Veramente siamo nelle mani di Dio, senza conoscere ciò che Lui ha disposto per noi. Una lettera di don James Arosemena Batista, morto all’età di 37 anni
Don James Arosemena Batista, sacerdote romano formatosi al Seminario Redemptoris mater, è morto il 10 novembre 2011 all'età di 37 anni, in seguito ad una crisi epilettica. Quella che segue è una sua lettera, scritta nel settembre 2011 solo alcune settimane prima della sua morte improvvisa, che è stata letta il giorno del suo funerale. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (14/12/2011)
Cara sorella... Sono arrivato [a Roma n.d.t.] con molta serenità e normalmente venerdì scorso nel pomeriggio, sapevo che mi aspettava lavoro in abbondanza, lo sapevate anche voi perché ve lo avevo detto in comunità.
Ciò che non sapevo era quello che sarebbe successo il lunedì successivo. Veramente siamo nelle mani di Dio senza conoscere ciò che Lui ha disposto per noi. Per quel lunedì avevamo organizzato una partita di calcio, io ero ancora a Panama e attraverso Skype è stato facile stabilire l'orario della partita. Lunedì, tutto pronto per la partita, arrivano i ragazzi e cominciamo a riscaldarci per iniziare l'anno con una partita e stabilire un appuntamento settimanale col calcio per i ragazzi più grandi.
Dopo 20 minuti di scambi col pallone, visto che la partita non era ancora iniziata del tutto, un ragazzo di 26 anni, Raffaele, che era dietro a me, cade a terra senza lamentarsi, pensavo fosse uno scherzo e che mi prendesse in giro quindi l'ho chiamato per nome più di una volta, dicendogli anche che era un pigro. Il ragazzo si trascina per il campo di calcio, lì capii che stava succedendo qualcosa, corremmo verso di lui senza poter fare nulla, solo il massaggio cardiovascolare e la respirazione bocca a bocca come ci ha suggerito una dottoressa che abbiamo chiamato subito.
Dopo averlo portato all'ospedale, con urgenza, il ragazzo non è sopravvissuto, domani sono i funerali. Mentre andavo all'ospedale la prima cosa che ho pensato è che sarebbe sopravvissuto, aveva 26 anni, e mi sono sempre sentito sostenuto da quella speranza. Non è stato così. Tutti i fratelli della comunità, all'ospedale, hanno ricevuto contemporaneamente la notizia e tutti lì hanno dimostrato che un fratello non si abbandona neanche nel momento della morte.
Ho pianto molto in questi giorni, ricordando come una persona può morire tra le tue stesse mani senza che tu possa fare assolutamente nulla! Era giovane, non era malato e aveva uno splendido futuro davanti, fratello di comunità, figlio unico, tutti gli volevano bene, ma la mia sofferenza dovuta ad un'altra cosa molto più pesante: i miei peccati.
Quando ero all'ospedale avevo dentro di me una profonda contraddizione, allegria interiore perché Raffaele mi aveva raccontato, qualche minuto prima di ciò che è successo nel campo, che la gioia provata a Madrid nell'incontro col Papa è stata unica e che un tale regalo lo avrebbe custodito dentro di sé per sempre; non mi ha detto altro, mi emoziona ancora adesso ricordare queste parole perché in fondo, a Madrid col Papa, ha ricevuto una parola che lo doveva preparare all'incontro definitivo con Cristo, lunedì scorso, ma mentre sentivo questa allegria, sentivo anche una profonda tristezza e tutta questa tristezza era motivata dai peccati della mia vita.
Inoltre in questi giorni sento dentro di me la voglia di andare anche io (non pensare che voglia fare qualcosa di strano, non ti preoccupare), di andare a partecipare della stessa allegria che oggi sperimenta: un sacrificio così grande non può rimanere senza frutti. Sento inoltre, Kirita, che la mia vita in questi giorni, è cambiata e che il Signore non risparmia strategie per salvarmi, sta impegnandosi con me in maniera sovrumana, come solo Lui sa fare. Mi dicevo ieri: quante persone dovranno ancora essere sacrificate affinché James possa convertirsi e aprire gli occhi per contemplare l'amore di Dio! Spero nessun'altra, spero di essere il prossimo, questo sì lo desidero. Kirita, posso assicurarti che quella domenica al mare per me è stata una grande tranquillità, mi sono rilassato molto.
Salutami a Josè e ai ragazzi. E di ai fratelli della terza comunità di non mangiare tanto. Capisco che quello è il nostro carisma, nutrirci bene, ma senza esagerare. Un abbraccio sorella, salutami Milquito e Juni e i tuoi genitori. James