La pietra d’angolo: famiglia, educazione, scuola. Appunti da una relazione di Fabio Macioce (di A.L.)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 26 /09 /2012 - 23:27 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito alcuni appunti presi nel corso di una relazione tenuta da Fabio Macioce, professore associato di Filosofia del diritto e Biogiuridica all’Università LUMSA di Palermo e di Roma, lunedì 24 settembre, presso il teatro della parrocchia di Santa Francesca Romana a cura dell’associazione OL3, moderatore Carlo Ancona. Gli appunti riguardano solo la prima parte della relazione che aveva per tema la famiglia: della seconda parte, che riguardava la scuola, non sono stati reperiti appunti. Il relatore non ha, comunque, rivisto questi appunti. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la loro presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educare all'affettività.

Il Centro culturale Gli scritti (28/9/2012)

Si può parlare oggi della famiglia come di una pietra d'angolo, come avete intitolato questo incontro? Alcuni, infatti, hanno un atteggiamento pessimistico in materia: dicono che il mondo va in un'altra direzione e che fra breve la famiglia non sarà più una pietra d'angolo.

Parlare di famiglia come pietra d’angolo ci impone di assumere un atteggiamento di fronte alla questione famiglia che è un atteggiamento non scontato. Si tende - e ahimè parte del mondo cattolico tende - ad assumere un atteggiamento depressivo: il mondo è brutto, il mondo rema contro, e solo noi difendiamo questa istituzione del passato, ma il mondo va in un’altra direzione – si afferma.

Invece non è così! Il fenomeno famiglia non è in crisi. Sorgono, infatti, continuamente nuove famiglie. Per quanto in modo caotico, in  modo spesso pernicioso, la gente continua a fare famiglia: si potrebbe dire che la gente non fa altro che fare famiglie. Magari i giovani si sposano più tardi, ma poi si sposano, le persone divorziano, ma poi si risposano. Ora non voglio entrare subito nella questione delle modalità sbagliate in cui questo talvolta avviene, ma solo rilevare che la gente continua a cercare di costruire relazioni belle e stabili.

Per questo io affermo il contrario di quanto si pensa abitualmente: il fenomeno familiare non è in crisi. La famiglia è una pietra d’angolo. Se non fosse così, avrebbero ragione quelli che dicono che la famiglia è un fatto archeologico del passato.

È importante questo, perché se la famiglia avesse assoluto bisogno dello Stato e dei suoi aiuti per vivere, la partita sarebbe già persa! La famiglia, invece, di per sé, non ha bisogno dello Stato, non ha bisogno di essere foraggiata per vivere.

È piuttosto lo Stato che ha bisogno della famiglia. È lo Stato che ha tutto l'interesse ad investire nella famiglia.

Ma perché è così importante la famiglia per lo Stato? Di solito si pensa che essa è importante perché svolge compiti come aiutare gli anziani, educare i bambini, ecc. Ma da due secoli queste cose le fa anche lo Stato! È nata una concorrenza in questo capo! Lo Stato offre il suo aiuto agli anziani, ai bambini, ecc.

La famiglia non è importante per ciò che fa: l'assistenza la può fare anche lo Stato, anche se lo Stato lo farà chiaramente in forma non familiare. Ed ora con la crisi economica ci accorgiamo quanto costa ciò che fa lo Stato quando non lo fa più la famiglia.

Ma il motivo per cui la famiglia è importante è un altro! La famiglia produce beni relazionali. È questo che può fare solo lei. Questi beni derivano proprio dalla struttura della famiglia.

Quando parliamo di struttura, non intendiamo i modelli familiari che sono mutevoli. Un tempo, ad esempio, entrambi i coniugi lavoravano: così avveniva nel mondo contadino, quando entrambi andavano nei campi. È molto recente che lavori solo uno dei coniugi. Inoltre ci sono stati modelli matriarcali, patriarcali, egualitari.

La struttura della famiglia, invece, è sempre la stessa: è una coppia che si promette fedeltà e che si impegna ad accudire la prole. Questo è identico in ogni cultura, in ogni popolo, in ogni tempo. Perché allora la famiglia merita di essere protetta?

Perché i beni relazionali sono quelle specifiche qualità che si apprendono solo in famiglia (o almeno quasi esclusivamente in famiglia!). In famiglia si apprendono la gratuità, i rapporti non funzionali. Questa cosa la può fare solo la famiglia. È quella che si chiama una prospettiva meta-funzionale.

In questa logica non contano i risultati. La logica funzionale non è sbagliata: va bene a scuola, va bene in azienda... ci debbono essere i risultati. Ma ci sono poi le relazioni non funzionali, dove le persone si prendono cura le une delle altre gratis.

Non solo questo: nella famiglia questi beni relazionali si radicano. Il fatto di fare famiglia è diverso da ciò che fanno gli animali che si accoppiano e si riproducono.

In famiglia avviene invece che la mia identità si costruisce lì e non altrove. Io divento padre in famiglia.

La cultura odierna dice il contrario. Dice che: tu sei ciò che vuoi essere, tu decidi chi vuoi essere. Io decido come mi chiamo, io decido il mio “genere”: tutta una logica che poi si cerca di tradurre in norme.

La famiglia dice il contrario: tu sei ciò che ti fanno essere gli altri, a partire dal tuo nome. La tua identità te la danno gli altri.  Pensiamo ad un esempio quello della fraternità. Troviamo questo ideale fra quelli della Rivoluzione francese: libertà, uguaglianza, fraternità. Ma subito la fraternità diventa astratta, perché tu non sai qual è il vincolo che ti unisce ai fratelli. In famiglia invece tu scopri cosa vuol dire essere fratelli: non ti dai la fratellanza, la ricevi! Nasce un fratello e tu diventi fratello!

Questo colloca la famiglia in una particolare posizione rispetto allo Stato. È la pietra d’angolo, cioè ha una posizione prioritaria, è la prima delle forme sociali.

Secondo l’idea liberista la nostra comunità statale è una comunità di individui che stipulano un contratto sociale. Questa è l’idea liberale, si potrebbe dire. Ma è basata sull’individualismo. L’unico limite che è assegnato alla mia libertà è quello di non limitare l’altro.

Se invece la base è la famiglia, da quando nasci non puoi che coordinarti con gli altri. L’idea di individuo è astratta. La famiglia rivela quanto sia astratta l’idea moderna di individuo.

La famiglia ti limita certamente, ti connota, ti chiede impegni, ma è la realtà nella quale nasci e vivi. Non nasci come individuo, ma come figlio.

La famiglia, inoltre, è autonoma rispetto allo Stato. Lo Stato dovrebbe entrare il meno possibile, deve guardarla con rispetto, proprio perché è prioritaria rispetto a se stesso.

La famiglia produce beni pubblici, per questo interessa tutti, anche chi non vuole avere famiglia propria. Ognuno ha comunque almeno quella di origine di famiglia. La famiglia ci educa tutti ad un certo modo di rapportarci con gli altri.

Quando si dice che se gli anziani non vengono accuditi, quando si dice che cresce l’individualismo, non è questione di risorse. Nei paesi poveri ci sono molte meno risorse e gli anziani sono molto più accuditi. La differenza è che il problema non è stato esternalizzato, come si dice in gergo tecnico. Per questo la famiglia svolge una pedagogia importante.

[...]

Riassumiamo ora in sintesi quanto detto. La famiglia ha il compito di produrre beni relazionali. Le famiglie hanno funzionato per millenni senza lo Stato. La famiglia ce la fa lo stesso, anche senza lo Stato. È lo Stato che non ce la fa e si disgrega senza la famiglia.

Di cos’altro ha bisogno la famiglia? Di una mentalità, di una cultura diffusa. Ha bisogno soprattutto di tempo. Se si impostano lì le relazioni che ti strutturano fin da piccolo, per produrre questi beni le persone hanno bisogno di tempo. Non è un problema solo delle donne. Certamente c’è un primato educativo della donna nei primi mesi di vita del bambino. Ma il padre ci deve essere, altrimenti la famiglia diventa una finanziaria, dove il padre è addetto semplicemente al mantenimento. Il dramma è quando i padri non ci sono mai ed i beni relazionali vengono a mancare. Se manca la figura paterna, si potrebbe dire semplificando, manca il principio della regola a fianco di quello della cura.

Quello che è cruciale è sviluppare quella che si potrebbe chiamare un’ecologia della famiglia. Dopo 20/30 anni di martellamento verdi ed animalisti, più o meno meritevoli, hanno fatto capire che l’ambiente è importante e che qualcosa dovremo pur fare per lui. Si pensi a concetti come la raccolta differenziata, ecc.

La cosa pazzesca è che questo impegno culturale non c’è per la famiglia. Con la sola meritevole eccezione della chiesa cattolica. Nessuno parla della famiglia. Invece bisogna impegnarsi su questa questione, bisogna perderci tempo, almeno come per l’ambiente.

La famiglia non è una questione di fede, è una questione antropologica. Bisogna occuparsene! Sarebbe terribile che noi avessimo un ambiente pieno di alberi e cani felici e gli uomini senza beni relazionali.

Risposte alle domande del pubblico

Quando dicevo che lo Stato deve rispettare la famiglia, intendevo dire da un punto di vista normativo. È recente il caso di un tribunale tedesco che ha sanzionato una famiglia ebrea perché ha circonciso il figlio. Questo è pericolosissimo! Sono norme assurde che, di fatto, vietano l’educazione religiosa dei figli in famiglia. Lo Stato pretende di entrare in famiglia.

Certo lo Stato dovrebbe fornire un sostegno economico alle famiglie, non necessariamente erogando soldi, ma fornendo mutui a tassi agevolati, politiche della casa, sgravi fiscali, ecc...

Però una cosa non mi convince: quando si dice che la gente non fa più famiglie perché non ha i soldi. Non è vero! Con tutta la crisi economica, noi siamo immensamente più ricchi rispetto ai nostri genitori appena usciti dalla guerra. Un modo di fare famiglia si trova, se veramente lo vogliamo.

La gente non fa famiglia perché è disperata, nel senso che non ha speranza, non guarda la vita a partire dal futuro, non vuole impegnarsi per un futuro nel quale non crede. Come si faccia ad invertire questa tendenza non lo so, però so che questa è una questione decisiva.

Mi avete chiesto dell’identità e del genere. Si sta facendo strada l’idea che l’identità sia solo un dato soggettivo e non oggettivo, cioè che la configurazione genetica o genitale non conti. Conta solo ciò che sento. In alcuni paesi sono allo studio classificazioni con effetto legislativo dove si ipotizzano – ad esempio, in Canada – 14 generi diversi. Perché se io sono ciò che sento di essere, si apre un panorama che non finisce mai.

Permettetemi solo di dire che chi pensa così vi sta buggerando. Senza farsene accorgere, vi sta dicendo che il dato fisico non conta nulla! Che la corporeità, così importante nel pensiero contemporaneo, non ha alcun significato.

La struttura familiare richiede che vi sia una doppia figura genitoriale, maschile e femminile, anche perché senza di questa duplice figura non ci sarebbero bambini. Ma si può aggiungere che dove c’è una coppia dello stesso sesso, il meccanismo è che nasce un ruolo mimetico: c’è chi fa il padre e chi fa la madre. Si entra in una logica di finzione.

Mi domandate sulle politiche familiari del nord Europa. L’Europa è tante cose diverse. Ma si potrebbe dire che molti paesi del Nord hanno investito non tanto nella tutela della famiglia, quanto in quella della maternità. Per questo c’è un ottimo welfare, ma non una rete relazionale forte.

Si utilizza lo strano termine di famiglie unipersonali (quelli che noi chiamiamo i singles): in Francia sono già superiori di numero alle famiglie vere e proprie. Perché questo? Difficile dirlo. Certo è che è penetrato un modello individualistico, dove questo ha anche risvolti positivi e non deve essere demonizzato a priori. Ma porta comunque a rifiutare un’avventura relazionale che comporti limitazioni, sacrifici impegno.

Mi chiedete del liberalismo. Certo il liberalismo non fa perno solo sull’individuo, ma anche sulla sua responsabilità. Ma non fa perno sulle relazioni. L’idea è che l’individuo decida delle sue relazioni. Invece vengono prima le relazioni all’interno delle quali nascono gli individui. Questo è evidente anche a livello cronologico: prima sei figlio e poi decidi come individuo delle tue relazioni future!

Mi chiedete del rapporto fra l’amore e la famiglia. Dunque da due secoli l’idea dominante è che la famiglia sia solo questione d’amore. Non che non sia vero, ovviamente! La famiglia ha a che fare prevalentemente con l’amore. Ma noi abbiamo da due secoli assolutizzato questo.

La conseguenza è che se l’amore è l’unico elemento, ecco che ogni forma di amore può fondare una famiglia. Il problema è che per fare una famiglia non basta solo l’amore. Ci deve essere l’amore ed insieme una generazione di beni relazionali.