Andare ai mercatini di Natale non per imparare il “consumo consapevole”, ma la gratitudine, di Valeria De Domenico
Riprendiamo dal sito della rivista Tempi un articolo di Valeria De Domenico pubblicato il 6 dicembre 2012. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (20/12/2012)
Avvento, tempo tra l’altro di mercatini. Paradiso delle mogli, inferno dei mariti. E per i bambini? Dipende. Essendo costoro, spesso inclini a contravvenire alla regola “si guarda, ma non si tocca!”, gironzolare tra bancarelle coloratissime e profumate può risultare esperienza faticosa, ma a mio avviso estremamente stimolante…
Quella dei mercatini di Natale è una tradizione tipicamente nordica. Storico il Wiener Christkindlmarkt in Rathausplatz, in piazza del Municipio a Vienna. Non meno suggestivi quelli di Praga, Stoccarda, Norimberga. In Italia atmosfere simili si possono respirare a Trento e Bolzano, dove gli artigiani altoatesini espongono tra l’altro le loro meravigliose statuite per il presepe, intagliate nel morbido legno di faggio e dipinte a mano. Proprio in queste settimane Morellini Editore ha lanciato il libro Mercatini di Natale, una guida completa ai mercatini d’Europa, che oltre a dettagli storici e curiosità, non manca di far riferimento ai pacchetti viaggio per le località descritte, promossi dal Club Magellano, partner del progetto.
Ma anche Milano in questo periodo offre il suo mercatino storico: gli Oh bej! Oh bej! Ho trovato parecchie grafie per questo nome che deriva, questo è certo, dal dialetto meneghino dei tanti che nei secoli, davanti alle mercanzie insolite e preziose, hanno esclamato “Oh, belli!”.
L’origine di questa tradizione risale al 1510, quando Papa Pio IV chiese a Giannetto Castiglione di recarsi a Milano per riaccendere la devozione dei fedeli verso i Santi. Arrivato nei pressi della città proprio il 7 dicembre, Giannetto, nel timore di non venire accolto con favore dalla popolazione milanese, la quale non aveva mai manifestato forti simpatie nei confronti del Papa, fece preparare centinaia di fagotti colmi di dolciumi e giocattoli e li fece distribuire tra i bimbetti che andarono incontro al corteo, festanti. Il gusto e la tradizione artigianale lombarda, però, in questi anni hanno trovato espressione compiuta nella manifestazione l’Artigiano in Fiera. Nato come vetrina per le maestranze locali, l’evento raduna oggi più di 2.900 espositori, in rappresentanza di 110 Paesi. Gran parte dello spazio espositivo è dedicato ai prodotti enogastronomici. Per i nostri figli, qui non solo la possibilità di viaggiare per il mondo attraverso strani oggetti, sorprendenti sapori e soprattutto volti, insoliti, che parlano e sanno tutto delle merci esposte, perché le hanno viste nascere, ma anche l’opportunità di partecipare ai laboratori organizzati da Magica Compagnia, l’associazione che gestisce lo spazio bambino della fiera. Magica Compagnia ha approntato un Percorso del Gusto, che intende promuovere un approccio al cibo un po’ diverso dalla tanto fortunata “educazione alimentare”.
Io trovo sempre un po’ tristi e riduttive le campagne di “sensibilizzazione al consumo consapevole” cui spesso i bambini sono sottoposti, non perché sia bello sperperare, ma perché penso sia più naturale che il rispetto per ciò che ci è dato nasca non dall’ansia che finisca, ma da una gratitudine. Per non parlare dell’idea strisciante e meschina che le risorse sono destinate a finire perché siamo troppi e quindi ce le sottraiamo a vicenda… All’interno dell’Artigiano in Fiera, invece, il Percorso del Gusto, patrocinato per la sua valenza educativa dal Ministero Delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, conduce i piccoli visitatori tra simpatiche bancarelle creative a misura di bambino, dove i prodotti si possono conoscere assaggiando e dibattendo sui sapori. In collaborazione con Cascina Bullona, inoltre, si svolgono, laboratori alimentari, durante i quali i bambini si dilettano a fare le tagliatelle e si cimentano nella produzione del formaggio primo sale.
Tutto ciò è divertente, ma non solo: educa. Educa ad apprezzare le cose meravigliose che gli uomini sanno fare trasformando le materie prime a disposizione, a gustare con consapevolezza i sapori noti, ad accostare con fiducia le novità e, infine, a godere della condivisione.