Il corridoio bizantino, la preghiera in Francesco d'Assisi, il Collegio del Cambio di Perugino e la Cappella Baglioni di Pinturicchio a Spello. File audio di alcune riflessioni di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 03 /06 /2012 - 23:08 pm | Permalink | Homepage
- Tag usati:
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Riprendiamo ad experimentum in vista della futura messa a disposizione di file audio la registrazione di alcune riflessioni tenute da Andrea Lonardo il 26/5/2012 in occasione di una giornata di spiritualità e cultura per i catechisti. Per altri files audio, vedi la sezione Audio e video.

Il Centro culturale Gli scritti (5/6/2012)

Ascolto

Download gior_spirit_cat_2012.mp3.

Riproducendo "gior spirit cat 2012".



Download: Download

Lauda 39 di Jacopone da Todi

O Amor, devino Amore,
Amor, che non èi amato!
Amor, la tua amicizia
è plena de letizia;
non cade mai en trestizia
lo cor che tt'à assaiato.
O Amor amativo,
Amor consumativo,
Amor conservativo
del cor che tt'à abergato!
O ferita ioiosa,
ferita delettosa,
ferita gaudiosa,
chi de te è vulnerato!
Amor, et und'entrasti,
che ssì occulto passasti?
Nullo signo mustrasti
dónne tu fuss'entrato.
O Amore amabele,
Amore delettabele,
Amore encogetabele
sopr'onne cogitato!
Amor, devino foco,
Amor de riso e ioco,
Amor, non dài a ppoco,
cà è' ricco esmesurato.
Amor, con cui te puni?
Con deiette persone;
e largi gran barune,
ché non ch é i lor mercato.
Tal om non par che vaglia,
en vista, una medaglia,
che quasi como paglia
te dài en so trattato.
Chi te crede tenere
per so scienzia avere,
nel cor no 'l pò sentire
que sia lo tuo gustato.
Scienzia aquisita
mortal sì dà firita,
s'ella non n'è vistita
de core umiliato.
Amor, tuo maiesterio
enforma el disiderio,
ensegna lo vagnelio
con breve tuo ensignato.
Amor, chi sempre arde
e to coragi ennardi,
fa' le lor lengue dardi,
che pass'onne corato.
Amor, la tua largezza,
Amor, la gentelezza,
Amor, la tua recchezza
sopr'onn'emagenato.
Amore grazioso,
Amore delettoso,
Amore suavetoso,
ch'el core ài saziato!
Amor ch'ensigne l'arte,
che guadagnìn la parte;
de cel ne fai le carte,
en pegno te nn'èi dato.
Amor, fedel compagno,
Amor, che mal n'è' a ccagno,
de planto me fai bagno,
che purga 'l me' peccato.
Amor dolce e suave,
de celo, Amor, è' clave;
a pporto mini nave
e campa 'l tempestato.
Amore, che dài luce
ad omnia c'à luce,
la luce non n'è luce,
lum'è 'ncorporeato.
Luce lumenativa,
luce demustrativa,
non vene all'amativa
chi no n'è en te lumenato.
Amor, lo tuo effetto
dà lume a lo 'ntelletto;
demustrili l'obietto
de l'amativo amato.
Amor, lo tuo ardore
ad inflammar lo core,
uniscel per amore
en l'obietto encarnato.
Amor, vita scecura,
ricchezza senza cura,
plu ca 'n eterno dura
êll'ultra esmesurato.
Amore, che dài forma
ad omnia c'à forma,
la forma tua reforma
l'omo ch'è desformato.
Amore puro e mundo,
Amor saio e iocundo,
Amor alto e profundo
al cor che tte ss'è dato.
Amor largo e cortese,
Amor, con large spese,
Amor, con mense stese
fai star lo to affidato.
Lussuria fetente
fugata de la mente,
de castetà lucente
Mundizia l'à adornato.
Amor, tu èi quell'ama,
dónne lo core t'ama;
scitito è con gran fama
lo tuo ennamorato.
'Namoranza divina,
a li mal' medecina!
Tu sani onne malina,
non è tanto agravato.
"O lengua scottiante,
como si stata usante
de farte tanto ennante,
parlar de tal estato?
Or pensa que n'ài detto
de l'Amor benedetto;
onne lengua è 'n defetto,
che de lui à parlato.
S'è lengua angeloro,
che sta en quel gran coro,
parlanno de tal sciòro,
parlara escialenguato.
nel tuo laudar lo 'mpogni?
Nel suo laudar non iogni,
'nanti l'ài blastimato".
Non te 'n pòzzo obedire
c'Amor deia tacere;
l'Amor voglio bannire
fin che mo 'n m'esce el fiato.
Non n'è condicione
che vada per rasone,
che passi la stasone
c'amor non sia clamato.
Clama lengua e core:
Amore, Amore, Amore!
Chi tace el to dolzore
lo cor li sia crepato.
E credo che crepasse
lo cor che te assaiasse;
s'Amore non clamasse,
crepàrase affocato.

Francesco d’Assisi, Commento al  “Pater noster”

O santissimo Padre nostro: creatore, redentore, consolatore e salvatore nostro.
Che sei nei cieli: negli angeli e nei santi, illuminandoli alla conoscenza, perché tu, Signore, sei luce, infiammandoli all'amore, perché tu, Signore, sei amore, ponendo la tua dimora in loro e riempiendoli di beatitudine, perché tu, Signore, sei il sommo bene, eterno, dal quale proviene ogni bene e senza il quale non esiste alcun bene.
Sia santificato il tuo nome: si faccia luminosa in noi la conoscenza di te, affinché possiamo conoscere l'ampiezza dei tuoi benefici, l'estensione delle tue promesse, la sublimità della tua maestà e la profondità dei tuoi giudizi.
Venga il tuo regno: perché tu regni in noi per mezzo della grazia e ci faccia giungere nel tuo regno, ove la visione di te è senza veli,
l'amore di te è perfetto,
la comunione di te è beata,
il godimento di te senza fine.
Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra: affinché ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l'anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell'anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno.
Il nostro pane quotidiano: il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo, dà a noi oggi: in memoria, comprensione e reverenza dell'amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì.
E rimetti a noi i nostri debiti: per la tua ineffabile misericordia, per la potenza della passione del tuo Figlio diletto e per i meriti e l'intercessione della beatissima Vergine e di tutti i tuoi eletti. Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: e quello che non sappiamo pienamente perdonare, tu, Signore, fa' che pienamente perdoniamo sì che, per amor tuo, amiamo veramente i nemici e devotamente intercediamo presso di te, non rendendo a nessuno male per male e impegnandoci in te ad essere di giovamento a tutti
E non ci indurre in tentazione: nascosta o manifesta, improvvisa o insistente.
Ma liberaci dal male: passato, presente e futuro.
Gloria al Padre, ecc. 

Francesco d’Assisi, Saluto alla Beata Vergine Maria

Ave, Signora, santa regina,
santa Madre di Dio, Maria
che sei vergine fatta Chiesa.
ed eletta dal santissimo Padre celeste,
che ti ha consacrata
insieme col santissimo suo Figlio diletto
e con lo Spirito Santo Paraclito;
tu in cui fu ed è ogni pienezza di grazia
e ogni bene.
Ave, suo palazzo,
ave, suo tabernacolo,
ave, sua casa.
Ave, suo vestimento,
ave, sua ancella,
ave, sua Madre.   

E saluto voi tutte, sante virtù,
che per grazia e illuminazione dello Spirito Santo
venite infuse nei cuori dei fedeli,
perché da infedeli
fedeli a Dio li rendiate. 

Francesco d’Assisi, Saluto alle virtu'

Ave, regina sapienza,
il Signore ti salvi
con tua sorella, la santa e pura semplicità.

Signora santa povertà,
il Signore ti salvi
con tua sorella, la santa umiltà.

Signora santa carità,
il Signore ti salvi
con tua sorella, la santa obbedienza.

Santissime virtù,
voi tutte salvi il Signore
dal quale venite e procedete.  

Non c'è assolutamente uomo nel mondo intero,
che possa avere una sola di voi,
se prima non muore [a se stesso].

Chi ne ha una e le altre non offende,
tutte le possiede,
e chi anche una sola ne offende
non ne possiede nessuna e le offende tutte.
e ognuna confonde i vizi e i peccati. 

La santa sapienza
confonde Satana e tutte le sue insidie.

La pura santa semplicità
confonde ogni sapienza di questo mondo
e la sapienza della carne.

La santa povertà
confonde la cupidigia, I'avarizia
e le preoccupazioni del secolo presente.

La santa umiltà
confonde la superbia
e tutti gli uomini che sono nel mondo
e similmente tutte le cose che sono nel mondo.

La santa carità
confonde tutte le diaboliche e carnali tentazioni
e tutti i timori carnali.

La santa obbedienza
confonde tutte le volontà corporali e carnali
e ogni volontà propria,
e tiene il suo corpo mortificato per l'obbedienza
allo spirito e per l'obbedienza al proprio fratello;
e allora l'uomo è suddito e sottomesso
a tutti gli uomini che sono nel mondo,
e non soltanto ai soli uomini,
ma anche a tutte le bestie e alle fiere,
così che possano fare di lui quello che vogliono
per quanto sarà loro concesso dall'alto del Signore. 

dalla Legenda maior di San Bonaventura, cap. X Amore per la virtù dell' orazione

1. Francesco, il servo di Cristo, vivendo nel corpo, si sentiva in esilio dal Signore e, mentre ormai all'esterno era diventato totalmente insensibile, per amore di Cristo, ai desideri della terra, si sforzava, pregando senza interruzione, di mantenere lo spirito alla presenza di Dio, per non rimanere privo delle consolazioni del Diletto.
La preghiera era la sua consolazione, quando si dava alla contemplazione, e quasi fosse ormai un cittadino del cielo e un concittadino degli Angeli, con desiderio ardente ricercava il Diletto, da cui lo separava soltanto il muro del corpo.
La preghiera era anche la sua difesa, quando si dava all'azione, poiché, mediante l'insistenza nella preghiera, rifuggiva, in tutto il suo agire, dal confidare nelle proprie capacità, metteva ogni sua fiducia nella bontà divina, gettando nel Signore la sua ansietà.
Sopra ogni altra cosa - asseriva con fermezza - il religioso deve desiderare la grazia dell'orazione e incitava in tutte le maniere possibili i suoi frati a praticarla con zelo, convinto che nessuno fa progressi nel servizio di Dio, senza di essa.
Camminando e sedendo, in casa e fuori, lavorando e riposando, restava talmente intento all'orazione da sembrare che le avesse dedicato ogni parte di se stesso: non solo il cuore e il corpo, ma anche l'attività e il tempo. [...]

4. E l'uomo di Dio, restandosene tutto solo e in pace, riempiva i boschi di gemiti, cospargeva la terra di lacrime, si percuoteva il petto e, quasi avesse trovato un più intimo santuario, discorreva col suo Signore. Là rispondeva al Giudice, là supplicava il Padre, là dialogava con l'Amico. Là pure, dai frati che piamente lo osservavano, fu udito interpellare con grida e gemiti la Bontà divina a favore dei peccatori; piangere, anche, ad alta voce la passione del Signore, come se l'avesse davanti agli occhi. Là, mentre pregava di notte, fu visto con le mani stese in forma di croce, sollevato da terra con tutto il corpo e circondato da una nuvoletta luminosa: luce meravigliosa diffusa intorno al suo corpo, che meravigliosamente testimoniava la luce risplendente nel suo Spirito.
Là, inoltre, come testimoniano prove sicure, gli venivano svelati i misteri nascosti della sapienza divina, che egli, però, non divulgava all'esterno, se non nella misura in cui ve lo sforzava la carità di Cristo e lo esigeva l'utilità del prossimo.
Diceva, a questo proposito: "Può succedere che, per un lieve compenso, si perda un tesoro senza prezzo e che si provochi il Donatore a non dare più tanto facilmente una seconda volta".
Quando tornava dalle sue preghiere, che lo trasformavano quasi in un altro uomo, metteva la più grande attenzione per comportarsi in uniformità con gli altri, perché non avvenisse che il vento dell'applauso, a causa di quanto lui lasciava trapelare di fuori, lo privasse della ricompensa interiore.