Nella liturgia Dio discende all’uomo (di A.L.)
Un benedettino brasiliano, durante il pellegrinaggio in Turchia, insiste in maniera estremamente convincente sul fatto che nella liturgia deve essere evidente che il mistero discende all’uomo. L’iconostasi delle chiese orientali non vuole tanto separare, quanto sottolineare che da qualcun’Altro viene preparato il dono. Le porte si aprono perché quel dono, che nessuno uomo ha neanche mai potuto immagina, sia accolto. Anche l’essere rivolti ad oriente delle antiche chiese, anche l’abside delle chiese occidentali, esprime questa semplice attesa del levarsi del sole, dell’accogliere Cristo che come luce giunge a noi. E la verticalità delle cupole, con il cielo che viene rappresentato come aperto perché Dio guarda la nostra terra dall’alto nel suo Cristo, esprime la stessa verità. L’errore di talune architetture cristiane moderne è quello di lasciare l’assemblea sola con se stessa, non trasmettendo più simbolicamente la coscienza del ‘mistero’ liturgico, nel quale un dono giunge a noi dall’alto, da altrove.