per assaporarne tutta la profondità e la bellezza. È il sapiente presbitero che conserva e trasmette con i suoi scritti tutto il suo amore per Dio. È il Teofilo che scrive per tutti i Teofili di ogni tempo.

Fig. 14. Elementi simbolici: L’Agnello, la croce, il pesce e una gorgone.

Questi elementi sono concepiti dentro una cornice che allude ad una modanatura di un tempio pagano. È la base da cui proviene Luca, il paganesimo, per affermare che l’annuncio di Cristo è per tutti.

Note al testo

[1] Le misure sono riportate nell’inventario dei beni della parrocchia di S. Luca Evangelista, a cura del Vicariato di Roma del 2003; la fonte annota però che si tratta di indicazioni di stima non essendo rilevate con adeguata strumentazione.