«Mai senza domenica». I martiri di Abitene, di Antonio Maria Sicari
Riprendiamo dalla rubrica Il Santo del giorno di Avvenire del 12/2/2012 un articolo scritto da Antonio Maria Sicari. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (12/2/2012)
Si tratta di un gruppo di quarantanove cristiani, vissuti ad Abitene, piccola località dell’Africa proconsolare (nell’attuale Tunisia). Era l’anno 303 d.C. e l’imperatore Diocleziano aveva scatenato una violenta persecuzione contro i cristiani, ordinando che «si dovevano ricercare le divine Scritture perché fossero bruciate; si dovevano abbattere le basiliche e si dovevano proibire i sacri riti e le santissime riunioni del Signore» (Atti dei Martiri, I).
Ma quelli di Abitene continuavano a celebrare assieme l’eucaristia domenicale, incuranti dell’editto imperiale. Arrestati, vennero processati a Cartagine. Non erano accusati per la fede che professavano, ma per l’aver continuato a radunarsi per le sacre celebrazioni. Perché avevano voluto sfidare l’imperatore?
Uno di loro rispose con una formula di rara bellezza e profondità: «Sine dominico, non possumus»: «Non possiamo vivere senza la celebrazione domenicale». Ne nacque un dibattito a più voci, tra il Proconsole e quel gruppo di cristiani, tra i quali c’erano anche donne, ragazzi e bambini.
Tutti insistevano che la celebrazione comunitaria era loro necessaria non soltanto perché li legava a Gesù Crocifisso e Risorto, ma anche per l’unità delle famiglie e dell’intera comunità. «Sono cristiano e, di mia volontà, ho partecipato all’assemblea domenicale con mio padre e i miei fratelli», disse uno dei bambini.
E il sacerdote spiegò al persecutore: «Non lo sai, che è la Domenica a fare il cristiano e che è il cristiano a fare la Domenica, sicché l’una non può sussistere senza l’altro, e viceversa? Quando senti il nome 'cristiano', sappi che vi è una 'comunità riunita' che celebra il Signore; e quando senti dire 'comunità riunita', sappi che lì c’è il 'cristiano'».