Carestia nel Corno d'Africa: la colletta nelle chiese, di Alberto Colaiacomo
Riprendiamo dal sito di Romasette un articolo scritto da Alberto Colaiacomo, pubblicato il 12/9/2011. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (18/9/2011)
Dodici milioni di persone e otto Paesi coinvolti per quella che è ormai considerata la più grave siccità degli ultimi decenni. La scarsità di piogge dell’autunno scorso ha causato nelle regioni del Corno d’Africa una situazione che si aggrava di giorno in giorno e che, secondo gli esperti delle Nazioni Unite, potrebbe avere l’apice nel gennaio del 2012. Pochi mesi, dunque, per cercare di arginare una catastrofe che dall’inizio dell’estate ha causato numerose vittime, in particolare tra i bambini. Per questo la Conferenza episcopale italiana ha indetto per domenica prossima, 18 settembre, una colletta nazionale in tutte le chiese per rispondere all’appello di Caritas Africa che ha istituito un Solidarity Fund.
Profonda preoccupazione è stata espressa da Papa Benedetto XVI che ha invitato a far crescere «la mobilitazione internazionale per inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini» . Il Santo Padre ha poi chiesto che «non manchi a queste popolazioni sofferenti la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona volontà».
Le aree più colpite dalla crisi sono la parte meridionale della Somalia, dove in 5 regioni è stato dichiarato lo stato di carestia, quasi tutto il Kenya soprattutto le regioni del Nord e dell’Est, la parte meridionale e orientale dell’Etiopia, l’Eritrea, soprattutto nella zona Ovest, e, in misura minore, Gibuti. Situazioni problematiche, anche se meno gravi, si riscontrano anche in Sudan, Uganda e Tanzania. La siccità dell’ultimo anno ha inoltre accentuato delle problematiche presenti in questi Paesi già da diversi anni e dovute ad altri fattori, quali l’aumento dei prezzi degli alimenti e del petrolio, la crescente desertificazione di alcune aree, i limitati investimenti nelle politiche agricole a favore dei contadini, la mancanza di una reale politica di sicurezza e sovranità alimentare. Ciò ha portato ad una allarmante scarsità di scorte alimentari, pascoli per gli animali, risorse idriche, oltre che ad un peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione.
Emblematica la condizione della Somalia, che si trova da due decenni in una situazione di anarchia e di conflitto, e dell’Etiopia dove, oltre a coloro colpiti dalla crisi, vi sono altri 7,5 milioni di persone che non sono in grado di procurarsi cibo autonomamente e vengono assistite dal governo. «Bisogna fare presto - ha ricordato monsignor Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio e vescovo di Gibuti -: si tratta di spostare soldi, di acquistare viveri, di trasportare tende. Ci vorrà un po’ di tempo e nel frattempo, soprattutto i bambini piccoli, al di sotto dei cinque anni, purtroppo moriranno».
Una sollecitazione subito raccolta dal cardinale vicario Agostino Vallini, che ha invitato la diocesi di Roma a «contribuire generosamente alla colletta nella consapevolezza che Gesù ha voluto identificarsi proprio con i poveri». Durante l’estate, dopo i primi appelli giunti dalle Chiese di Africa, si è attivata la rete di Caritas Internazionalis, che ha promosso progetti di emergenza.
Gli interventi offrono aiuto complessivamente a 300mila persone in 20 diocesi di 4 Paesi, per lo più fasce vulnerabili come bambini, donne, anziani, malati, disabili. Il piano prevede sia aiuti d’urgenza nell’ambito dell’assistenza alimentare, sia azioni di medio periodo per favorire la ripresa di un’autonoma capacità di reddito delle persone e renderle meno vulnerabili a future condizioni climatiche avverse. In particolare gli ambiti di intervento principali sono: assistenza nutrizionale e sanitaria, approvvigionamento e conservazione dell’acqua e sostegno alla ripresa dell’allevamento e dell’agricoltura.
Attiva anche una rete di assistenza per i migranti che, proprio a seguito della crisi, si spostano nei paesi limitrofi, concentrati prevalentemente nei campi profughi di Dadaab in Kenya e Dollo Ado in Etiopia, dove al momento sono presenti oltre 600 mila persone. La comunità internazionale, dopo l’appello del segretario dell’Onu Ban ki-Moon per raccogliere 1,6 miliardi di dollari entro la fine dell’anno, ha risposto con una conferenza internazionale dei Paesi donatori che hanno reso disponibile circa la metà di quanto richiesto.
Per contribuire alla colletta la Caritas diocesana di Roma ha istituito un fondo di solidarietà: è possibile contribuire attraverso il C/C postale 82881004 intestato a Caritas diocesana di Roma - piazza San Giovanni in Laterano 6/A 00184 Roma, specificando nella causale «Carestia Corno d’Africa» oppure con bonifico bancario presso Banco Posta (IBAN: IT77K0760103200000082881004).