I miei eroi, di Costanza Miriano
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Riprendiamo dal blog di Costanza Miriano un articolo pubblicato il 10/5/2012. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (10/5/2012)
Deve essere un po’ di stanchezza. Forse le lenti a contatto, e i fiocchi di pioppo che nevicano abbondanti qui a Roma, e magari anche un po’ di matita negli occhi, ma insomma ieri mi sono commossa. Sono entrata in una delle più antiche chiese di Roma dove dovevo incontrare il mio amico don Massimo Vacchetti, e ho visto sei sacerdoti in ginocchio che recitavano la coroncina alla Divina Misericordia.
Ognuno ha il suo debole. Io quando vedo un sacerdote che prega davvero non resisto. Il mio cuore si scioglie per questi figli prediletti del Padre, per questi uomini, veri uomini, che rinunciano a se stessi per dare la vita per noi, virilmente offrendosi a scudo di tutta l’umanità, spesso in cambio di un prestigio e una considerazione inadeguati al sacrificio che hanno scelto.
A loro, ai sacerdoti, dobbiamo molto più di quanto sospettiamo, e un giorno, quando vedremo tutto chiaramente, quando le segrete trame delle nostre storie, di quelle dell’umanità intera ci saranno svelate, vedremo chi davvero ha fatto la storia. L’avranno fatta i sacrifici e le preghiere nascoste, l’avrà fatta la dedizione di tante persone normali al proprio dovere, l’avranno fatta tante donne e tanti uomini che hanno accettato semplicemente di stare lì, al proprio posto, di abbracciare insieme alla gioia anche il disgusto di giornate opache.
Ma più di tutti l’avranno fatta loro, i sacerdoti, che rendono presente Dio, che ogni giorno ripetono il miracolo dell’Eucaristia, che rimettono i peccati, che battezzano, che uniscono due vite in una carne sola. Sono loro le ossa del corpo mistico, della Sposa dell’Agnello radiosa e materna che è sempre lì pronta ad accogliere tutti, anche quelli a cui ha appena detto che stanno andando a dare una craniata. Sono loro che rinnovano la grazia, comunque siano personalmente, eroici e bellissimi come Padre Maurizio, Padre Emidio, don Fabio (auguri per i 25 anni di sacerdozio) e tanti altri, oppure un po’ più modesti: non importa, perché la loro grandezza non viene da loro, ma da Dio.
Avrei parlato per ore con don Massimo e i suoi sacerdoti, così belli, così puliti, così pieni di zelo, ignorando le richieste delle mie bambine (voglio il gelato, no l’acquabolle, portami al parco) che ballavano la danza dei pinguini e chiedevano di arrampicarsi su pozzi antichissimi, solo che a un certo punto mi è apparsa la mamma di una compagna di scuola di mio figlio appena uscita, e questo mi ha ricordato che forse era il caso di andarlo a prendere affidando la bella comitiva a un’amica speciale, perché è opportuno non scendere troppo sotto il livello base della madre decente. Questo ogni tanto cerco di ricordarmelo, quando faccio sogni di gloria, e mentre già mi raffiguro il mio santino con l’aureola e i fiori mi accorgo che ho bruciato la lasagna, che una figlia ha due calzini di colori diversi e che dimentico di mettere la crema che ci ha prescritto il dermatologo almeno una volta su due.
A ognuno la sua chiamata: i sacerdoti mandano avanti il mondo rinnovando la presenza di Dio nel pane tutti i giorni, e nutrendoci. Noi, riconoscenti a loro, mandiamo avanti le nostre vite normali, cercando di fare il meno peggio, che è poi, personalmente, il mio manifesto di vita. A questo proposito accetto consigli e ammonizioni da chiunque. Se qualcuno, per esempio, mi avesse detto che a questo punto della stagione i carciofi sono ormai duri, sabato scorso mi sarei risparmiata una notte passata a bollire vanamente foglie rossastre dalla simpatica consistenza del cartone.