I sonetti di Michelangelo commentati da Davide Rondoni nell’incontro presso San Pietro in Vincoli
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Presentiamo sul nostro sito il testo dei due sonetti commentati da Davide Rondoni nell’incontro organizzato dal’Ufficio catechistico della diocesi di Roma il 20/3/2012 presso San Pietro in Vincoli (da Michelangelo, Rime, BUR Rizzoli, Milano, 1987. Per approfondimenti, vedi Il Mosè di Michelangelo e la “tragedia della sepoltura”: la tomba di Giulio II e le sue vicende, dalla basilica di San Pietro in Vaticano a San Pietro in Vincoli, di Andrea Lonardo.
Il Centro culturale Gli scritti (21/3/2012)
(n. 8, p. 49)
Come può esser ch’io non sia più mio?
O Dio, o Dio, o Dio,
chi m’ha tolto a me stesso,
c’a me fusse più presso
o più di me potessi che poss’io?[1]
O Dio, o Dio, o Dio,
come mi passa el core
chi non par che mi tocchi?[2]
Che cosa è questo, Amore,
c’al core entra per gli occhi,
per poco spazio dentro par che cresca?
E s’avvien che trabocchi?
[1511 ca.]
Madrigale.
(n. 286, p. 324)
Gl’infiniti pensier mie d’error pieni,
negli ultim’anni della vita mia,
ristringer si dovrien’n un sol che sia
guida agli etterni suo giorni sereni.[3]
Ma che poss’io, Signor, s’a me non vieni
coll’usata ineffabil cortesia?
[1552-54]
Frammento, probabilmente di sonetto.
Note al testo
[1] Chi mi ha strappato a me stesso al punto di essere penetrato in me più di me, e di potere su di me più di quanto io non possa?
[2] Come può passarmi il cuore se nemmeno par che mi tocchi?
[3] Si dovrebbero stringere in un solo pensiero che sia guida agli eterni e sereni giorni della mia vita.