L'Annunciazione di Cortona del Beato Angelico, presentata ne L'arte della fede
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Il Centro culturale Gli scritti (31/12/2012)
Annunciazione di Cortona
Guido di Pietro, poi Frate Giovanni da Fiesole, detto Beato Angelico
(Vicchio di Mugello 1395/1400 ca.-Roma 1455) 1434-1436 ca. Oggi a Cortona, Museo Diocesano
L'Annunciazione venne dipinta dal Beato Angelico per volontà di Giovanni di Cola di Cecco, mercante di tessuti e membro della confraternita di San Domenico di Cortona, titolare della Cappella dell'Annunziata nella stessa chiesa.
L'Angelico aveva dedicato al tema altri suoi dipinti: molto simile è l'ancòna del 1425 ca. per la chiesa dei confratelli domenicani di Fiesole (oggi al Prado di Madrid). Angelico era poi tornato sull'Annunciazione con la pala per la chiesa del convento francescano di Montecarlo in Valdovino, Arezzo (oggi nel Museo della basilica di Santa Maria delle Grazie).
Questa pala è tra i risultati più alti della poetica intrisa di luce dell'artista: in essa l'Angelico persegue un ideale di grazia ancora debitrice sia delle raffinatezze estreme dello stile gotico internazionale, sia della sua formazione di miniaturista, ma già nutrito dei concetto prospettici e del naturalismo tipici del primo Rinascimento, che il maestro aveva appreso dal conterraneo Masaccio, al quale Angelico si era avvicinato tra il 1425 e il 1435 ca.
L'Annunciazione di Cortona è tra i primi esempi di “pala quadrata”: una sobria incorniciatura geometrica racchiude la scena centrale a spazio unificato. Frutto del pensiero razionale e classicistico di Brunelleschi, forse già sperimentato da Masaccio e portato da Beato Angelico a forma nitida e armoniosa, la pala quadrata sostituirà la tipologia italica del polittico tardogotico a scomparti divisi, incorniciato da guglie, pinnacchi e racemi fiammeggianti.
L'Annunciazione si svolge nel portico dalle forme rinascimentali della casa della Vergine, circondata da un giardino fiorito e recintato, il biblico Hortus Conclusus (che allude alla castità consacrata e alle virtù della Madre di Dio).
In alto a sinistra, la scena ha il suo contrappunto nella cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden: Maria, rispondendo con un inchino, obbedisce alla chiamata divina, rovescia l'antica disobbedienza del peccato originale e dà inizio alla redenzione accogliendo il Figlio di Dio nel suo grembo.
Il dialogo fra l'arcangelo Gabriele e la Vergine viene iscritto sulla tavola: le lettere dorate, che seguono la direzione di chi le pronuncia, accompagnano i gesti dei due protagonisti e riguardano l'azione dello Spirito Santo - visibile in forma di colomba radiosa - per opera del quale Cristo prende carne nel grembo di Maria.
[Nota bene de Gli scritti: L’angelo dice a Maria, da sinistra a destra, Spiritus Sanctus superveniet in te. Maria risponde all’angelo da destra a sinistra con caratteri latini rovesciati, Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum. L’angelo le risponde, da sinistra a destra: Virtus Altissimi obumbrabit tibi.]
L'arcangelo, in una veste rosacea che nella liturgia significa gioia, indica con una mano il cielo e con l'altra la destinazione della predilezione divina.
L'abito di Maria allude nel blu intenso e nei risvolti verdi alla fede e alla speranza, mentre in rosso la tunica e il drappo del talamo nuziale indicano l'amore perfetto.
Nella predella sono rappresentati la Natività di Maria, lo Sposalizio con Giuseppe, la Visitazione ad Elisabetta, l'Adorazione dei Magi, la Presentazione di Gesù al Tempio, la Dormitio Virginis, mentre l'estremo tassello a destra mostra la Madonna che consegna l'abito dell'ordine domenicano a San Domenico.