L’iscrizione in arabo dei crociati di Federico II decifrata in Israele

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 20 /11 /2011 - 00:43 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Giorgio Bernardelli, apparso su Avvenire 18/11/2011, ed una nota sullo stesso tema dal sito della Custodia di Terra Santa. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori approfondimenti sulla Terra Santa, ed in particolare sui repertii crociati, vedi la sezione I luoghi della Bibbia.

Il Centro culturale Gli scritti (20/11/2011)

1/ Il graffito in arabo dei crociati di Federico II, di Giorgio Bernardelli

Una frase in arabo in­cisa dai crociati sulle mura di Jaffa. Con il nome di Federico II e il rife­rimento all’anno «1229 del­l’Incarnazione di Nostro Si­gnore Gesù il Messia», l’anno cioè dell’accordo che con­cluse per via diplomatica la sesta crociata. È il contenu­to di una scoperta eccezio­nale annunciata in questi giorni dagli archeologi israe­liani Moshe Sharon e Ami Shrager, della Hebrew Uni­versity di Gerusalemme.

Si tratta infatti dell’unica iscri­zione in arabo attribuita ai crociati mai ritrovata in Me­dio Oriente. E doveva essere parte di un’iscrizione bilin­gue, realizzata appunto in a­rabo oltre che in latino. Il re­perto ha avuto una storia sin­golare: già alcuni anni fa era stato individuato su una pie­tra incastonata in un muro di un edificio di Tel Aviv, la moderna città ebraica sorta all’inizio del Novecento ac­canto alla città di Jaffa. Subi­to si era intuito che doveva trattarsi di una scritta in ara­bo, ma la grafia particolare delle lettere – molto aggra­ziata – non aveva permesso al momento di decifrarla. Finché, appunto, uno studio approfondito non ha porta­to a leggervi dentro le parole riportate sopra, che possono essere state scritte solo da un cristiano. Di qui l’ipotesi che questo reperto di 800 anni fa provenga dalle mura di Jaffa. E l’individuazione nel resto dell’iscrizione del nome di Federico II «re di Gerusa­lemme» e la citazione di tut­ti gli altri territori su cui l’im­peratore governava.

Si tratta di una scoperta che riporta al centro dell’atten­zione anche in Medio Orien­te la figura del re di Sicilia e duca di Svevia, leggendario per la sua curiosità intellet­tuale ma anche per il suo in­teresse per la cultura araba. Non stupisce, dunque, l’idea che giunto in Terra Santa per la crociata Federico II voles­se farsi comprendere anche in arabo.

Ma questo frammento di sto­ria è prezioso anche perché aiuta a riscoprire la vicenda specifica della sesta crocia­ta, probabilmente la più a­nomala di tutte. Intanto per­ché condotta da un impera­tore scomunicato: papa Gre­gorio IX aveva infatti com­minato questa sanzione a Federico II per aver tempo­reggiato troppo prima di convocarla. Ma ancora di più perché la sesta crociata fu un contenzioso risolto per vie diplomatiche: giunto ad Acri (Akko) nel settembre 1228, nel febbraio dell’anno suc­cessivo l’imperatore stipulò un accordo con il sultano al-Malik al-Kamil, nipote del Saladino.

I cristiani potero­no così riavere Betlemme, Nazareth e soprattutto Ge­rusalemme, ad eccezione – però – della spianata delle Moschee che rimaneva ai musulmani. Il tutto in una Città Santa aperta, in cui ve­nivano smantellati i bastioni e garantito l’ingresso anche ai fedeli islamici. In una fase politica in cui la via diplo­matica alla soluzione del conflitto in Medio Oriente sembra sempre più arrivata a un punto morto, il fatto che dalle pieghe della storia rie­merga questo precedente il­lustre è una coincidenza davvero singolare.

2/ Esperti israeliani decodificano un’iscrizione crociata in lingua araba con il nome di Federico II (dal sito della Custodia di Terra Santa)

L’Autorità Israeliana per le Antichità (IAA) ha reso noto che alcuni archeologi hanno decifrato una lastra di marmo grigio con un’iscrizione di 800 anni fa in arabo che ne fa l’unico documento crociato mai rinvenuto in questa lingua nel Medio Oriente. L’iscrizione, che riporta il nome dell’imperatore Federico II e la data “1229 dell’Incarnazione di nostro Signore Gesù il Messia”, è ritenuta un “raro reperto archeologico”.

L’iscrizione è stata ritrovata anni fa su di un muro a Giaffa, nei pressi di Tel Aviv, ma fu in un primo tempo ritenuta del periodo ottomano; per questa ragione non le fu data priorità da parte degli archeologi. Il prof. Moshe Sharon, dell’Università Ebraica di Gerusalemme, ha dichiarato che solo all’inizio della decifrazione gli archeologi si sono resi conto che l’iscrizione risaliva al periodo crociato.

Federico II, che guidò la sesta crociata (1228-1229), fortificò il castello di Giaffa e lasciò sulle sue mura due iscrizioni, una in latino e l’altra in arabo. Sharon, uno degli archeologi che hanno interpretato l’iscrizione, sostiene che l’iscrizione in arabo sia stata redatta dai funzionari di Federico II o, forse, persino dallo stesso imperatore.

L’IAA ha comunicato che l’iscrizione è quasi intatta, elenca tutti i titoli di Federico II e non ha equivalente in nessun luogo. In Sicilia, dove si trovava il principale palazzo reale di Federico II, non sono mai state trovate iscrizioni in arabo.

Il più grande successo di Federico II durante la sua crociata fu la consegna di Gerusalemme ai crociati da parte del sultano egiziano al-Malik al-Kamil, come risultato dell’armistizio tra i due sovrani nel 1229. Nonostante fosse stato scomunicato da papa Gregorio IX, Federico II incoronò se stesso Re di Gerusalemme nella Chiesa del Santo Sepolcro, e menzionò questo suo titolo nell’iscrizione.

Fonte: Haaretz.com (16-11-2011)