Scegliere la chiesa: libertà dal narcisismo e dalla depressione (di G.M.)
Sottolinea con profondità un amico: la difficoltà a liberarsi dal narcisismo nell’annunzio della fede si manifesta proprio quando si pongono innanzi la propria esperienza, i propri pallini, i propri punti di vista e non l’esperienza della chiesa, la sua storia e la sua teologia. L’io si contrappone allora alla chiesa, cercando di guadagnare in apprezzamento agli occhi dell’ascoltatore; ma l’io cessa così di essere espressione della chiesa. Scompare la possibilità che quello che si dice, in fondo, sarebbe detto da qualunque altro cristiano. La mia fede sembra quasi risaltare su quella opaca di tutti gli altri, anzi, ha bisogno dell’opacità di quella degli altri per risaltare. È il gioco pericoloso della contrapposizione inventata ad arte. L’oggettività cede il passo al soggettivismo. Ma dal narcisismo alla depressione, spesso, il passo è breve!
Scegliere la chiesa, invece, vuol dire sapientemente accogliere la possibilità che la vita possa esprimere –certo con peculiarità proprie- la fede che è di tutti i credenti, la fede che non abbiamo inventato, la fede che ci precede e che continuerà dopo di noi.
Scegliere la chiesa, invece, vuol dire sapientemente accogliere la possibilità che la vita possa esprimere –certo con peculiarità proprie- la fede che è di tutti i credenti, la fede che non abbiamo inventato, la fede che ci precede e che continuerà dopo di noi.