Lei si pettina, a cosa pensa? Per la Maddalena penitente di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, di Davide Rondoni
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Riprendiamo da D. Rondoni, Nell’arte vivendo, Marietti, Genova-Milano, 20122, pp. 156-159, un testo dell’autore. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti su Caravaggio, vedi la sezione Roma e le sue basiliche.
Il Centro culturale Gli scritti (14/10/2012)
Michelangelo Merisi da Caravaggio, Maddalena Penitente,
1595-1596, Galleria Doria Pamphili, Roma
Che momento è? Che «pezzo di realtà» - come amava dire Michelangelo Merisi – qui va in scena? Lei cosa fa? Niente, asciuga i capelli. E sembra quasi tenere in mano se stessa. Con una specie di abbandono, o di pausa. A cui il leggero piegamento, o forse solo oscillazione, conferisce se così si può dire una pena, come un trattenere, un avere chissà dove in grembo o dietro la schiena la spinta remota di un dolore... Cosa succede qui? Quasi niente...
Lo accusavano, il Merisi, per questo: «Ancorché habbin forza, mancano di moto, di affetti e di gratia», scriveva un tale Mancini di questi soggetti altissimi e troppo feriali. Non vedevano bene, così come non vedono bene neppure coloro che, chiacchierando davanti ai suoi quadri, lo trattano come un espressionista, uno che vuol colpire, incutere stupore, bloccare chi guarda in una specie di paresi beota più ancora che, come dovrebbe, straziatamente beata. Nulla tradisce il Caravaggio (anche questo del primo suo tempo, ancora tremante nelle penombre e però certo nei suoi fondamenti) quanto il fissarlo estatici, come se si guardasse una figura, una atemporale fotografia, una sola folgorante pura presenza. No. Lei non fa niente, asciuga i capelli, però sta succedendo molto in questa stanza. Aggrotta lievemente la fronte. E si spacca la vita...
Certo, l’antico Mancini, accomodato dentro le dotte disquisizioni filosofiche sulle caratteristiche necessarie all’arte per esser l’arte, forse nemmeno sapeva o poteva cogliere la potente inquietudine in quel niente d’azione sulla tenera fronte. Gli occhi correvano scene più forti, eroi, scintillio di spade; vergini in pericolo o in lacrime attaccate alle tende; o gli eroi e i santi immobili ma vibranti di azioni compiute e di virtù provate dei Carracci. Invece qui, nulla, o quasi.
A noi odiernissimi tocca invece una speciale, febbrile sensibilità ai moti appena accennati, al trascorrere dei quasi-gesti, al ralenti delle inquietudini. Troppo cinema, o troppa febbre interiore e diffusa contribuiscono a renderci attenti a qualcosa che di questa Maddalena potrebbe sfuggire. E a tutte le sfuggevolezze di noi. Così che dobbiamo riconoscere che Caravaggio, come tutti i grandi, ci precede e prevede.
Maddalena pentita, anzi che si pente? Convertita, o che si sta convertendo? O c'è qualcosa che in lei mutando continua? È la donna che ha già usato i capelli per asciugare onorando i piedi di Cristo, e asciugando ricorda quei momenti?
Le si aggrotta la fronte. Cosa vede in se stessa, un taglio, un amputazione, o piuttosto un movimento, un inatteso cambiamento? Questa giovane, di nome Annuccia, al secolo Anna Bianchini, nota cortigiana umbra, figlia di vaccaro, poco considerata in scritti un poco sussiegosi di gran critici «ciociarella tradita», e che pur fece da modello anche per la Madonna del Riposo durante la fuga in Egitto con un analogo chinarsi della testa, cosa prova ad afferrare con il pensiero di ragazza? Cosa le è successo?
La camera non dà segni, non aiuta. Solo luce, media, ancora non accesa del buio su cui poco avanti il Merisi addenserà le proprie pennellate, e le proprie interiori, cinematografiche, luminosità. Già l’immagine è a specchio, di scorcio dall'alto, come di uno in piedi che muto la osservi.
Dunque a cosa pensa? È già colei che prima vide il suo Gesù risorto, a questo pensa, prima di tutti gli impossibili pensieri sulla resurrezione? È lei quella dei sette demoni fuggiti dal petto? O siamo ancora prima di tutto, avanti la decisione di sfidare le chiacchiere, l'acidità dei benpensanti per chinarsi sperdutamente a quelle ginocchia, a quei piedi, nel mezzo di una cena a cui naturalmente non era invitata se pur ben conosciuta? O no, siamo subito dopo quella serata tumultuosa e per lei decisiva...
L'amore conta nella conversione. Forse questo lei sta meditando. Lo pensa nel suo cuore confuso, nella ambiguità di donna che ha sentito biascicare d'amore in mille modi, in mille fiati rovinosi su di lei. Fissa questo pensiero sfuggente, e abissale. Conta l'amore, conta nella conversione. Glielo ha detto Lui, in modo così chiaro e così oscuro... Lo ha detto sollevandole il viso, guardandola.
Non era un motto, una massima e nemmeno una legge. Erano parole dette guardandola. Tutto così chiaro da quel momento, e così misterioso.
Per cambiare la sua vita non bastava la grazia. Non bastava l'averLo incontrato. Lo ripete, a suo modo, il pittore del Seicento che scende nella Roma della riforma cattolica. Non basta la grazia, come voleva il vento gelido dei dettami e delle proteste ascetiche e politiche del nord. Occorre il movimento per quanto tormentoso del cuore. Conta la grazia, per la salvezza. Ma conta anche l'amore. Su questo riflette, con pensieri di popolana, di ragazza senza più niente da difendere.
Pensa il pensiero decisivo del cristianesimo, l'unico pensiero verrebbe da dire. Conta l'amore nella conversione. È l'unica evidenza da cui può diramare, e dirama ancora oggi il pensiero che è sempre anche esperienza della Chiesa, la quale essendo accogliente anche con tipi come me è inevitabilmente infetta o meglio lordata da ogni vizio e immoralità, e però è sempre netta e santa - feriale e santa come questa Maddalena nella sua essenza concentrata, come lei appunto, sull'amore che conta, sulla dulcis praesentia che anche qui riempie la spoglia stanzetta dove lei si pettina i capelli.
Pensa a lui, come ogni donnina o ragazza che si pettina i capelli. Solo che lui è Gesù, il carissimo, il bellissimo Dio che conosce la morte e il sorriso.
Georges de La Tour in una delle altre celebri Maddalene, che insieme a quelle del Reni, del Guercino, arrivarono a imporsi tra le tante che si ritrassero in quello strano circo di penitenti carnalissime, sarà morbido, forse fin troppo. Sta uscendo dai neri caravaggeschi, e per riuscire a venirne fuori li estenua: viso lindo di lei, ragazza bella, perfetta e dolce. E tutto sembra a posto, anche il teschio, anche il cupo segno di richiamo morale.
Invece qui c'è qualcosa che non torna. Le cose si devono ancora precisare, il nero caravaggesco si sta avvicinando, violento e luminoso, i pensieri, le visioni si stanno chiarendo. La morale è ancora veramente se stessa, tensione e chiarimento. Aggrotta la fronte lei, si pettina, attratta da qualcosa che in lei si chiarisce. L'amore conta. Nella penombra conta, nella conversione conta. Così che l'amore cerchi l'amore. Che è come dire: la vita che risorge, non quella che sfinisce.