La cronologia paolina, di Rinaldo Fabris
Riprendiamo dal sito Lettere paoline un brano di Rinaldo Fabris, pubblicato su quel sito il 12/12/2008. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti vedi la sezione Sacra Scrittura.
Il Centro culturale Gli scritti (29/3/2012)
Indice
Il testo è tratto dal volume di Rinaldo Fabris, Per leggere Paolo, Borla, Roma 1993, pp. 11-16.
La cronologia paolina è una questione complicata soprattutto quando si vuole scendere nei dettagli. Per chiarezza va distinta una cronologia assoluta o interna al Nuovo Testamento, cioè ricostruita sulla base delle lettere paoline e degli Atti degli apostoli, dalla cronologia relativa o esterna, stabilita mediante il confronto con i dati desunti da altre fonti extracanoniche. Una cronologia assoluta o interna agli scritti neotestamentari servirebbe ben poco se non si potesse trovare un punto di innesto con la cronologia della storia esterna o profana.
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LA CRONOLOGIA RELATIVA
L’iscrizione del proconsole Gallione
Il punto di partenza sicuro per fondare una cronologia paolina relativa è la scoperta a Delfì, in Grecia, di un’iscrizione che riproduce il testo di una lettera dell’imperatore Claudio.
Il testo dell’iscrizione, pubblicato nel 1905 e integrato da altri nove frammenti e dalle interpretazioni successive, negli anni 1967 e 1971, offre questi dati utili per la cronologia paolina:
a) la lettera è stata inviata da Roma a nome dell’imperatore Claudio tra i mesi di aprile e luglio del 52 d.C.; questo è infatti il periodo successivo alla ventiseiesima acclamazione imperiale di cui si parla nella lettera;
b) nella lettera si menziona L. Giunio Gallione, seguito dall’appellativo «amico mio» (dell’imperatore) e dal titolo «proconsole»; si tratta di Lucio Giunio Anneo Gallione, fratello del filosofo Seneca, che è stato proconsole della provincia romana dell’Acaia;
c) la lettera, inviata subito dopo che Gallione ha informato l’imperatore dei problemi demografici della città-santuario di Delfi, è probabilmente indirizzata ai cittadini di Delfi;
d) dal momento che la carica di proconsole dura un anno, si può calcolare che la presenza di Gallione a Corinto, capitale amministrativa dell’Acaia, va dalla primavera-estate del 51 alla primavera 52; Gallione forse è rientrato prima a Roma per ragioni di salute (Seneca, Epist. 104,1).
Negli Atti degli Apostoli si dice che Paolo è stato condotto dai giudei davanti al tribunale di Gallione con l’accusa di essere propagatore di una religione contraria alla legge. Gallione li fa allontanare dal suo tribunale perché non vuole intromettersi in faccende di carattere religioso (At 18,12-17). Questo episodio rappresenta l’acme del conflitto che scoppia tra Paolo e la colonia ebraica di Corinto. Esso dunque va collocato verso la fine di un «anno e mezzo», il tempo di permanenza di Paolo nella capitale dell’Acaia indicato dall’autore degli Atti (At 18,11). Se Paolo è comparso davanti a Gallione alla fine del 51 o inizio del 52, si può ritenere che egli sia arrivato a Corinto nel corso dell’anno 50. Questo dato, sul quale esiste un sostanziale accordo tra gli studiosi, rappresenta una pietra miliare nella cronologia paolina e si può dire di tutta la storia delle origini cristiane.
L’editto dell’imperatore Claudio
Più controversa è una seconda informazione del libro degli Atti, che all’inizio della missione di Paolo a Corinto parla del suo incontro con «un giudeo di nome Aquila oriundo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i giudei» (At 18,2). Di questo «ordine» dell’imperatore Claudio si fa menzione in tre diversi documenti della storia romana:
a) lo storico C. Tranquillo Svetonio, che scrive nella prima metà del II secolo d.C. le Vite di dodici Cesari, in quella di Claudio dice: «I giudei che tumultuavano continuamente per istigazione di un certo Cresto, egli li scacciò da Roma» (Claudio, 25);
b) circa un secolo dopo Dione Cassio nella sua Storia di Roma scrive: «Quanto ai giudei, i quali si erano di nuovo moltiplicati in così gran numero che, a motivo della loro moltitudine, difficilmente si potevano espellere dalla città senza provocare un tumulto, egli (Claudio) non li scacciò, ma ordinò loro di non tenere riunioni, pur continuando nel loro tradizionale stile di vita. Egli sciolse anche le associazioni ripristinate da Gaio (Caligola)» (Storia 60,6,6);
c) nella seconda decade del V secolo il prete spagnolo Orosio, nella sua Storia contro i pagani in sette libri, fa precedere la citazione del testo di Svetonio da questa precisazione: «Nell’anno nono del suo regno Giuseppe (Flavio) riferisce che i giudei furono espulsi dalla città ad opera di Claudio» (Storia contro i pagani, VII,6,15).
Purtroppo il riferimento di Orosio alla testimonianza di Giuseppe Flavio, che consentirebbe di datare il provvedimento di Claudio, non trova riscontro nell’attuale testo delle opere dello storico ebreo. Si tratta di un’interpolazione che Orosio ha letto negli scritti di G. Flavio? In ogni caso l’interpolatore avrebbe tentato di datare un avvenimento importante per la storia dei giudei di Roma sotto l’impero di Claudio. Tenendo conto della politica seguita da quest’ultimo verso i giudei, in particolare nei confronti della colonia ebraica di Alessandria, non è pensabile un editto di espulsione da Roma se non dopo altri provvedimenti come quello menzionato da Dione Cassio.
L’editto, al quale fa riferimento Svetonio, dovrebbe essere distinto dalle restrizioni di cui parla Dione Cassio. Esso pertanto si potrebbe collocare nella seconda metà del governo di Claudio (41-54). In tale ipotesi la coppia giudeo-cristiana Aquila e Priscilla sarebbe giunta a Corinto verso la fine degli anni Quaranta, così da poter incontrare Paolo che vi arriva nel 50 d.C.
La fuga da Damasco al tempo del re Areta
Un terzo elemento per stabilire un sincronismo tra le vicende di Paolo e gli eventi della storia profana è offerto dalla notizia riportata dalla seconda lettera ai Corinzi, scritta verso la metà degli anni Cinquanta e confermata dagli Atti degli apostoli. Scrive Paolo: «Se è necessario vantarsi, mi vanterò di quanto si riferisce alla mia debolezza. Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. A Damasco, il governatore del re Areta montava la guardia alla città dei Damasceni per catturarmi, ma da una finestra fui calato per il muro in una cesta e così sfuggii dalle sue mani» (2Cor 11,30-33).
Il resoconto degli Atti è meno preciso. Si parla di un complotto dei giudei per uccidere Paolo: «essi facevano la guardia anche alle porte della città notte e giorno per sopprimerlo: ma i suoi discepoli di notte lo presero e lo fecero discendere dalle mura, calandolo in una cesta» (At 9.24b-25). La menzione di Areta, che ha un suo «governatore» a Damasco, consente di datare l’episodio della fuga di Paolo da Damasco prima del 39 d.C. perché in quell’anno muore il suddetto re dei Nabatei, Areta IV.
La prigionia di Paolo a Cesarea
Un ultimo indizio utile per ricostruire la cronologia relativa di Paolo potrebbe essere ricavato dalla segnalazione lucana del passaggio delle consegne nell’amministrazione romana in Giudea: al governatore Antonio Felice succede Porcio Festo.
Paolo, che è detenuto a Cesarea, viene convocato spesso dal procuratore, dice Luca, con lo speranza di cavarne del denaro. Poi aggiunge: «trascorsi due anni Felice ebbe come successore Porcio Festo; ma Felice, volendo dimostrare benevolenza verso i giudei, lasciò Paolo in prigione» (At 24,27). Se il «biennio» si riferisce alla durata del governatorato di A. Felice in Giudea allora, sulla base dei dati desunti da G. Flavio e dagli storici romani, si potrebbe stabilire tale durata dal 53 al 55. Ma il «biennio», di cui si parla nel testo degli Atti, potrebbe riguardare il protagonista principale, Paolo, come si dice espressamente in Atti 28,30 circa la durata della sua prigionia romana. In questo caso l’amministrazione di Felice in Giudea potrebbe estendersi per più anni dal 52/53 al 59/60.
Da queste diverse ipotesi deriva la duplice cronologia paolina: una cronologia alta che colloca agli inizi degli anni Trenta la «conversione» di Paolo e a metà degli anni Cinquanta la sua detenzione a Cesarea e il viaggio a Roma; una cronologia bassa che sposta di quattro-cinque anni la datazione di questi avvenimenti.
LA CRONOLOGIA ASSOLUTA
Una seconda fonte per ricostruire lo sviluppo cronologico della vita e dell’attività di Paolo è costituita dal suo epistolario, in particolare dal gruppo delle lettere considerate autentiche. Questa documentazione interna ai testi paolini, confrontata con quella esterna cristiana e profana, consente di stabilire la successione cronologica di alcuni avvenimenti che vanno dalla «conversione» di Paolo all’arresto e detenzione degli ultimi anni.
Dell’evento della «conversione» o chiamata parla Paolo stesso in modo esplicito e diffuso nella lettera inviata alle chiese della Galazia. Nel contesto della difesa del suo metodo missionario, messo in discussione nell’ambiente della Galazia da alcuni missionari cristiani di origine giudaica, Paolo presenta una scaletta cronologica della sua attività:
1) dopo la «rivelazione» di Damasco, «subito… mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco» (Gal 1,16b.17b);
2) «In seguito, dopo tre anni, andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni» (Gal 1,18); i tre anni devono essere calcolati dopo il ritorno di Paolo a Damasco;
3) «Quindi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia» (Gal 1,21);
4) «Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito» (Gal 2,1). In questa seconda visita a Gerusalemme hanno luogo l’incontro con quelli che Paolo chiama le «persone più ragguardevoli» e «colonne» della chiesa, «Giacomo, Cefa e Giovanni», l’accordo sulla missione presso i gentili e l’impegno di ricordarsi dei poveri (Gal 2,2-10);
5) «Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto» (Gal 2,11). Si tratta della controversia di Antiochia sulla comunione di mensa tra i cristiani di origine ebraica e quelli provenienti dal paganesimo. Paolo contesta a Pietro la sua incoerenza perché sotto la pressione dei giudeo-cristiani che si richiamano all’autorità di Giacomo, abbandona la comunione di mensa (Gal 2,12-14).
Da questo quadro prospettico dei suoi rapporti con i «capi storici» di Gerusalemme, ricostruito da Paolo stesso, si ha una cronologia che abbraccia quasi una ventina d’anni. Il punto di partenza è costituito dall’evento di Damasco che deve essere collocato prima della morte del re Areta che controlla la città dalla quale Paolo è costretto a fuggire nottetempo. Se dopo tre anni dalla permanenza in Arabia e a Damasco ha luogo il primo incontro con Pietro a Gerusalemme, allora si può datare la «rivelazione» di Damasco agli inizi degli anni Trenta (30/33). Dopo 17 anni, quindi verso gli anni 47/50, ha luogo il secondo incontro con i responsabili della chiesa a Gerusalemme. Comunemente si ritiene che quest’ultimo incontro coincida con l’assemblea descritta dagli Atti degli apostoli e impropriamente chiamata «concilio di Gerusalemme» (At 15,1-35).
L’organizzazione della colletta per i poveri
Un secondo dato utile per scandire l’attività missionaria di Paolo è il riferimento alla raccolta di fondi a favore dei poveri per la quale egli si è personalmente impegnato a Gerusalemme nel secondo incontro con le «colonne della chiesa». Paolo ne parla nella lettera inviata alla chiesa di Corinto e dà alcune disposizioni organizzative richiamandosi a quanto ha già ordinato alle chiese della Galazia (1Cor 16,1-4).
Dunque l’organizzazione della colletta nella chiesa di Corinto è successiva all’assemblea di Gerusalemme, anche se Paolo parla di questa iniziativa come di una cosa già conosciuta nella chiesa corinzia. Essa è successiva anche all’annuncio del vangelo in Galazia e alla raccolta a favore dei poveri di Gerusalemme in quelle comunità. I cristiani della Galazia hanno completato la raccolta prima della crisi provocata dai missionari giudeo-cristiani. Infatti Paolo nella sua lettera vi accenna come ad una cosa ovvia (Gal 2,10; cf. 6,7-10). In seguito, quando parla della raccolta di fondi per i poveri di Gerusalemme, ricorda solo l’impegno delle chiese della Macedonia e dell’Acaia (2Cor 8,1; 9,2; 12,18; Rm 15,25).
Ipotesi di cronologia
In forma ipotetica si può tracciare un quadro cronologico della vita e dell’attività di Paolo tenendo conto dei dati che sono un punto di riferimento sicuro: fuga da Damasco prima del 39; visita ed evangelizzazione nella città di Corinto nel 50-52. Eventi [le prime cifre si riferiscono a una cronologia alta, le seconde a una cronologia bassa. Nd.R.]:
«Conversione» e «chiamata» → 30(33) | 34(36)
Incontro con Pietro → 33(35) | 37(39)
Assemblea di Gerusalemme → 47(50) | 51(52)
Evangelizzazione di Corinto → 49-51 | 51-53
Arresto e detenzione → 53-55 | 58-60
In relazione con questo quadro cronologico si possono collocare gli altri viaggi ed eventi della vita e dell’attività di Paolo. In particolare si può ipotizzare che egli sia nato a Tarso verso la prima decade dell’era cristiana e sia morto a Roma agli inizi degli anni Sessanta. Anche la stesura delle sette lettere autentiche può essere distribuita nell’arco di tempo che va dal primo soggiorno paolino a Corinto al suo arresto e detenzione a Gerusalemme a Cesarea.
Lo schema cronologico che propongo è una via media tra la cronologia alta e quella bassa:
Nascita di Paolo a Tarso → 5/10 d.C.
Esperienza di Damasco → 34/35
Incontro con Pietro → 36/37
Assemblea di Gerusalemme → 49/50
Evangelizzazione di Corinto → 50-52
Arresto e detenzione a Cesarea → 58-60
Detenzione e morte a Roma → 61-63
Uno dei punti discussi e incerti in questa scaletta cronologica riguarda l’ordine di successione tra l’assemblea di Gerusalemme e il viaggio missionario di Paolo in Grecia con epicentro Corinto. Alcuni vorrebbero anticipare la cosiddetta missione paolina in Europa e collocarla, insieme con l’ampio viaggio nell’Anatolia centrale, in Galazia, nel periodo dei quattordici anni che separano il primo incontro con Pietro dal secondo, identificato con l’assemblea di Gerusalemme.
Tale ipotesi consentirebbe di riempire il vuoto di questo lungo periodo, che Paolo dice di aver trascorso nelle regioni della Siria e della Cilicia senza rapporti ufficiali con le chiese della Giudea. Ma l’ampia campagna missionaria fuori dell’area siriana, che fa capo ad Antiochia, si comprende solo dopo l’assemblea di Gerusalemme in cui da parte delle «colonne della chiesa» si riconosce lo statuto autonomo di Paolo come evangelizzatore dei gentili.
Inoltre l’organizzazione della colletta nelle chiese della missione paolina presuppone l’accordo di Gerusalemme. Nel caso delle chiese della Galazia questa raccolta è stata fatta fin dal momento della fondazione, prima della crisi che è scoppiata subito dopo (Gal 1,6). Si tratta di una crisi provocata da una contro-missione giudeo-cristiana che si fa sentire anche nelle chiese paoline della Macedonia e della Grecia.
Questo insieme di avvenimenti si colloca meglio nel periodo di intensa attività missionaria di Paolo nelle zone dell’Asia, Macedonia e Grecia dopo l’assemblea di Gerusalemme. In questo stesso arco di tempo Paolo mantiene il rapporto con le giovani chiese, anche mediante l’invio di lettere di cui almeno sette sono state conservate. È questa raccolta di lettere fatta nelle comunità di origine paolina che permette ancora oggi di stabilire un rapporto diretto con questo straordinario personaggio della prima generazione cristiana.
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Per approfondire:
L.C.A. ALEXANDER, «Cronologia di Paolo», voce del Dizionario di Paolo e delle sue lettere, cur. G.F. Hawthorne – R.P. Martin – D.G. Reid, ed. it. a cura di R. Penna, San Paolo, Cinisello Balsamo 1999, pp. 408-421 (ed. or. InterVarsity Press, Downers Grove [IL] 1993).
Robert JEWETT, A Chronology of Paul’s Life, Fortress Press, Philadelphia 1979.
Gerd LÜDEMANN, Paul Apostle to the Gentiles: Studies in Chronology, SCM, London 1984.
Jerome MURPHY O’CONNOR, Vita di Paolo, ed. it. a cura di O. Ianovitz, Paideia, Brescia 2003, pp. 17-49 (ed. or. Oxford 1997).
Rainer RIESNER, Die Frühzeit des Apostels Paulus, J.B.C. Mohr, Tübingen 1994 (ed. ingl. riveduta: Paul’s Early Period. Chronology, Mission Strategy, Theology, Grand Rapids – Cambridge U.K. 1998).
Gregory TATUM, New Chapters in the Life of Paul: The Relative Chronology of His Career, The Catholic Biblical Association of America, Washington D.C. 2006.