Le lettere trafugate a Benedetto XVI. La privacy di un papa... di uno psicoanalista, di un avvocato, di un medico, di un amico. Breve nota di A.L.
Il Centro culturale Gli scritti (30/5/2012)
Cosa accadrebbe se qualcuno avesse accesso alle carte di uno psicoanalista che prende appunti sui suoi pazienti, appunti che rivelano cose belle, ma anche traumi infantili e, talvolta, gesti infami da loro compiuti che essi hanno voluto raccontare nel corso della terapia?
E cosa accadrebbe se un avvocato fosse obbligato a rivelare che cosa il suo cliente gli ha detto, sapendo che l’altra parte del processo, a sua volta, si era aperta all’avvocato di parte avversa nella fiducia che non sarebbero stati traditi i segreti?
O ancora cosa accadrebbe se un medico fosse obbligato a rivelare ciò che ha saputo al momento in cui ha chiesto ad un suo paziente dove ritiene di aver contratto l’AIDS?
O ancora cosa direbbe un amico se il suo amico rivelasse ciò che lui gli ha raccontato proprio in forza della fiducia che nutre ogni vera amicizia?
La privacy di un papa non è un privilegio. Violarla è violare l’intimità che sola permette agli uomini di essere uomini.