Il congresso eucaristico di Ancona. Di ogni giorno e di sempre, di Davide Rondoni
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Riprendiamo da Avvenire del 3/9/2011 un articolo scritto da Davide Rondoni. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.
Il Centro culturale Gli scritti (3/9/2011)
Gli uomini fanno spesso congressi. Si congregano, si riuniscono. La parola congresso è legata – nel lessico più comune – ai raduni di natura politica, o ai raduni di membri di comunità economiche o scientifiche. I congressi del tal partito o dell’altro, il congresso degli industriali o degli ortopedici, dei fisiatri e così via. Sono eventi speciali. Anche ad Ancona accade un congresso speciale. Però anche normale.
Sì perché lì si radunano uomini e donne, giovani e anziani, chierici e laici, intorno all’Eucaristia. Si radunano, fanno congresso uomini che non sono accomunati da strategie politiche o da interessi scientifici o economici. Non si congregano per discutere idee. Per fissare linee, per eleggere delegati. Si radunano intorno a un Corpo.
Si radunano come si radunarono coloro che pronunciarono la frase che dà il titolo: «Da chi andremo?». Erano pochi, spauriti, erano quasi niente in mezzo alla vastità del mondo e di fronte alla storia passata e futura. Ma sapevano che dovevano andare dov’è Lui, stare lì. Congregarsi. Da chi andremo, se non da chi ha mostrato la potenza buona del Padre, se non da chi ha dato corpo all’infinito?
Ad Ancona, come duemila anni fa, uomini e donne di ogni genere si congregano, si radunano intorno alla presenza fisica e misteriosa di Gesù. Al Suo corpo. Di fronte al mare Adriatico, sotto la fiammata bianca della pietra di san Ciriaco, svettante cattedrale di Ancona, si raduneranno uomini e donne in modo e misura eccezionale. Per esprimere in modo speciale il normale, il quotidiano segreto di duemila anni fa e di ogni giorno presente della Sua comunità. Si congregano davanti al mare di settembre, in un evento speciale che segna da tempo la vita della Chiesa.
Esprimeranno, amplificheranno per così dire, in modo eccezionale quel sussurro di duemila anni fa, uscito dalle labbra dei suoi primi discepoli. Dove andremo, se non dove sei Tu? Dov’è la vita, se non dove è il Tuo corpo presente? Dove andremo, se non dove il Tuo sguardo si posa sulle cose della vita, sul gioire e sul soffrire, sui bambini e sui malati, sulla solitudine e sulla morte, sugli inizi del giorno e sulla notte?
Non va in scena un congresso animato da rivendicazioni economiche o sociali. La comunità trova nel Suo corpo la lena per opporsi alla malora in ogni campo personale e sociale. Ogni giorno è così, nella penombra di parrocchie e chiese disperse sul volto d’Italia e del mondo, ogni domenica è così. E in chiese improvvisate dove l’uomo vive e soffre, lager o bidonville, fabbriche o ospedali. Ad Ancona si dirà in modo speciale quel che per i cristiani è normale. La normale eccezione di dirGli: dove andremo se non dove sei Tu, portando il nostro anelito di bene, fosse pure remoto e sepolto sotto detriti di fatica e buio… Un congresso per dire che la cosa speciale del cristianesimo è Lui, il suo corpo presente. Che nient’altro vale come stare con Lui.
Lo si dirà ad Ancona, in faccia al mare e al mondo che vorrebbe negargli ancora il corpo, che vorrebbe negare oggi come duemila anni fa a Dio il fatto d’aver preso fisionomia e vita. Che lo vorrebbe lassù nei cieli, semmai, ma non qui in terra con un corpo e uno sguardo che contraddice ogni pretesa e ogni potere. E che lo crocifigge. Si dirà di Lui davanti a un mondo che desidera in ogni fibra toccare la vita, e spesso non sa che abita in quel Corpo.
Un congresso che non ha nessun congresso uguale. Uomini e donne che seguono un movimento strano: non loro hanno scelto Lui, ma Lui li ha scelti. E attirati al suo corpo, al mistero di una vita che non dispera nella vita e vince la morte di ogni giorno e di sempre.