Il giudizio universale nel Requiem di Mozart (di A.L.)
Il coro ed i solisti si alternano nel canto delle diverse strofe dell’antico inno Dies irae (coro Dies irae, solisti Tuba mirum, coro Rex tremendae, solisti Recordare, coro Confutatis; il Lacrimosa, essendo il brano finale, viene eseguito necessariamente dal coro, ma si apre comunque al registro della misericordia e della dolcezza).
Mozart evidenzia così, da un lato, l’universalità del giudizio, il momento tremendo nel quale l’uomo è costretto a riconoscere che il suo male non è destinato a rimanere nascosto, ma viene messo in luce dal Cristo venuto per il giudizio e tutti vengono giudicati e nessuno può esimersi da quel supremo giorno; dall’altro, nelle parti cantate dai solisti, esalta il volto della singola persona che si misura con la misericordia e la dolcezza della presenza del Cristo giudice, ma misericordioso. Nel Confutatis (ma già nel Rex tremendae) forte è anche la compresenza della potenza del giudizio e della delicatezza della richiesta di perdono che viene accolta, nell’alternanza delle voci maschili e femminili.
Mozart evidenzia così, da un lato, l’universalità del giudizio, il momento tremendo nel quale l’uomo è costretto a riconoscere che il suo male non è destinato a rimanere nascosto, ma viene messo in luce dal Cristo venuto per il giudizio e tutti vengono giudicati e nessuno può esimersi da quel supremo giorno; dall’altro, nelle parti cantate dai solisti, esalta il volto della singola persona che si misura con la misericordia e la dolcezza della presenza del Cristo giudice, ma misericordioso. Nel Confutatis (ma già nel Rex tremendae) forte è anche la compresenza della potenza del giudizio e della delicatezza della richiesta di perdono che viene accolta, nell’alternanza delle voci maschili e femminili.